“La Splendente” di Cesare Sinatti (Feltrinelli)

 

"La Splendente" di Cesare Sinatti (Feltrinelli)
“La Splendente” di Cesare Sinatti (Feltrinelli)
Seguo da sempre con molto interesse gli esiti del Premio Calvino.
Quando ho letto sul sito del premio un estratto de “La Splendente” di Cesare Sinatti non ho avuto dubbi. Ho atteso la sua pubblicazione per capire se le attese sarebbero state soddisfatte.
Ebbene sì, è un libro originale nonostante tratti temi mitologici ed è scritto con uno stile impeccabile ed equilibrato. È un testo maturo che non tradisce mai la giovane età del suo autore. L’ho assaporato lentamente perché ogni parola è musicale, evidente frutto di una scelta consapevole.
La splendente racconta gli eventi e i personaggi narrati nell’Iliade e nell’Odissea ma lo fa umanizzandoli all’estremo, donandogli uno spessore nuovo. Sinatti si muove fra i miti con una conoscenza dei temi così profonda da potersi permettere di giocare con la lingua e rivederne le coordinate, riuscendo – come già detto – a mostrarci il vero volto dei personaggi, quella umanità che il mito, per essere tale,  ha negato loro.
Sinatti non stravolge i fatti, non li rende fruibili e commerciali per compiacere il lettore di oggi. Ma li presenta con vesti moderne e comprensibili di modo che il lettore colto si muova con agio fra le gesta degli eroi. Il lettore occasionale avrà modo, altresì, di esplorare le storie della mitologia con un racconto godibile.
Non vi è intento didascalico ne la splendente, non è un saggio né un approfondimento o una rilettura del testo. È esattamente quel che è: una bellissima riscrittura moderna di un mito a tutti noto, quello della bella Elena di Troia, contesa per essere la donna più bella del mondo.
Elena soprattutto ha una umanità rarefatta. La narrazione focalizza sui personaggi che la circondano, sull’invidia di sua sorella Clitemnestra, sulle vite del padre Tindaro e dei fratelli, i Dioscuri, mentre lei rimane sempre sullo sfondo.
Così come la passività di Menelao, suo sposo si contrappone alla voluttà di Agamennone, la narrazione pone sempre in luce il dualismo.
Il doppio è, difatti, un tema portante che alimenta lo scontro.
Non a caso le due coppie di gemelli (Castore e Polluce, Elena e Clitemnestra) metà divini e metà terrestri, così come Agamennone e Menelao, mettono in scena le due facce della stessa medaglia: l’apollineo e il dionisiaco, il fato e il modo in cui ogni personaggio lo affronta.
Un estratto:

“E mentre il pensiero della gemella sembrava destinato a restarle celato, dal proprio non avrebbe mai potuto nascondersi. Il suo pensiero era quello della grazia, dell’incanto senza pecche toccato a sua sorella e non a lei. Avevano entrambe otto anni, lo stesso viso, lo stesso corpo, e anche se lo stesso uovo le aveva messe al mondo, a Elena aveva donato tutto lo splendore, e nulla a Clitemnestra.

Elena aveva il sole tra i riccioli biondo grano, un chiarore stellare negli occhi azzurri. Le minuscole pupille nere erano incapaci di dilatarsi, come
se tutta la luce fosse già nelle sue iridi celesti, irraggiate da lampi di smeraldo. Clitemnestra invece aveva capelli neri e radi, che non si avvolgevano in riccioli perfetti ma crescevano crespi, come i fili male intrecciati di qualche lana grezza.Rifiutava di portarli lunghi come quelli di Elena, per vergogna. I suoi occhi castani, così comuni, non avevano alcuna luce e la sua pelle mostrava imperfezioni, piccoli nei e macchie appena visibili, dove quella bianca, marmorea di Elena non ne aveva alcuna.

Non potendo più infierire sui petali del fiore, prese ad annodarne il gambo. Elena sedeva ancora tra l’erba e le piante selvatiche nel suo piccolo abito bianco senza macchie e il sole del pomeriggio sulla piana di Sparta pareva attraversarla, come fosse trasparente.

La detestava. Detestava di non poter negare di esserle inferiore, di non potersi nascondere da lei. La gente di Sparta le guardava con occhi diversi. Per Elena c’erano solo meraviglia e rapimento. Si era diffusa dalle bocche dei servi la storia del cigno e di sua madre Leda, ed Elena era stata da tutti riconosciuta come figlia del padre degli dei.”