“Buio” – di Dacia Maraini (Rizzoli)

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“Buio” di Dacia Maraini. Rizzoli 1999

Nel 1999 Dacia Maraini vinceva il premio Strega con il libro “Buio”, edito da Rizzoli nello stesso anno. Si tratta di racconti accomunati da un personaggio, la commissaria Adele Sòfia, che si trova a dover risolvere dei fatti di cronaca nera.
Ho letto questo libro perché è stato scelto dal gruppo di lettura Equilibro di Pescara per il mese di luglio.
Sono 12 racconti contenuti il buio toccano tematiche diverse, purtroppo sempre ispirate dalle violenze e dalle contraddizioni umane. Vanno dalla pedofilia alla prostituzione, dalla violenza in casa all’ingerenza delle istituzioni. A volte assistiamo agli eventi dal punto di vista delle vittime, a volte dal punto di vista dell’opinione pubblica gli altri della polizia stessa.

Punto di debolezza

All’inizio c’è da superare un ostacolo: una sorta di banco di prova, un atto di fiducia. Si tratta del primo racconto, che spiazza perché non solo parla di un adescamento di minore, ma noi siamo costretti ad assistervi impotenti. Questo biglietto da visita del libro “Buio” può essere di aggancio o fare l’effetto opposto, respingere.

“Bisognerebbe sempre credere ai bambini prima che agli adulti”
“E se mentono?”
“Vale la pena di correre il rischio”

Però, però, però…

Se si trova il coraggio di andare avanti si scopre che, nonostante i temi, l’atmosfera si alleggerisce e si passa a una narrazione più confortevole e asettica. Ci spostiamo prevalentemente verso interrogatori, riflessioni e indagini.

I racconti scivolano a un ritmo incalzante, nonostante “Buio” non sia un thriller. L’aspetto che alla lunga ho apprezzato di più è che intorno ai buoni e i cattivi si schiera una corolla di conniventi, complici e ignavi. Questa corolla contribuisce a fare fumo intorno alla verità.

“ (…) Ma le prove, le prove, Tano. Senza prove le accuse sono acqua persa”

Emerge inoltre quanto sia difficile prevenire un crimine, per la rigidità del protocollo da una parte e per la paura di ritorsioni dall’altra. Uno scenario che si fa interessante e che mostra che il confine tra il bene e il male non è sempre così netto come vorremmo.

Cristina Mosca