“Cuore di cane” di Michail Bulgakov (Newton)

“Cuore di cane” di Michail Bulgakov

“Cuore di cane” è un racconto lungo di Michail Bulgakov del 1925, che ho letto in edizione tascabile Newton Mille pagine – Mille lire del 1995, tradotto da Viveca Melander.

Cos’è “Cuore di cane”

Siamo nello studio medico di Filìpp Filìppovič; sul piano di lavoro c’è un cane sedato, in mano all’assistente una valigia misteriosa. Gli uomini iniziano ad armeggiare col cranio del cane. Le conseguenze sono fantascientifiche.

Punti di forza

Leggendo questo racconto lungo, grottesco ma godibile, ho pensato a “Frankenstein” di Mary Shelley, perché anche l’operazione al centro della storia è un esperimento che sonda i limiti della scienza.

Conosciamo il cane sin dall’inizio della storia e vediamo la realtà attraverso i suoi occhi, lo sentiamo perfino parlare; poi comprenderlo smette di essere un privilegio del lettore e diventa di tutti personaggi; infine c’è un miracoloso dietro-front, dettato dalle pressioni sociali.

Questi passaggi sono fluidi e chiari; la maggior parte delle azioni e dei personaggi ci viene presentata attraverso il dialogo, facendo emergere l’abitudine dell’autore a scrivere per il teatro.

Però, però, però…

La lettura avanza spedita perché ci si chiede dove il racconto voglia andare a parare; le tecniche per coinvolgerci sono giuste e funzionano.

Forse, arrivati al momento culminante, il racconto si sgonfia troppo rapidamente e non regge l’aspettativa che ha costruito strada facendo.

Questa è una riflessione che faccio a distanza di qualche giorno, ma non ha influito sul mio divertimento durante la lettura.

“La scienza non è ancora riuscita a trasformare le bestie in uomini”

Sì, ho detto divertimento. Il racconto è così grottesco che si assiste incuriositi allo sviluppo della storia, senza nessun peso. La colonna sonora dell’Aida, infine, mi ha avvicinata molto a questo testo, da appassionata.

Cristina Mosca