La raccolta di poesie di Alessandra Racca, ripubblicata dopo dieci anni dalla Neo Edizioni è molto pop. Avevo letto questo termine nella descrizione e non mi era ben chiaro il senso.
Dopo aver chiuso il libro però mi è apparso chiaro che era l’aggettivo più adatto, che anzi non si poteva presentare diversamente!
Prima di leggerla ero già stata attratta dal titolo e, forse per quel sottile e invisibile filo che unisce le donne, ma senza sapermelo davvero spiegare, avevo pensato alle lavatrici o forse era un cassetto, non ricordo più, ma i versi di Alessandra Racca dicono meglio e affondano la lama più in giù, nel mistero di ogni casa, nei segreti che nasconde, nelle porte chiuse dietro le quali nascondiamo i fantasmi e, a volte, i cuori.
Dopo averla letta, questa raccolta, sono rimasta a lungo indecisa. In genere su Chili di Libri preferiamo non recensire poesie, non ci sentiamo all’altezza, ma quello che ognuno può dire è ciò che dei versi hanno trasmesso, perché è personale e non ha a che vedere con la tecnica o la metrica. Ecco, io mentre leggevo mi sentivo al bar con un’amica. Le amiche si raccontano cose belle e cose brutte, scherzando, ridendo, condividendo la malinconia per un ricordo, perfino. E asciugandosi le ferite, accarezzandosi le cicatrici. Specchiandosi nell’altra. Io in questi versi mi sono riflessa, mi sono rivista e a volte ho rise, altre semplicemente taciuto. Ho riletto, quelle per me più belle, ho avuto voglia di telefonare a qualcuno per leggergliele subito, perché sentivo l’urgenza di condividerle.
Estratto:
Due calzini uno brutto e uno bello li compero ogni autunno. Due calzini, uno brutto e uno bello si perdono: ogni autunno. C’è un luogo, signora, dove si perdono i calzini, c’è, signora, in ogni casa. La signora che vende i calzini sorride e ha quella certa comprensione negli occhi: è d’accordo con me. Ci accaniamo per un buon cinque minuti io e la signora sui calzini scomparsi e su chi li faccia scomparire. Dopo mi sento meglio, ma non mi volto a guardare: la voglio pensare assorta, la signora dei calzini, con una certa profondità negli occhi con una certa comprensione per me. Perché ciò che veramente volevo dirle ciò che veramente mi infastidisce è che ho perso qualcosa che ieri sera avevo capito e che ora non so più, non me lo ricordo. C’è un luogo, signora, dove si perdono i pensieri, c’è, signora, in ogni corpo. Perciò ho due calzini nuovi in borsa, uno bello e uno brutto, due calzini perduti in casa, uno bello e uno brutto, e ho il cuore terribilmente confuso