Atti di sottomissione – Megan Nolan (NNE)

Atti di sottomissione è un libro necessario.

Era necessario che qualcuno lo scrivesse e che lo scrivesse così, in questo modo crudo, diretto, senza cercare scuse, colpevoli.

Atti di sottomissione non cerca redenzione, non cerca compassione, non cerca niente. Racconta ciò che è stato, quello che la protagonista faceva, pensava, sentiva, ma, soprattutto, come si percepiva. La sua percezione distorta eppure così reale, concreta.

La sua inesauribile ricerca dell’amore e dell’approvazione altrui, attraverso il sesso e l’annullamento di se stessa, o anche l’approvazione di se stessa, raggiungibile solo con atti di autolesionismo in differenti forme.

Megan Nolan ci racconta ciò che molte giovani e giovanissime donne vivono. Relazioni tossiche, autodistruzione, svalutazione, farsi del male in tanti modi possibili. Pensare di non essere mai abbastanza e dipendere dagli altri, da una loro carezza, un complimento, uno sguardo. Anche se a chi sta fuori sembra assurdo, inconcepibile, “ma come fai a ridurti così?”, quando ci stai dentro avverti qualcosa di diverso, ma ti sembra tutto normale, ci stai quasi bene.

La protagonista ci racconta della sua storia con Ciaran, un bel ragazzo algido, rigido, anaffettivo, giudicante, snob, quello che colloquialmente definiremmo uno stronzo. Uno che quando lei piange si irrigidisce e la ignora, uno che la tratta come gli apre, non la considera, lei è il suo cagnolino, gli corre dietro, gli chiede scusa per nulla e lo implora e lui in questa relazione, evidentemente, ci sta bene, gli piace.

Lei cerca di renderlo dipendente da lei, di fargli apparire la vita impossibile e vuota, senza la sua presenza, senza lei che se ne prenda cura. E alla fine ci riesce. Alla fine sembra che lui la ami.

Non mi amava – non avrebbe potuto, perché quale Me c’era da amare? Quale Me aveva conosciuto? – eppure aveva finito per legarsi a me, per dipendere da me

Le relazioni tossiche non lo sono sempre fin dall’inizio, soprattutto non per chi le vive.

Megan Nolan ci racconta benissimo e ci fa vivere il suo bisogno di riempire la vita altrui, per dare un senso alla sua, la necessità vitale di annullarsi per esistere. E lo fa con una schiettezza disarmante, con el parole che vogliono dire esattamente quello che dicono. Non sono poetiche, sono reali.

Atti di sottomissione non suscita pietà né compassione, è un libro potente proprio perché, senza fronzoli né sconti, racconta la storia di tante, troppe donne che per i motivi più sbagliati non si sentono all’altezza di… di chi? Di un uomo bello e algido? Di qualcuno che le sfrutti? Di uno stronzo che le usi per sentirsi lui forte e potente, perché in realtà sa di non esserlo?

L’autrice/protagonista così come si era distrutta da sé, si è salvata da sé. Ed è doloroso il finale, quando leggi che per uscire davvero da quel modo di vedersi e viversi, ha dovuto soffrire ancora. Perché è davvero così, ci vuole sempre l’ultima umiliazione, l’ultima volta, quella che ti fa provare disgusto per te, per le situazioni che ti crei, quella che ti fa dire: adesso basta davvero!

Le moine sono un atto di codardia, e di violenza. Quando cambi inno di una persona in un sì facendo le moine, le hai rubato qualcosa che non ti appartiene.

Grazie a Megan Nolan per aver scritto questo libro necessario e per la generosità con cui ci ha regalato la sua storia, senza cercare di apparire migliore di quello che è. E per questo è semplicemente meravigliosa! Grazie a Tiziana Lo Porto per averlo tradotto e averci permesso di leggerne tutta la forza e per la nota finale, preziosa e ricca. Last but not least grazie a NN E che ancora una volta porta in Italia una grande autrice e un grandissimo libro.

Lo consiglio a tutti, ma soprattutto alle donne, sia a quelle che sanno di aver vissuto o star vivendo una relazione tossica, con un narcisista, a chi pensa che forse, in effetti, la sua non sia una relazione sana, ma anche a chi pensa che non le succederà mai. È vero che a 40 anni hai una struttura che non hai a 20 e che sarà difficile che ti succeda, ma capire gli altri non è mai una brutta cosa ed è sempre arricchente.