Dal sito dell’Editore:
Tredici lettere di commento alla preghiera cristiana del Padre Nostro, scegliendo come interlocutore Comitò. Federica e Comitò si scrivono, ma l’inchiostro dell’interlocutore si sbianca, fino a cancellarsi, e restano solo le parole di Federica. Qui l’autrice non tergiversa attorno a un cristianesimo di comodo, anzi la sua prosa fortemente evocativa non lesina tensione tragica, dubbi e angosce, ma zampilla parole per qualcosa che vuole prendere voce: una brama d’amore decisa a trovare la lingua dell’amore. Federica D’Amato torna con coraggio a pregare il Padre ontologico e il padre storico, perché la preghiera lacera l’uniformità e l’opacità del visibile, strappa il mondo a se stesso, lo costringe a disgiungersi, lasciando rifiorire l’essere profondo delle cose.
€ 10.00
Autore: Federica D’Amato
Prefazione di Donato di Stasi
Genere: Romanzo epistolare
Formato: 11×17 cm
Edizione: 2016
Pagine: 64
Collana: i quaderni dell’Angiolo n. 1
ISBN: 978-88-88302-61-4
Tredici sono le lettere che Federica D’amato dedica alla preghiera più vera della nostra religione.
Sono tredici, una per ciascun verso, come un’invocazione densa di interrogativi e ricerca. Non sterile retorica ma viaggio interiore, doloroso. E si fanno preghiere esse stesse, con uno stile intimo ed evocativo che unisce e avvicina all’intento ambizioso:
«Io voglio parlare con te per stare vicino a tutti: d’altronde, lo sappiamo, si scrive si parla, in assenza, solo per questo. Ma voglio che qui accada l’ottavo giorno, quello in cui la colomba poggia il capo nelle mani del santo, il giorno in cui il padre torna tra le braccia del figlio, nella sua volontà»
Le lettere di Federica si rivolgono a un interlocutore reale, Comitò, che nelle prime pagine è quasi presente, concreto, centrale, ma poco per volta si dissolve, indietreggia, per lasciare che a parlare siano le anime. Comitò scompare, si fa trasparente perché i volti dei due amici si sovrappongono? Nell’altro, l’autrice riscopre la sua identità più sentita,
Federica si destreggia fra le luci e le ombre di un animo gonfio d’amore in cerca di direzione, senza mai dubitare veramente, ma interrogandosi senza paura. Nella catarsi delle parole si riscopre autentica, purificata. La sua preghiera non è tiepido riparo ma continuo rimescolamento,
Anita