Dialoghi imperfetti – di Pietro Vigorelli (Franco Angeli)

Dialoghi imperfetti e come esserne felici

Che cosa sono i Dialoghi imperfetti? E perché non possono essere perfetti? Che cosa manca loro?

Be’, chiariamo subito: non esistono dialoghi perfetti, ma solo dialoghi imperfetti.

Pietro Vigorelli raccoglie in questo libro, edito dalla Franco Angeli, la sua esperienza ultra ventennale con gli anziani disorientati e smemorati e ce la consegna con un’indicazione chiara: può essere efficacemente utilizzata anche nei dialoghi quotidiani. E ce lo dimostra, pagina dopo pagina.

Quello che con le persone affette da demenza è evidente, dovrebbe essere trasferito anche tra di noi, che di demenza non soffriamo, perché è un ottimo punto di partenza. Ti costringe a stare davvero con l’altro, ad ascoltare senza dare per scontato quello che sta per dire o quello che intende dire.

Quante volte interrompiamo gli altri convinti di sapere quello che ci vogliono comunicare? E non il tempo all’altro di ragionare, di trovare la parola giusta, di pensare alla risposta da darci, che lo stiamo già incalzando con un’altra domanda.

Tutto questo non solo non si fa con chi è affetto da demenza , ma dovremmo imparare a farlo con tutti.

Ci sono alcuni concetti, in questo libro, che tendiamo a non considerare: la multipersonalità degli altri, oltre che di noi stessi. Il fatto che l’incoerenza sia naturale e che, anche in questo caso, la nostra la accettiamo più semplicemente di quella altrui.

Io lavoro nelle relazioni d’aiuto da poco prima di conoscere il dr Vigorelli circa 18 anni fa e posso affermare con assoluta convinzione che repetita iuvant, che certi concetti non bisogna mai darli per scontati.

E lui ce lo dimostra. Ci dimostra che non ascoltiamo l’altro, molto più di quanto pensiamo. Che diamo per scontate tante cose, tanti sottintesi. Che non rispettiamo i tempi dell’altro, e in certi casi questo vuol dire mesi o anni, perché l’altro sia pronto a confrontarsi con noi.

Dialogo nel senso di luogo di incontro. Ma dove ci troviamo? In quale punto ci veniamo incontro? In che modo?

Non ci sono risposte univoche, giusto e sbagliato, altrimenti esisterebbero i dialoghi perfetti, ci sono invece infinite varianti di infiniti tentativi.

E allora perché migliorare il dialogo, se non sarà mai perfetto?

Perché un dialogo imperfetto ma che considera me e l’altro e rispetta certi canoni, sarà un dialogo felice, una parentesi in cui io e l’altro stiamo bene, anche se non riusciamo a comunicare concetti importanti, anche se ognuno resta fermo sulla sua posizione, anche se uno dei due fa insalate di parole senza senso.

Questo dovrebbe essere il nostro obiettivo: un dialogo felice!

Ringrazio l’autore per la copia cartacea con dedica, molto apprezzata. Io con le parole ci lavoro e conosco l’importanza del dialogo e del confronto, e so che non smetterò mai di imparare e stupirmi.