BTS: Una notte ho sognato New York – di Piero Armenti (Mondadori)

Una note ho sognato New York

Di Piero Armenti

Mondadori

Ed eccoci qua! Dopo aver degustato il vino suggerito da Leggere e Rileggere e aver preparato il sottofondo musicale seguendo la playlist di Read and Play, oggi tocca a noi. Abbineremo i personali

Questo è il racconto di un’avventura.

 Un viaggio improvviso, dettato più dall’incoscienza che dalla ponderazione. Dai sogni giovanili di un ragazzo che dalla quiete polverosa e stantia di un paesino del Cilento, decide di partire per fare il grande salto oltre l’oceano ed approdare lontano, dentro la Grande Mela a cercar fortuna. 

Pochi soldi in tasca alcuni amici connazionali e tante aspettative, un visto turistico di tre mesi e la voglia di mettersi in gioco lo porteranno a confrontarsi con una realtà molto diversa dalle logiche e dalle tradizioni della sua gente. A conoscere persone e mentalità  che sembrano essere in sintonia con la frettolosa superficialità e bramosia del vivere che aleggia come “Genius Loci” in quella magnifica e terribile città.

“Non ti fare domande, quello che è fatto è fatto, non dovresti pensarci più, qui a New York funziona così.»

«In che senso “funziona così”?» chiesi io.

«Funziona così» rispose perdendo la pazienza. «Le cose accadono, e poi uno non ci pensa più. Non è che ci rimugina il giorno dopo. Tutto accade e tutto è dimenticato, si passa avanti, “No drama” si dice.»”

Tra indifferenze e generosità inaspettate, tra amicizie e compromessi, tra lusso sfrenato e disperazioni o illusioni, New York si manifesterà a lui nella sua unicità e spietatezza. Imprimendogli comunque un senso indelebile di appartenenza.

L’autore dipinge un quadro concreto, senza pregiudizi ne retorica  delle difficoltà ed anche delle opportunità che una simile metropoli può comportare. L’analizza dell’interno, con  l’occhio dell’osservatore venuto letteralmente da un altro mondo, ma che sta cercando di “entrare” a farne parte. 

Le storie che si intrecciano nel racconto aprono diverse prospettive sulla “cultura” newyorchese, quelle aspettative di realizzazione, il vivere i momenti e quella vacuità divoratrice, consumistica, la stessa rispecchiata e osannata nell’”esserci” eterogeneo ed  easy della creatività artistica fatta di stereotipi e modelli glamour, di Andy Warhol, così diversa dalle concezioni di vita  europee, ma che ben sintetizza il sentire specifico della metropoli. Come è stato  per la sua  factory sulla 47^ Rue Est, ritrovo  molteplice e vario, frequentata dal jet set e dalla feccia più infima. 

Si avverte chiaramente lo spirito che anima l’esistenza di questa grande città, vorace e affascinante al tempo stesso, esaltante e distruttivo. 

“Di questa città forse avevo capito ben poco. C’era uno sottile equilibrio su cui si reggeva la vita di tutti. Lo perdevi in un attimo, e cadevi giù. Eravamo in equilibrio sopra la fine del mondo. Il punto era proprio quello, sotto di noi c’era la fine di tutti i nostri sogni… Tuttavia, c’era qualcosa di diverso in New York, un’energia che fuoriusciva dal sottosuolo e ti faceva camminare, pensare, e sognare per ore. C’era qualcosa in quella città che ti dava la sensazione che prima o poi la vita sarebbe cambiata davvero.”

Penso sia quasi d’obbligo rapportare gli attori della vicenda a dei volatili

Esseri in movimento da un ramo all’altro, da un luogo all’altro, vivendo alla giornata e cercando sostentamento.

Uccelli sia stanziali che migratori, i quali trovano per periodi più o meno lunghi della loro vita, un posto a loro confacente in  questa città molteplice e variopinta. 

Il protagonista, Piero che racconta in prima persona ma che non riporta mai il suo nome se non nell’ultima frase, è una rondine. Uccello migratore per eccellenza, solca i cieli di New York in cerca di un nido stabile, di una collocazione che lo faccia sentire parte di quel frammentato “tutto”

Anche Marika, la compagna di viaggio italiana, che ritroverà poi ancora come coinquilina, è una rondine-aliruvide,  più piccola e colorata. Si troverà anche lei a doversi confrontare con la sua capacità di saper cogliere le opportunità vere o solo apparenti, che le si presenteranno.

Jack, il ricco uomo d’affari conosciuto per caso, sulla sommità di un grattacielo, è invece un gabbiano reale. Sicuro di se e della sua posizione, è abituato a tuffarsi nelle acque profonde della vita newyorchese per pescare là, dove  è più proficuo.  Eccentrico e generoso quanto basta, sarà una specie di mentore nella ridda dei giochi di ruolo sociali,  per il protagonista.

Gina e Jana, rispettivamente la giovane amate e la moglie di Jack che istaureranno una strana amicizia tra loro, sono due bellissime donne, raffinate ed abituate al lusso. L’una, Gina,  può essere paragonata ad  una appariscente Tanagra Scarlatta, mentre Jana ad un Oriolo dal petto giallo un colorato e fine “merlo del nuovo mondo” .

Una pletora di Parule e Virei che si mischiano in stormi con altri piccoli uccelli in volo, popola il multiforme scenario della città: da Rosario il rosticciere, al pizzaiolo Ciro, a Valentino l’azzeccagarbugli, alla piccola Angelica, a Jennifer e alla vecchia signora Rosetta. Chi solo di passaggio, chi trovando il ruolo giusto per la propria vita, sempre comunque in movimento.

Per ultima Sophia la ragazza filippina che paragonerei ad un delicato quanto calcolatore Cavaliere Collonero, se pur marginale, sarà determinante nelle scelte di Piero.

Cristina M. D. Belloni