Aurora è complicata, lo si capisce da subito, ma ha anche un profondo senso della giustizia e della lealtà. Un passato che non si può dimenticare, che l’ha segnata in molte e differenti maniere. Delle perdite che non si possono colmare: lavoro, compagno e sicurezza. I sensi di colpa hanno riempito quel vuoto.
Aurora Scalviati è intelligente, intuiva, testarda, e questo le procura non pochi guai e molte antipatie. Ma i casi li risolve, non si fa distrarre da dettagli inutili e non si fa scoraggiare dagli impedimenti: va avanti per la sua strada imperterrita e determinata. Non vorrei mai essere lei, perché non vive bene: troppi fantasmi, troppo rigida con se stessa, troppo tutto. Eppure è un personaggio che non puoi non amare. Nonostante la sua rigidità e il non voler ammettere di essere umana e, pertanto, avere debolezze, la ami perché non molla mai. Perché si assume al 100% le sue responsabilità, perché non si tira mai indietro e fa di tutto per proteggere o dare un minimo di giustizia ai più deboli, a quelli che nessuno può o vuole difendere.
Aurora Scalviati è una tosta, perfetta per risolvere i casi più complicati, e la penna di Barbara Baraldi riesce a farcela piacere proprio per questo.
Ho letto questo libro subito dopo “La psichiatra”, di Wulf Dorn, e non so se consigliare l’esperienza o meno. Due libri che ti prendono dalla prima all’ultima pagina, ma per certi aspetti molto simili.
Una serie di omicidi che affonda le radici nel passato, un passato che gli abitanti del posto non vogliono ricordare. Fingono che l’allora e l’adesso non abbiano nulla in comune.
In generale, quanto una persona può mantenere un segreto?
Si possono superare certi traumi? Ci si può ricostruire una vita?
Barbara Baraldi ha creato un personaggio memorabile e io sto già leggendo gli altri libri della serie.