“Margot, la strega di Rothenburg” di Monika K.

“Margot, la strega di Rothenburg” di Monika K.
“Margot, la strega di Rothenburg” di Monika K.
“Margot, la strega di Rothenburg” di Monika K.

Ho letto questo romanzo self spinta dalla mia solita curiosità per il mondo del femminile, l’attrazione per la stregoneria e l’analisi del periodo storico.

La storia si svolge nel diciassettesimo secolo, Margot nasce in una famiglia che sperava in un maschio e già il suo arrivo tinge di toni demoniaci l’aura che la circonda.

Le donne in quel tempo custodivano la tradizione di medicamenti naturali e delle molteplici proprietà delle erbe officinali. Per tale ragione erano spesso accusate di stregoneria.

Sono gli anni dell’Inquisizione, un numero considerevole di donne subisce processi ingiusti e buona parte vengono giustiziate. La stessa Margot, bimba vivace e giovane ribelle, vive sulla propria pelle i rischi che le superstizioni popolari comportano.

Menti povere e ottenebrate da paure che il clero inculcava, quelle che fanno da contorno alla crescita della piccola protagonista che della sua intelligenza saprà fare riparo, anche se dovrà scontrarsi con il fanatismo religioso e l’oscurantismo imposto dalla fede.

La prosa dell’autrice è piacevole perché scorre pulita e chiara. Come lo stile, anche la ricerca storica si dimostra accurata e il personaggio ben delineato.

Estratto:

Il vapore umido saturava l’aria mentre il debole fuoco, al centro della stanza ,scoppiettava pigro non lontano dal dolore urlato dalla donna. I rumori provenienti dall’ esterno narravano di una pioggia fitta, incessante, che andava infangando il mondo. Le grida della donna, seduta sul marcio sgabello di legno , maledicevano il nervoso marito che, all’esterno della casa, attendeva il pianto della nuova vita che la moglie gli avrebbe donato, nuovamente. Sorpreso il contadino mormorò una preghiera, che credeva di non ricordare più , volta a chiedere gli venisse donato il bramato erede maschio. Mani nodose ed aride si sfregano nervosamente mentre con voce severa l’uomo sgridava le due figlie che giocano, indifferenti al dolore della madre, impastando il fango da terra raccolto come creta da plasmare in un sudicio gioco