L’allodola e il fuoco – di Davide Rondoni

L’allodola e il fuoco

di Davide Rondoni

Edizioni La nave di Teseo

Dal sito dell’editore:

“Questo libro non è una antologia. Non è nemmeno un vero e proprio libro di poesie. La poesia, del resto, non è mai stata una faccenda di libri. L’hanno fatta passare per una cosa di libri solo di recente, e hanno sbagliato. Lei infatti non ci sta. Con grave scorno di editori, professori e letterati.” L’unica risposta a che cosa serva la poesia è il vertiginoso suono della parola “niente”. La poesia, arte della parola, è poco più che aria, un richiamo che non ha bisogno di essere capito, bensì di essere compreso nell’alternanza di alti e bassi e scoperte della vita. Come l’allodola che invisibile nel passaggio dalla notte al giorno offre il suo canto, la voce dell’anima e della sapienza nascosta per i poeti antichi. Un’allodola, sì, ma di fuoco, perché la poesia è il carburante che muove il motore del mondo. Davide Rondoni esplora la letteratura in versi di ogni luogo e di ogni tempo in un libro dedicato a chi pensa di non essere in grado di leggere la poesia, ai più giovani, a chi sta cercando qualcosa, a chi vuole correre il rischio di accendere la propria vita.

 

Recensione

Leggere Rondoni è sempre un piacere e una scoperta.

Non crediate che questo libro sia una raccolta di poesie, ce ne sono, certo, ma è un libro che parla di molte cose: parla della vita, e delle poesie che sono un modo per raccontarla.

Basterebbe l’introduzione, già solo quella merita di essere letta. Ma Rondoni non si risparmia e ci racconta. Ci racconta un sacco di cose, la sua visione, alcune sue considerazioni. E quando lo leggo, non posso evitare di fare collegamenti con altri autori, perché lui è così: stimolante. Alcune volte cita, altre non ce n’è bisogno. Quando chi scrive, come lui, ha una gran cultura e molte cose da dire, i collegamenti sorgono spontanei, sono inevitabili.

Lo leggevo e a tratti pensavo che vi è una profonda religiosità, nella sua vita, che traspare dalle sue parole. E un grande rispetto per la vita.

E poi cita Eugenio Borgna, grandissimo psichiatra che ho avuto il piacere di leggere e ascoltare dal vivo. E be’, a volte ci sono aspetti personali che ti colpiscono in un libro, una cosa magari minima e che a nessun altro dice niente. E a me, ritrovare il grande Borgna in un libro di Rondoni, è parso qualcosa di stupendo.

Davide Rondoni che ha dedicato la sua vita alla poesia, che pure non vale la vita di un bambino malato, come dice nell’introduzione, ci dice anche:

“Che cos’è la poesia? A cosa serve?”

Allora dico piano: “Niente”.

Niente. Lo splendore di questa parola. Suona vertiginosa quando indica il punto in cui manca ogni convenienza. Ogni economia.

Niente scambio, niente in cambio di niente.

Viene voglia di commentarlo capitolo per capitolo, come quello dedico al Canto notturno di un pastore errante per l’Asia, ma non è il caso di farlo. Ognuno, leggendo questo libro, tratterrà per sé qualcosa, e gli sembrerà che l’autore gli abbia parlato direttamente all’orecchio. Che abbia scritto quella frase per lui, che abbia espresso egregiamente ciò che si tentava maldestramente di spiegare. Come quando parla della paura. Della morte e dell’amore. E di qualsiasi altro argomento.

Forse lo dico ogni volta, non so, ma leggere Rondoni è un piacere e una scoperta. Oscillo tra la voglia di leggerlo tutto, divorarlo, e quella di assaporarlo, di gustarmelo in ogni suo paragrafo.

Nella poesia avviene che il protagonista diviene il lettore, che attraverso le parole di un estraneo – qualunque sia la sua biografia – avverte venire alla luce elementi e zone della propria esistenza di solito taciturne, o brani di mondo, sfumature di vita che solitamente sfuggono alla sua attenzione.

Daniela