Come se fossimo già madri – di Silvia Algerino

Come se fossimo già madri

di Silvia Algerino

edito da Bookabook

Dal sito dell’editore

Margherita si trova in ospedale, dove ha appena partorito la piccola Amanda. Nei suoi giorni di degenza incontra altre madri: Maria, immigrata rumena al suo quinto parto, Rosalba, giovane pianista, e Matilde, ex compagna di liceo con cui la protagonista non ha rapporti dai tempi della scuola. Un evento tragico, la morte improvvisa della madre di Rosalba, spinge le quattro donne a raccontarsi a vicenda, in una notte lunghissima fatta di allattamenti e pianti. Ognuna di esse nasconde un segreto: un piccolo dolore che attende di essere svelato. Ogni racconto diventa così un percorso simbolico, tra dubbi e incertezze, su che cosa voglia dire essere madri e sul passaggio dalla condizione di figli a quella di genitori. L’ultimo significativo incontro, proprio al momento delle dimissioni, avviene con Lucrezia, giovanissima ragazza ricoverata nello stesso reparto per un aborto volontario.

Recensione

A volte ci si presentano situazioni che non ci aspettiamo; entriamo prima in contatto, poi sintonia e in empatia con persone sconosciute. Non sappiamo perché, ma succede qualcosa: una parola, una frase, uno sguardo, un evento che apre uno spiraglio. Questo spiraglio ben presto diventa una porta attraverso la quale ci si scambiano esperienze e segreti, gioie e dolori. Non sappiamo spiegarcelo, ma in quel momento la cosa che ci viene più naturale è confidarci con uno sconosciuto, aprirgli il nostro cuore e confidargli i nostri segreti più intimi, proprio quelli che abbiamo cercato di nascondere a tutti, a noi stessi per primi. E l’altro sembra capire.

È quello che capita a Maria, Matilde, Rosalba e Margherita. Unite dall’esperienza del parto, si ritrovano nella stessa stanza a raccontarsi, bisbigliando, di notte. Rosalba ha un dolore recentissimo: la morte della madre, poche ore dopo essere diventata lei stessa genitore. Ma questo dolore è ben più profondo di quanto sembri, non è solo la perdita della madre, ma è la morte che avviene in un momento particolare. Ognuna di loro ha la sua storia, il suo dolore. Tutti noi li abbiamo.

Chi di noi non ha un cruccio, un rimorso, un scelta sbagliata, o anche giusta, di cui si pente tuttora?

Margherita “come se fossimo già madri per il semplice fatto di aver già partorito“. È vero che il procreare non trasforma in madre la genitrice, ma è altrettanto vero che partorire non è “semplice”. E non mi riferisco al momento del parto, ma a tutto quello che ci sta prima. Che il figlio sia desiderato o no, che ci sia un uomo, una donna, qualcuno al fianco durante la gravidanza, la gestazione non è mai semplice. Vedere il proprio corpo cambiare, sentire la vita dentro, sapersi responsabile, almeno in parte, dell’incolumità del nascituro, lascia il segno e fa nascere pensieri e dubbi. Gli stessi che hanno le protagoniste del libro.

E lì per lì mi trovai a pensare con sottile sgomento che d’ora in poi, dal momento in cui ero diventata genitore, sarebbe stato sempre così: una lotta per difendere mia figlia e me stessa dall’esterno. Non sapevo se ce l’avrei fatta. (…) Avevo la convinzione che in ognuna di loro ci fosse una parte di verità, ma non quella verità assoluta a cui aspiravo io. Come avrei potuto essere una buona madre per la mia bambina? Non ne avevo idea e ciò mi faceva paura.

Parlarsi di notte, regalare un pezzo della propria storia a sconosciute, sapendo che lo custodiranno gelosamente, perché in ognuna di loro c’è un pezzo di te, e viceversa, è un regalo. Le donne parlano, si confrontano e si confortano, anche con i silenzi. E quando si diventa madri il mondo intorno cambia, cambiano gli occhiali che si usano per guardarlo e interpretarlo, per cui quale momento migliore che il post partum per aprirsi agli altri, per condividere frangenti ed emozioni che prestano torneranno nell’oblio? Quale occasione migliore per alleggerirsi un po’, sapendo di non essere giudicate? Perché il turbinio di emozioni è talmente intenso che non c’è spazio per il giudizio. Siamo tutte uguali nella nuova avventura, che sia il primo o il decimo figlio, e c’è una sorta di stato di grazia, di sospensione dal mondo. Ed è in questo bellissimo crocevia di sentimenti che le nostre quattro protagoniste si confidano.

Non esistono i principi azzurri. La vita non è una favola. Che cosa vuol dire amare?Lo sai tu? Lo so io? Vuol dire tutto e non vuol dire niente. Cosa devo dire di mio marito? Per anni da solo con mia sorella, mentre io ero qui a lavorare per loro. Non lo voglio sapere. Ci sono regole in un matrimonio che non vanno bene in un altro matrimonio. Ma servono a tenere insieme le persone. Anche se questo fa soffrire. E, come sempre, uno si sacrifica più dell’altro.

Daniela