Io sono l’usignolo – di Emanuela Navone

Io sono l’usignolo

di Emanuela Navone

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Chi è Florian Chevalier e perché ha bruciato la casa del sindaco di Val Salice? Questo si domanda il giornalista Rubino Traverso, intenzionato a scoprirne di più e sorpreso che nessuno voglia raccontare nulla. Quando, proseguendo le ricerche, inizia a ricevere disegni bizzarri e strani messaggi intimidatori, capisce la verità non deve venire a galla. Che cosa nascondono gli abitanti di Val Salice? In un agosto spazzato dal vento, Rubino scoprirà a poco a poco che perfino un piccolo paese sperduto fra i monti liguri ha i suoi scheletri nell’armadio. E dovrà a tutti i costi scoprire quali. Cosa sei disposto a perdere pur di conoscere la verità?

Recensione

Rubino Traverso si è appena trasferito a Val Salice con moglie e figlia. Lui è un reporter, giornalista e fotografo. La sua carriera è appesa a un filo: o trova una bella storia interessante da raccontare o dice addio al suo lavoro e alla sua rubrica. Anche il suo matrimonio non va più a gonfie vele: è finito  il tempo dell’amore e della passione, quello in cui ci si racconta tutto, e ha lasciato lo spazio a parole non dette, domande non fatte, silenzi difficili da spezzare, sentimenti che non si riescono più a dire.

Per caso Rubino scopre che Val Salice non è il paese tranquilla che sembra e che nasconde un segreto.

Un terribile incendio, avvenuto anni prima, ha segnatogli abitanti del paesino, ma nessuno ne vuol parlare.

Inizia lui stesso a fare ricerche, e riceve le prime minacce, ma continua, imperterrito.

Il segreto non deve essere svelato, ma perché? Perché gli abitanti hanno paura anche solo di pronunciare il nome dell’autore dell’incendio: Florian Chevalier?

Emanuela Navone ci porta nel cuore di un paesino ligure, ci mostra il muro che le piccole comunità sanno erigere per proteggersi, per tutelare se stesse e i propri abitanti.

Rubino riuscirà a sollevare il velo di mistero, ma a quale prezzo? È veramente quello che vuole? Non sarebbe stato meglio rinunciare prima? Se lo avesse saputo, forse sì, ma quando si è in ballo, bisogna ballare e lui non demorde.

L’autrice ha uno stile molto limpido, fluido e personale, e certe modalità ricordano Stephen King (e mi sono piaciute moltissimo, perché non erano forzate, ma naturali). Ci conduce in difficoltà relazionali, paura, dubbi e ci mostra il mondo come lo vede Rubino, attraverso delle istantanee, degli attimi colti con la sua Reflex, a cui dà sempre titoli esplicativi. Un thriller nostrano, in cui si ritrova facilmente la diffidenza dei paesini verso gli stranieri e in cui i colpi di scena ci sono, certo, ma anche in questo caso si inseriscono naturalmente nella storia, come succede nella vita vera (be’, magari non gli incendi e gli omicidi, ma, insomma, la vita ci sorprende sempre in bene o in male, e questo aspetto la Navone l’ha colto e riportato nel suo testo).

Dopo aver letto il libro ho letto la biografia dell’autrice e vi ho ritrovato gli elementi principali: la Liguria, la passione per la fotografia e per Stephen King. Le faccio i complimenti perché tutti questi elementi li ha inseriti in maniera naturale, non forzata.

Daniela