BlogTour: Il manoscritto – di Franck Thilliez (Fazi)

Blogtour – Franck Thilliez

Il Manoscritto

Fazi Editore

Benvenuti all’ultima tappa.

Ringraziamo Fazi Editore per averci coinvolte in questo blogtour e facciamo i complimenti ai blog che ci hanno precedute: come sempre articoli belli e interessanti. Se non avessimo già letto il libro, sicuro che lo vorremmo leggere!

Ecco chi ci ha precedute:

ThirllermagazineLa bottega del gialloPenna d’oro ThrillernordLa bottega dei libri

Ma veniamo a noi, al tema del doppio. Doppio che in questo libro è fondamentale, e lo è a più livelli, in modi diversi e inaspettati. Lo è come ripetizione di qualcosa e come numero 2 e suoi multipli, come 512 (2 alla nona).

Ci concentriamo in particolare sull’aspetto del doppio come specchio e come romanzo nel romanzo. La struttura di questo thriller è una sorta di Matrioska.

A un livello più esterno abbiamo l’autore, Thilliez, e questo è l’involucro. Appena sotto troviamo l’autore presunto, Caleb Traskman, e suo figlio, J.L.. Nella prefazione ci viene spiegato che J.L. ha trovato il romanzo incompiuto alla morte del padre. D’accordo con agente e produzione ha deciso di portarlo a termine lui stesso e pubblicarlo, e quindi già gli autori si moltiplicano.

All’interno di questo schema le cose si fanno più interessanti, perché una dei protagonisti è una scrittrice, Léane Morgan. E che genere di libri scrive? Ma certo, thriller!

Sua figlia è stata rapita 4 anni prima ed è presunta morta, ma il corpo non è mai stato trovato. L’unica delle nove vittime di cui l’assassino non abbia fornito le coordinate.

Léane porta molto della sua vita nei libri che scrive, in particolare nell’ultimo, che si intitola, indovina indovinello?: Il Manoscritto, pubblicato sotto pseudonimo (anche qui ce ne sarebbe da dire, ma non facciamo spoiler).

Solo che Il Manoscritto di Léane è molto simile a un altro libro, pubblicato quasi trent’anni prima, nel 1991. Libro che l’autrice non ricorda di aver mai letto. Due libri uguali?

Come anticipato il doppio è un tema ricorrente, spesso ci si ritrova come davanti a uno specchio, come nel caso del libro. Oppure, come in uno specchio, il riflesso sembra identico, ma non la persona reale. Abbiamo da una parte un ispettore ipermnesico, che non riesce a dimenticare nessun dettaglio, nemmeno volendo, e altre persone affette da amnesia, come il marito di Léane, che non riesce a ricordare. Thilliez rimbalza il lettore da una parte all’altra, come in un labirinto degli specchi, e quando ti sembra di avere di fronte l’assassino in carne e ossa, scopri che era solo il riflesso.

Un romanzo è un gioco di illusioni, tutto è vero quanto è falso, e la storia inizia a esistere solo nel momento in cui voi la leggete.

E poi la memoria, che ha un ruolo fondamentale in tutto il libro. E che cos’è la memoria se non un riflesso particolare di quanto avvenuto? Un riflesso che subisce l’influenza della persona che ricorda, che distorce quanto avvenuto. La memoria che è un doppio, il più delle volte difettoso e non corrispondente alla realtà; come detto in questo libro c’è chi ricorda tutto, troppo, ma non sa dove collocare i ricordi. E chi invece non ricorda, il suo specchio ha smesso di riflettere.

Due sono anche le indagini, che poi confluiscono in un sola. Doppie sono le vite dei protagonisti e di molti comprimari e comparse. Uno è il livello che vediamo noi, quello dell’indagine, delle brutture, delle violenze e dei soprusi; l’altro è quello della vita privata, di famiglia, dell’apparenza tranquilla e rispettabile. Degli investigatori che non possono rivelare tutto ai propri cari, che tentano di proteggere da cattiveria, ferocia e malvagità, raccontando di crimini ordinari, invece di quelli efferati con cui devono confrontarsi quotidianamente.

Il doppio in ogni dove, in maniera più o meno esplicita.

E doppio, in un certo senso, il finale.

Daniela