Dal sito dell’editore:
Recensione.
La prima volta che sfoglio un romanzo, mi piace, prima ancora di aver letto di cosa parla, lasciare che il titolo mi trasporti in atmosfere immaginifiche. Qui non riuscivo a decidermi: troppi scenari si aprivano alla mente, eppure la realtà è riuscita a superare la fantasia. Perché “La bicicletta di Rasputin”, che è un romanzo nel romanzo, mi ha catturata subito.
Il primo personaggio fa un lavoro atipico e inquietante: legge libri alla gente in fin di vita. Il fine è lodevole, l’impegno tuttavia piacevole, eppure man mano che le pagine scorrono (facili perché la prosa è molto buona) sembra di intravedere un’intenzione più alta della mera lettura di capitoli ad alta voce. A ognuno dei morenti, il personaggio si rivolge con un’attenzione tutta speciale e altrettanta cura la pone nel rivolgersi a chi assiste il paziente, che sia parente, domestica o conoscente. Come in un disegno che di volta in volta si arricchisce di sfumature, ci addentriamo nella sua vita e in quelli dei degenti cui porta sollievo.
È così dunque che mi guadagno da vivere. Leggo opere di letteraturaa pazienti, spesso in fase terminale, spesso imprigionati inun corpo a sua volta imprigionato in un letto, quasi tutti con laconsapevolezza – se potessero provarla – che quella supina saràl’ultima posizione che assumeranno in vita.
A casa, infatti, tengo una decina di gatti impagliati, allineati suun mobile: stanno lì in ordine alfabetico di colore: bianco, blu,giallo, nero, e così via; per quelli pezzati ho qualche dubbio, avolte mi dico che dovrei ordinarli secondo il colore prevalente(ad esempio, bianco sul nero o nero sul bianco…), a volte pen-
so invece che sarebbe più corretto seguire anche in questo casol’ordine alfabetico dei vari colori che compongono la pelliccia.Sono stato io a impagliarli: ho appreso la tecnica da un tas-
sidermista, che mi ha insegnato tutto in cambio della promessache, se un giorno si fosse trovato immobilizzato a letto, gli avreiletto i suoi libri preferiti.
Il portiere Giacomo è il secondo personaggio. Sempre in cerca di un contatto, di uno “scambio” con gli inquilini del palazzo, che gli trasmetta emozione, si racconta nella sua solitudine e sembra volerla donare a chi lo meriti. Gli piace immaginare le vite dei passanti, dei condomini, le storie che li legano ad altri e i segreti che possono nascondere, come Saverio Antuori, ad esempio…
Ecco il mestiere più bello del mondo – pensava Giacomo, osser-
vando la gente passare attraverso il vetro – certo non lo cambiereicon nessun altro.Le sue giornate passavano così, incombenze ne aveva poche,solo la pulizia delle scale al mattino, l’eccitante distribuzione del-
la posta, qualche lavoretto di manutenzione… ma soprattutto lopagavano per osservare. Seduto dietro il vetro, per la maggior par-
te del tempo lasciava andare lo sguardo sulle persone che gli pas-
savano davanti, qualcuno salutandolo, qualcuno di fretta, altri confin troppa calma, in piedi per interi minuti davanti al vetro, condiscorsi insulsi che gli impedivano di guardare i corpi muoversi.
Poi c’è un terzo, fondamentale personaggio. Il metaromanzo. Che dà il titolo e che è il libro letto a tutte le anime in fase di transizione da questo mondo all’altro: La bicicletta di Rasputin con, al suo interno, racconti dentro racconti.
E’ un’opera del 1931 di un autore mitteleuropeopoco conosciuto.
Leandro Cavagna guardava fuori della finestra, i gomiti appog-
giati sulla scrivania. La pioggia rigava il vetro, creando disegniche da circa un’ora stava cercando di interpretare.