Ho dedicato la mia estate ad autrici incredibili. Fra queste Viola Bellocchio con il suo romanzo La Festa Nera merita un posto d’onore.
È la storia di tre giovani che dopo un episodio di shaming sulla rete tornano a riprendere il mondo, o quel che ne rimane, con una videocamera. Poi montano i film e rendono un servizio socialmente utile all’umanità mostrando in rete ciò che hanno scoperto e ripreso. Incontrano eremiti e integralisti, gente fuori di testa e anime che provano a sopravvivere alla brutalità di un mondo nel quale non si riconoscono. È un percorso, una ricerca che attraversa inferno e purgatorio per trovare la risposta. Un paradiso, no, non è più possibile.
La distopia in cui ambienta la storia di Misha, Ali e Nicola non è molto distante da quello che possiamo immaginare e che per alcuni tratti sta già accadendo.
“Sei mesi fa c’è stata la fine del mondo. La realtà, per come la conoscevamo noi, è scomparsa”
È un mondo profondamente ferito, in cui gli uomini si muovono senza controllo e hanno bisogno di darsi delle regole sociali, talvolta ingiustificabili, ma comprensibili. Siamo in auto con loro, mentre decidono come muoversi fra i pericoli che queste sette rappresentano, siamo l’occhio che riprende una realtà storta e frammentata in un caleidoscopio di atroci esistenze che nel loro insieme danno la misura della irreversibilità.
“La scuola ha dichiarato la sua esistenza in un video. Un invito. Portateci i vostri figli, al resto pensiamo noi”
L’umanità è un continuo sprofondare e riemergere per ricominciare, in un loop infinito. Ecco nuove comunità che si ripropongono a riempire i buchi lasciati dalle precedenti, e una fede che si impone, necessaria alla sopravvivenza, la casa del Padre, che accolga e guarisca, nella resurrezione di domani, che aiuti a dimenticare quel che è.
“C’è una crepa in tutte le cose”
Estratto:
“Le immagini hanno tutto il potere. Niente voce fuori campo all’inizio. Punta la telecamera su una persona, non ti muovere, e stai tranquillo che presto o tardi ti racconta cose che non avrebbe mai pensato di dire a voce alta. Non esistono domande stupide. Lascia respirare le immagini. Rispetta lo spazio vuoto tra una parola e l’altra, perché tre secondi di silenzio, quando li metti su uno schermo, possono portare molto lontano.”