L’altro ieri sera, venerdì, sono stata alla biblioteca di Cavallino (LE) per ascoltare il professor Riccardo Fedriga, allievo, collaboratore e amico di Umberto Eco, dialogare sul piacere dell’indugio e Wikipedia.
L’incontro di ieri era l’ultima di una serie di quattro, organizzato e fortemente voluto da SAC – terre di lupiae. A dialogare col professor Fedriga c’era Fabio Ciricì, dell’Università del Salento.
Per motivi personali sono dovuta andare via a metà, ma anche solo in quella metà ho trovato spunti interessanti.
Innanzitutto il professor Fedriga ha smontato l’apparente contrapposizione tra indugio e wikipedia: chi consulta wikipedia ha la necessità di reperire velocemente le informazioni, mentre chi legge un romanzo ha la possibilità, e spesso la voglia, di soffermarsi su alcuni passaggi, di ritornaci, a volte di rileggere lo stesso libro a distanza di anni. Non sono necessariamente due persone, due utenti differenti; è ciò di cui hanno bisogno, la voglia che li spinge in direzioni diverse. Io posso leggere un romanzo, (l’esempio è mio, non del professore), imbattermi in un parola sconosciuta, voler verificare un’informazione, ed ecco che accedo a wikipedia e controllo. Sono sempre io, la stessa persona, ma a due spinte diverse reagisco in maniera differente e, aggiungo, appropriata.
Si è parlato anche di autorevolezza. Fino a qualche anno fa il marchio era garanzia di serietà e autorevolezza. Le collane di libri, per esempio, davano già un’indicazione del genere, di che cosa aspettarsi. Se dicevi Treccani era sinonimo di affidabilità dell’informazione. Adesso le cose sono un po’ diverse: alcuni marchi restano, ma in internet ciò che conta non è tanto e non sempre l’affidabilità dell’informazione, la sua correttezza, la sua pertinenza, ciò che conta sono i click. Nella ricerche in internet le prime voci sono quelle che hanno ricevuto più clic, ma più stanno in cima, più clic ricevono. È un circolo.
Infine, un altro argomento che mi ha colpita è quello della bulimia dell’acquisto.
Il fatto di entrare in libreria e comprare d’impulso, senza una ricerca a priori, sulla base di una spinta del momento o chiedendo consiglio al libraio. Mi ha fatto venire in mente la recente iniziativa di Modus Legendi, a cui noi, come blog e singolarmente, abbiamo aderito. Mi domandavo se questo influisca sulla qualità dei libri e in che modo. Il fatto di affidarsi ai librai (spesso semplici commessi in grandi librerie) o alla quarta di copertina o all’appeal della copertina stessa.
Considerando che in Italia un lettore che legga 10 libri in un anno è considerato un lettore forte, come si fa a far emergere la qualità?
Basteranno iniziative come quella appena citata per sensibilizzare i distributori di libri? Per chiedere più attenzione alla qualità perché, alla fine, Fabio Volo e la Littizzetto vendono, ma una gran fetta degli acquisti è costituita dai cosiddetti lettori forti, i quali chiedono qualità. E quei dieci e passa libri, sono loro che li comprano.