Cani malati in Val Padana – di Francesco Rago (Ultra)

Cani malati in Val Padana

Francesco Rago

Ultra Edizioni

Dal sito dell’editore

Stefano Baroni, detto Ruben, è un aspirante scrittore che nell’estate del 1998 ha appena terminato ragioneria, anche se avrebbe voluto fare il classico. A parte un paio di compagni di classe non ha altri amici, non ha una ragazza e soprattutto non ha le idee chiare riguardo al proprio futuro. Nel frattempo partecipa a un concorso letterario semisconosciuto nel quale ripone grandi speranze, che vengono drammaticamente disattese da una dilettantesca serata di premiazione, buona solo per conoscere una certa Fridhole, poetessa crepuscolare che lo trascina a casa sua e lo convince a trascorrere la notte leggendo il suo florilegio poetico. In autunno arriva la cartolina con la convocazione per il servizio civile presso l’ufficio oggetti smarriti del Comune, dove Ruben si troverà a fare i conti con zio Benito, impiegato comunale fancazzista e autoritario. Siccome l’incarico in Comune gli lascia molto tempo libero, ne approfitta per scrivere una raccolta di racconti pulp, che spedisce ad alcuni editori. Dopo mesi trascorsi a controllare la buca delle lettere e a pedinare il postino, ecco che uno di loro si fa avanti. Si tratta della Onesto Edizioni, piccola casa editrice bolognese guidata da Onesto Brancaccio, la cui sede è nel negozio di scarpe specializzato in infradito della moglie. Qui comincia la spassosa avventura editorial-esistenziale del prode Ruben, fra presentazioni deserte, feste milanesi e risse da stadio: un tuffo divertito e divertente nelle atmosfere dei nostri anni Novanta, così vicini da sembrare una vita fa.

Recensione

che cosa fare dopo le superiori? Stefano, per gli amici Ruben, non ne ha idea. Ha un sogno nel cassetto: scrivere e mantenersi con la scrittura. Più facile a dirsi che a farsi. Nel frattempo i giorni passano, uno uguale all’altro, con i due amici di sempre, quelli con cui di ragazze se ne parla e basta, sempre senza soldi e senza idee.

Per racimolare qualcosa lavora in una fabbrica di pomodori per qualche mese e poi, per evitare la naja, si iscrive al servizio civile. Lo chiamano all’ufficio oggetti smarriti del comune. Non è che ci sia da ammazzarsi di lavoro e lui ne approfitta per scrivere. Dopo il simil successo a un concorso letterario sconosciuto e per sconosciuti, pensa che potrebbe tentare la via della scrittura. Invia il manoscritto a poche e selezionate case editrici e, sorpresa!, una di queste lo chiama.

Da qui un’escalation di situazioni surreali. Il libro lo pubblica, sì, ma non vende. Del resto i racconti sono di nicchia, per di più il genere pulp non è che sia mai andato un granché. E la casa editrice è davvero piccola, con l’ufficio sopra il negozio di scarpe della moglie.

E riparte a motivarmi con altri fiumi di parole. Alla fine penso che Onesto Brancaccio sia un po’ il Trapattoni dell’editoria italiana: un vecchio stratega magari con degli schemi non proprio rivoluzionari, ma in fin dei conti persuasivo e con il dono dell’eloquenza.

Risultato: prendere i propri sogni e riporli nel cassetto. Se non fosse che nel frattempo si è iscritto all’università e per caso conosce uno scrittore famoso.

Ed è una bella sensazione: anche la luce riflessa scopro che è comunque meglio del buio

Da qui in poi le cose cambiano. In meglio, sembrerebbe. Conosce qualche ragazza, vende qualche copia del libro, va allo stadio, partecipa a feste e risse. Anche se alla fine non è oro tutto quello che luccica e a volte anche quello che in prima battuta ha disprezzato, gli può risultare utile o funzionale.

Un racconto che si svolge alla fine degli anni Novanta, quando i telefonini chiamavano ed era una bellissima novità avere il gioco Snake sul cellulare, quando le telefonate le pagavi tutti e pure gli sms. Quando ancora c’era la lira e Ronaldo faceva sognare la Nord (Ronaldo l’originale, non CR7!).

Stefano è un ragazzo come tanti: non sa che cosa vorrà fare da grande e in attesa di scoprirlo sperimenta, prova a inseguire i sogni, a fare esperienze, a vivere la propria vita. A volte va bene, a volte va male, alti e bassi come per tutti, e il successo, quello vero, sembra sempre capitare agli altri.

Daniela

Ringraziamo l’autore per la copia digitale