“In Fuga” di Leonardo Radicchi (Rupe Mutevole Edizioni)

 

IN FUGA DI LEONARDO RADICCHI PER RUPE MUTEVOLE EDIZIONI

in fuga
in fuga
Nota dell’autore (dal sito dell’editore)
Negli ultimi anni sono stato in giro. Ho attraversato molti paesi, in alcuni mi sono fermato e in una manciata di questi vi ho trascorso abbastanza tempo da cominciare a sentirmi parte del paesaggio. Afghanistan, Italia, Stati Uniti, Sierra Leone, Sudan questi i luoghi dove ho incontrato le storie di cui si compone questo libro. Storie che esistevano già, nelle quali mi sono imbattuto per caso. Storie di persone che fuggono dagli elementi più disparati, nei modi più diversi, da luoghi opposti. Persone per cui la fuga rappresenta l’unica possibilità.
In alcuni casi sono stato testimone degli eventi, in altri sono stati proprio i protagonisti a narrarmi le vicende così come sono accadute, in altri ancora ho dovuto ricostruirle attraverso le voci di quartiere, le parole di testimoni più o meno affidabili, gli articoli di giornale. Nessuna di esse ha la pretesa di ricostruire l’esatta successione degli eventi, ma in ognuna di esse si troverà, se non proprio la verità, almeno quella particolare esattezza che solo la finzione di un racconto può dare.
L.R.
Recensione.
La raccolta di racconti di Leonardi Radicchi ha una struttura di immediata comprensione: i racconti, brevi due o tre pagine, hanno per titolo il nome del protagonista. Questo ci proietta immediatamente verso la realtà che ci troveremo ad affrontare. Sono racconti immediati, forti sempre e crudi talvolta. Parlano di fuga, sì, perché è il tema che li collega, ma parlano di guerra, di malattia mentale, di povertà, di disperazione. Eppure, con abile disinvoltura, Radicchi ci trasporta da Roma all’Afganistan, dalla Germania della seconda guerra mondiale alla tratta dei profughi che fuggono dai territori di guerra e sognano di attraversare la Grecia e approdare in Occidente.
Ogni racconto è narrato dal punto di vista del protagonista e con immagini immediate e un linguaggio plastico che muta forma da un racconto all’altro per adeguarsi al luogo in cui è ambientato e alla cultura del narratore. Eppure il lettore scopre da sé l’argomento del racconto addentrandosi nella lettura. Nessun personaggio viene raccontato o presentato, le storie iniziano sempre in medias res. “In Fuga” fa sprofondare il lettore in un vortice di emozioni e realtà contemporanee che si mescolano di continuo, perché  tutto questo è il mondo che viviamo.
Senza retorica, senza moralismi, Leonardo Radicchi ci trasmette le sue conoscenze apprese su un campo ricco di incoerenza e riannoda i fili di un quotidiano che semplice non è. Perché il mondo è questo: forse proprio adesso, qualcuno scappa per non essere ucciso, qualcun altro fugge per non morire come il complice, qualcun altro ancora paga con la vita per l’amore che ha voluto seguire. Un coro di voci indimenticabili. Akela è il mio preferito…
Qualche frase estrapolata dai racconti per comprenderlo meglio:
“Cristo. Voleva andarsene. Ok. Ragiona, ragiona. Ragiona cazzo!
Allora o quello lì sta a guardia del corridoio oppure sta girando per le aule
ammazzando gente. Dalle raffiche che andavano e venivano avrebbe detto
la seconda.
Ecco, averebbe dovuto attraversare il corridoio nel momento esatto in cui
sentiva una raffica. Era una buona idea. Se era impegnato ad ammazzare
qualcuno non avrebbe ammazzato lui” (da FLYN)
“La gente comincia ad essere molta, sento che sono nervosi.
Vorrei poterli guardare in faccia. No, vorrei che loro mi guardassero in
faccia.
Cos’è quest’odore?…
Qualcuno si pentirà?
Il pentimento è l’arma più sottile che hanno inventato.
Ho ventidue anni. Mia mamma ne ha il doppio. E non ha mai tradito mio
padre…” (da AKELA)
“Pensa che c’è gente che vorrebbe vivere e invece muore. E tu vorresti
morire?
! Senti la smetti con ‘ste cazzate, ‘ste? Io so matto. E mi voglio buttare di
sotto, mi voglio. Ecco…
! No, no… aspetta. E i politici?
! … tu m’hai da dire che centrano i politici, m’hai.
! Centrano. Che c’è di peggio di essere matto? C’è essere un politico.
Quelli sono peggio dei matti. Quelli dicono sempre le stesse cose a
macchinetta. Peggio di te con la Marisa.
! La Marisa caca sempre a letto. E io voglio che va ‘ffanculo. Voglio.” (da EMILIO)
“Non aveva desiderato la guerra. Non ci sarebbe voluto andare. Ma non
c’era verso: i carabinieri ti venivano a prendere. Non capiva perché fare la
guerra. La guerra era il pallino dei fascisti, peggio di quello per gli ebrei.
C’erano fascisti che degli ebrei non gliene importava niente, ma a tutti
piaceva la guerra. I fascisti, gente schifosa. Il fattore del podere Marconi, a
Montelabbate, era fascista e tanto bastava a odiare tutta la categoria. Da
ogni balla di grano rubava sei chili. Il peso del grosso paletto di ferro che
ci infilava per attaccarlo alla stadera.” (da ATTILIO)
Anita