Un certo tipo di tristezza – di Sara Gavioli

un-certo-tipo-di-tristezza

Un certo tipo di tristezza

di Sara Gavioli

Inspired Digital Publishing

Dal sito dell’editore

Convinta che il mondo lì fuori la rifiuti, Anna decide di chiudersi in una tana fatta di incertezze e fragilità. Un giorno, però, un’opportunità inaspettata la trascina in quello che impara a considerare il suo ambiente naturale: una casa isolata in montagna, con accanto un paesino in cui ogni persona ha una storia.

Sarà in particolare una di queste storie, sigillata fra le pagine di vecchi diari ingialliti, che la porterà ad interrompere la sua staticità, le sue incessanti riflessioni ed i suoi dubbi ed incertezze, spronandola a reagire per cominciare, finalmente, a camminare con le proprie gambe.

Una storia da scoprire tra le pagine

ingiallite di vecchi diari

Un certo tipo di tristezza è la storia di Anna, una giovane ragazza che fatica a rapportarsi con le persone e la società che la circonda, scegliendo di rifugiarsi in una tana “sicura” fatta di incertezze e fragilità. Un romanzo di formazione che esorta il lettore a riflettere su come affrontare le situazioni, le sfide ed i problemi di tutti i giorni.

Recensione

Anna non è una ragazza comune, non riesce ad agire d’istinto. Ogni volta che le capita qualcosa, che qualcuno le parla, che lei stessa ha un pensiero, sente la necessità di ragionarci su. Non riesce a rispondere, a dire una parola, a fare un passo senza averlo ponderato, senza interrogarsi sulle aspettative degli altri. All’università si è laureata molto fuori corso; i suoi non le hanno mai fatto pesare nulla, nemmeno che l’hanno mantenuta fino a trent’anni e adesso, lei, si sente persa nel mondo. Preferisce chiudersi in camera, tra disordine e sigarette, ed evitare gli altri, con cui non sa rapportarsi. Le sembra incredibile, ed è fonte di mille supposizioni, quando le offrono un lavoro perfetto per lei. Non deve fare niente, se non abitare in una casa enorme, sperduta in mezzo alla neve, a mezz’ora di cammino dal paese più vicino.

Anche se sospetta che ci sia sotto un inganno, accetta, perché nessuno mai le ha offerto un lavoro, a lei, che non è capace di fare niente se non stare immobile e diventare quanto più invisibile possibile.

“Sarebbe stato così facile, così comodo essere depressa. Avrebbero timbrato un modulo, e sarei stata giustificata nel mio rimanere immobile.”

Sarà un viaggio da ferma. Un viaggio verso una maggiore comprensione di se stessa. Incontrerà una ragazza simile a lei e altre persone che sembrano interessarsi a quello che lei è e ciò che dice, o non dice.

“Da allora ogni momento in cui vedevo le parole fallire, le labbra schiudersi e poi tornare chiuse, pensavo a quella donna. Erano solo parole. Ogni comunicazione, ogni messaggio, era fatto tutto solo di parole. Perché era così difficile?”

La scoperta dei diari segreti della precedente inquilina della casa, dapprima costituisce una lettura curiosa, un diversivo, poi diventa ragione di supposizioni, fino a un’inaspettata scoperta.

Sebbene il libro sia riflessivo e con pochi dialoghi, è molto scorrevole; Anna è una ragazza diversa, particolare, eppure alcuni dei suoi tratti ci appartengono, per cui è facile e spontaneo immedesimarsi.

“In caso ci fosse un’apocalisse zombie, ad esempio, sarei morta nel giro di pochi giorni. Si sa, sopravvivono solo quelli capaci di darsi da fare. Non sarei stata nel gruppo dei sopravvissuti, i protagonisti”

“In fondo, chi si arrabbierebbe trovando una bambina curiosa di capire? Se era così irascibile, per quale motivo mi portava dei regali? Insomma, quali erano le sue reali motivazioni? Conclusi che Babbo Natale era pazzo.”

La protagonista è simpatica e dotata di una certa autoironia; quando rischia di cadere nell’autocommiserazione, ecco il colpo di coda che dà brio al libro.

Sara Gavioli ci regala una storia sincera, difficile eppure scorrevole. Una storia di crescita personale, di ricerca di se stessa, di amicizia, della difficoltà di comprendere gli altri, quando li si comprende fin troppo bene (sembra un paradosso, ma non lo è). Un bell’esordio!

Daniela