“Casa desolata” – di Charles Dickens

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“Casa desolata” è un romanzo in media lungo di circa 800 pagine, scritto e pubblicato a dispense tra il 1852 ed il 1853. È considerato uno dei primi esempi di detective stories. Il suo titolo originale è “Bleak House”.

L’ho letto perché ero curiosa di sapere perché Vladimir Nabokov avesse scelto proprio questo romanzo, nella produzione numerosa di Charles Dickens, per uno dei suoi saggi raccolti nel 1980 in “Lezioni di letteratura”. Ok in realtà non l’ho letto ma l’ho ascoltato tramite Audible. La copertina scelta per la foto è dell’edizione Einaudi in commercio dal 2006.

Di Charles Dickens abbiamo recensito anche “Grandi speranze“.

Cos’è “Casa desolata”

Il libro alterna i punti di vista della protagonista Esther a quello di un narratore onnisciente. Il tema portante è dedicato al sistema giudiziario inglese. Ne parodizza la lentezza e l’assurdità.

La narrazione parte da un caso storico di inadempienza giuridica che sembra perpetrarsi da generazioni, infatti genera una serie di personaggi di relazioni che daranno vita a tutto l’intreccio.

Al centro c’è un tema tipico dickensiano: la salvezza. Un personaggio povero e solo, di solito orfano e apparentemente senza redenzione, scopre le sue origini benestanti, spesso in maniera spettacolare o contorta.

“Jarndyce contro Jarndyce si trascina da anni. Questo processo spauracchio è diventato, col tempo, così complicato che nessuno sa più cosa significhi. (…) Innumerevoli bambini sono nati nel corso della causa; innumerevoli giovani si sono sposati; innumerevoli vecchi sono morti; dozzine di persone si sono trovate stranamente coinvolte nel processo Jarndyce contro Jarndyce, senza sapere come o perché (…). Il piccolo attore, o convenuto, al quale fu promesso un cavallo a dondolo quando si fosse conclusa la causa Jarndyce contro Jarndyce, è cresciuto, è diventato padrone di un cavallo vero e se n’è andato al galoppo all’altro mondo”.

Punti di debolezza

Dickens non è un autore poliziesco. È portato verso l’intreccio e verso i colpi di scena, ma se prova ad avvicinarsi al genere poliziesco diventa quasi ingenuo. Nel saggio “Lezioni di letteratura”, Nabokov dichiara che in “Casa desolata” emerge qualche suo limite.

“Lo scrittore può essere un bravo affabulatore o un bravo moralista, ma se non è un incantatore, un artista, non è un grande scrittore. Dickens (…) è maestro nel descrivere vividamente i personaggi e l’ambiente in cui vivono in qualsivoglia situazione, ma quando cerca di collegare questi personaggi in una struttura d’azione accusa delle manchevolezze.”

Inoltre, diciamocelo pure, è un gran chiacchierone. E si diverte tanto a girare intorno agli eventi, alle personalità, alle macchiette.

Però però però…

Uno dei pregi di Charles Dickens è nella sua capacità descrittiva. È difficile non restare conquistati dalla sua ironia e dalla vividezza dei suoi personaggi. Lui inventa dei piccoli quadri di fronte ai quali non possiamo che restare ammirati.

I potenziali difetti che possiamo intravedere sulla tela sono bruscolini in un occhio, se messi a confronto con i benefici che riceviamo. Alla fine dei conti, l’autore è un sentimentale. Ci strappa un sorriso un attimo prima e usa tutta la sua empatia un attimo dopo, offrendoci un bel prisma di sentimenti.

Trovo sia difficile non voler bene a questo sognatore, che inventa trame assurde pur di concedere ai suoi personaggi un lieto fine e una possibilità di riscatto nella rigida società vittoriana.

Cristina Mosca