Intervista a Marta Leandra Mandelli – autrice fantasy

Intervista a Marta Leandra Mandelli – autrice fantasy

 

Ciao Marta,

innanzitutto grazie per la tua disponibilità.

Noi di Chili di Libri abbiamo letto tutti i tuoi romanzi e, come già sai, ci sono piaciuti (questi i link alle nostre recensioni: Oltremondo – Petali di rosa e fili di ragnatelaOltremondo II – L’orizzonte delle dimensioni,  Oltremondo – Le regole del buio, Starbound , Waylock, I principi di Shirien)
Di seguito le nostre domande, alcune curiosità per conoscerti meglio come autrice, soprattutto.
Te ne facciamo subito una sulle protagoniste.

Tutte  le protagoniste dei tuoi fantasy hanno dei tratti comuni. Sono nobili, ma umili. Hanno una grande missione da compiere, ma non lo sanno ancora, sono un po’ timide e insicure sulle loro capacità. Alla fine vincono, realizzano l’obiettivo e molto altro. Trovano l’amore, la stima di se stesse, il rispetto e, cosa forse più importante, la consapevolezza di sé. Quanto c’è della tua visione di te stessa e dell’universo femminile in questo percorso?

Nei miei romanzi, le donne occupano sempre ruoli chiave. Alcune volte sono guerriere che scendono in campo armate di armi e magia; altre, combattono in modi diversi, ma non meno importanti per la storia e i personaggi con cui entrano in contatto. Compiono tutte un percorso di crescita interiore, che plasma i loro destini e conduce il lettore in un viaggio verso la conclusione della vicenda. C’è molto di me stessa in ognuna di loro, così come c’è molto di me stessa in ogni storia che ho scritto: siamo esseri in divenire, a metà tra sogni e aspirazioni, e ostacoli e costrizioni socio-culturali che definiscono la nostra vita quotidiana. Tutte le mie eroine sono ribelli. Partono docili e compiacenti ma, proprio perché acquisiscono una consapevolezza maggiore durante lo svolgimento, la loro coscienza non permette loro di tenere la testa sotto la sabbia. Lo sviluppo della consapevolezza personale, anche come acquisizione di conoscenza e sensibilità, è molto importante per me. È un aspetto che si rincorre nei miei romanzi e che troverete anche nel prossimo. Tuttavia, il prezzo da pagare per compiere questo percorso è avere coraggio. Solo grazie al coraggio, le mie protagoniste possono sciogliere i nodi e le questioni irrisolte, ed essere realizzate e felici. 

Io ho una grande considerazione delle donne, anche se non è sempre facile lavorare o andare d’accordo con noi. Il motivo? Come dico agli amici uomini, “per voi esiste il colore viola; per noi c’è il vinaccia, il melanzana, il malva, il lilla, il pervinca, il glicine, il cilcamino…” Mi piace pensare che siamo estasi e tormento, in egual misura!

So che tra poco uscirà il tuo nuovo libro, c’è qualcosa che ci vuoi/puoi anticipare? Qua ti farei mille domande, ma non voglio sembrare indiscreta, quindi dimmi tu quello che puoi.

Da oggi è disponibile sul catalogo dell’editore (A.Car) e dal primo evento di ottobre (Libri in cantina a Susegana in provincia di Treviso) lo presenterò ai lettori. Sarà disponibile in libreria e su Amazon da ottobre, anche se è già ordinabile: “Il gatto e gli stivali”. Si tratta di un’idea che mi venne nel 2014, nata dal desiderio di scrivere una favola sbagliata. Sono partita dalla celeberrima favola di Perrault, l’ho liberamente ripensata e ne ho fatto un romanzo distopico, post apocalittico, autoconclusivo, con una storia d’amore un po’ fuori dalle righe. Come per gli altri romanzi, ha un significato centrale che definisce la vicenda: per “Waylock” era l’importanza dell’immaginazione come atto magico; in questo caso è un invito a considerare che, ogni volta che entriamo in contatto con gli altri, lasciamo un segno. Sta a noi decidere quale.

Che cosa cerchi di trasmettere con le tue storie? E che cosa cerchi invece nelle tue letture? I tuoi autori preferiti e perché.

Le mie storie hanno sempre diversi livelli di lettura, perché il fantasy per me è metafora della vita. Il lettore può immergersi nella trama, oppure andare a cercarlo, come preferisce. In ogni romanzo, c’è azione, amore, amicizia e introspezione, perché ritengo importante trasporre la realtà della natura umana e della vita quotidiana in un universo magico che possa stimolare il senso dell’onore e del coraggio. 

L’atmosfera e il senso del meraviglioso sono imprescindibili, anche come antidoti alle brutture del presente, che sembrano così inguaribili.

Da lettrice, le mie storie preferite sono complesse e voluminose: devono avere tanti ingredienti, proprio perché siamo complessi – io in primis – e voglio immedesimarmi in ciò che leggo. Detesto i romanzi in cui i protagonisti soffrono di machismo disperato e non provano pulsioni, né affetti. Alla fine, non mi lasciano nulla. A oggi, il mio autore preferito di fantasy classico è Brandon Sanderson: crea universi sfaccettati, assolutamente plausibili, con tanti personaggi animati da motivazioni reali, che provano sentimenti e afflizioni. È uno dei rari autori maschili che sa evocare la tensione erotica senza scadere nei sopraddetti machismi. Adoro anche il fatto che in ogni suo romanzo c’è il tema della ricerca metafisica, perché la storia dell’umanità è anche una ricerca di trascendenza. 

Adoro anche Stephen King, perché conosce la natura umana e i suoi demoni, e propone sempre innumerevoli spunti di riflessione.

Agatha Christie è stato il mio primo amore e continuo a leggere e rileggere i suoi romanzi, sono un inno all’eleganza e alle facoltà dell’intelletto.

Anne Rice resta una delle penne più raffinate che io abbia letto, per il suo stile di scrittura e la capacità di condurmi per mano nei suoi mondi di luce e ombra. 

La tua storia a cui sei più legata e perché.

Sono legata a tutte le mie storie, ma “Waylock – I principi di Shirien” a oggi ha un posto speciale nel mio cuore. Al di là della storia, trovate tematiche che mi sono carissime: infatti, oltre all’importanza dell’immaginazione, c’è il senso dell’onore, della tenacia, del dovere e dell’abnegazione. È una storia di donne che vivono in un mondo di uomini, e che cercano di ritagliarsi il loro spazio vitale. È una storia di buone intenzioni, che possono avere conseguenze catastrofiche. È una storia in cui senso della responsabilità può essere un pregio, ma anche un giogo che opprime e conduce i personaggi sulla cattiva strada. È una storia di invidie e rivalità, ma anche di affetti e amore. È una storia i cui la magia vive con i protagonisti ed è un dono del Cielo. E poi, è anche una storia di gatti! 

Da donna, non ti capita mai di leggere un libro e pensare «questo lo ha scritto un uomo, una donna non si comporterebbe/penserebbe così»?

Certo che sì. Credo che uomini e donne scrivano in modi diversi, perché siamo diversi e, spesso e volentieri, la nostra sensibilità ci porta a esprimerci in modi diversi. Per esempio, ritengo che il genere urban fantasy sia di assoluto dominio femminile: gli autori maschili che ho letto finora non sono stati in grado di renderlo altrettanto bene, soprattutto nelle parti romantiche e in cui c’è bisogno di tensione erotica e di schermaglie fra i sessi. Vale anche il contrario: se voglio immergermi in una storia di sola trama, in cui gli eventi si succedono a rotta di collo e in maniera spettacolare, non ho dubbi: scelgo un autore al posto di un’autrice.

Perché la scelta di scrivere fantasy?

Io non ho scelto di scrivere fantasy, è il fantasy che ha scelto me. E ne sono molto gelosa! Spero che continui a scegliermi, così come sta facendo in questi anni. Come avrete capito dalle precedenti risposte, adoro il genere. 

Il mio rammarico è che in molti ritengono che sia solo per bambini, o che proponga soltanto storie leggere. Non è affatto così e concedetemi una frecciatina, a costo di risultarvi antipatica: il fantasy è per persone che hanno una marcia in più, non il contrario. Leggere di magia e di luoghi che non esistono stimola l’intelletto e le capacità di comprensione. Il lettore fantasy è chiamato a decifrare l’invisibile.

Nel mondo del fantasy siete tante donne a scrivere, eppure si ha l’impressione che sia ancora considerato un mondo maschile, tu come la vedi?

Sono d’accordo solo in parte con questa affermazione. Il regno del fantasy classico, almeno per quanto riguarda ciò che arriva nelle nostre librerie, è di certo prevalentemente maschile, come del resto attira anche più lettori di questo sesso. Nell’urban fantasy, nello young adult, nel paranormal romance e ci metto anche il distopico – anche se è più vicino alla fantascienza –  mi sembra che la tendenza sia inversa.

Hai una routine nello scrivere? È vero che la prima bozza la scrivi tutta a mano?

Sì, ho una routine collaudata che adoro ripetere ogni volta che scrivo. Inizio con un pezzetto di cioccolato fondente, perché sono una maledetta golosa e devo scendere a patti con l’intolleranza al lattosio. 

Posso scrivere ovunque, anche in luoghi rumorosi, purché il rumore sia costante. Per esempio, ho scritto un capitolo del nuovo romanzo in un autodromo e il rumore bianco delle macchine mi ha aiutato a concentrarmi. 

Se sono a casa o in una situazione più confortevole, il primo passo è caricare lo stantuffo della stilografica. Mi piacciono gli inchiostri neri, nero/blu e viola. Ebbene sì, io scrivo tutto a mano e poi riverso o ribatto a pc. Mio padre mi ha lasciato in eredità la passione per le stilografiche e diversi pezzi bellissimi; ogni volta che scrivo, mi piace pensare che una parte di lui stia ancora vegliando su di me.

La scelta del quaderno su cui scrivere non è mai casuale: i miei preferiti sono quelli in carta riciclata, con alcune frasi celebri. Non so resistere a quelli con l’aforisma di J. Swift: “Ho sempre visto meglio con gli occhi chiusi – I always saw better when my eyes were closed”.