Il sole a occidente – di Orlando Donfrancesco

Il sole a occidente

di Orlando Donfrancesco

Historica Edizioni

Dal sito dell’editore

Un giovane artista sceglie di rifugiarsi nella sua torre d’avorio a Venezia e di fare della propria esistenza un’opera d’arte, elevando l’estetismo a etica di vita al di là del bene e del male. Nella sua sofferta quanto anacronistica ricerca di bellezza, questo dandy contemporaneo condurrà i suoi giorni oltre ogni regola morale e materiale tra la città lagunare, Roma, Parigi e l’India. Romanzo neo-decadente, provocatorio, ironico, controcorrente, poetico e allo stesso tempo crudo, che trascina il lettore in una realtà governata dalla sola ragione estetica, destinata inevitabilmente a scontrarsi con un mondo massificato in cui la Bellezza è ormai sconfitta.

Recensione

Tancredi Dautremont ha lasciato Laura, la ragazza con cui stava da un anno, di cui forse era innamorato, senza una ragione. Lo ritroviamo sette anni dopo a Venezia. Una notte la sogna e decide di cercarla. Torna a Roma e si rimette in contatto con un suo ex compagno di studi, nella speranza che gli sappia dare informazioni su Laura. Incontra invece Flaminia, innamorata di lui fin da quando era ragazzina e che decide di cogliere l’occasione per conquistare il bel Tancredi. Da Roma lo seguiamo e lo vediamo tornare a Venezia, dove continua la sua ricerca del Piacere. La sua vita è dedicata ala Bellezza. Al matrimonio di una cugina incontra Enrico e Liliane. In Enrico si rispecchia molto, per la ricerca della Bellezza, della perfezione nelle apparenze.

– Vedete – disse Enrico avvicinandosi e stringendogli un braccio

– io, voi, siamo cacciatori di sensazioni. Sì, cacciatori di sensazioni,

di emozioni. E per essere tali bisogna essere, prima di tutto,

creatori di illusioni.

– Come fate a pensarlo di me?

– Una persona che indossa uno smoking di tal fattura e che

cura così consapevolmente i particolari è un creatore di illusioni. La

sua unicità sta nel non voler stupire gli altri ma solo se stesso. Voi,

per esempio, non avreste sicuramente provato le stesse emozioni passeggiando

per i giardini vestito in tuta e scarpe da tennis.

– Dio mio, che immagine terribile.

– Avrei potuto anche dire in pantaloni corti, sandali e macchina

fotografica al collo.

– Per carit., smettetela! Evitate simili esempi. Vi ricordo che

siamo a tavola.

– Avete ragione

Il romanzo è il racconto di un ragazzo e dei suoi amici, della loro vita dissoluta, alla ricerca di Bellezza e Piacere, in una Venezia ambigua. Si travestano non solo a Carnevale e i loro giochi sono ambientati perlopiù nell’Ottocento, tra parrucche, quintali di cipria e vestiti d’epoca. Nulla però può contro il tempo. Le persone cambiano e una vita sregolata lascia il segno. Tancredi si innamora, o crede di innamorarsi, ma appare incapace di legarsi profondamente a qualcuno.

Un edonista, un neo decadente, un uomo fuori dal tempo. Non accetta che la bellezza sia diversa e sia condivisa, anche se, probabilmente, ha ragione quando dice che non la sappiamo più cogliere. Alcune finezze sono per un’élite, per persone particolarmente sensibili e allenate, ma alla fine anche la ricerca del Bello rischia di essere fine a se stessa, di non produrre nulla.

Alla fine si ritrova solo: ha condotto la vita che voleva, incompreso dalla maggior parte delle persone, ma che cosa gli è rimasto se non briciole di ricordi?

Un romanzo provocatorio e ironico, che ho apprezzato molto in alcuni passaggi e nell’evoluzione dei personaggi. Perché sì, anche Enrico e Tancredi sono costretti a cambiare, non per loro volontà, ma per adattarsi alle situazioni.

Daniela