Fiori sopra l’inferno – di Ilaria Tuti (Longanesi)

Fiori sopra l’inferno
Ilaria Tuti
Longanesi

Recensione

Ho amato questo libro, tutto. Anche Teresa Battaglia, che sta un po’ sulle scatole perché tratta male il povero Massimo Marini, appena arrivato in quell’ambiente ben poco ospitale. Lui, vestito di tutto punto, si ritrova sul luogo di un delitto il primissimo giorno di trasferimento e deve attraversare un terreno fangoso e impervio.

Lei, Teresa Battaglia, non fa sconti a nessuno. Arcigna, antipatica, caustica, riesce a esserci simpatica e a rendere simpatici, per differenza o compensazione, tutti gli altri. Inutile cercare la parola giusta o la cosa intelligente da dire all’ispettore Battaglia, qualunque cosa per lei è sbagliata, vedrà sempre quello che non va. Punto.

Eppure è trascinante. Si procede nella lettura anche per lei, oltre che per la storia. E per Marini, per quel che mi riguarda. Non avevo dubbi che alla fine lui sarebbe stato determinante. Battaglia ha un modo tutto suo di vedere le cose, riesce a scorgere dettagli invisibili agli altri. E non cerca un colpevole o un mostro, cerca un responsabile, che è molto diverso.

«Qualcuno prima o poi dovrà spiegarmi che cos’è un mostro» disse. «Li chiamiamo così, ma intanto restiamo a guardare, non riusciamo a cambiare canale perché sappiamo che sono come noi: umani. È questo che ci cattura, il riconoscere una parte di loro in noi.»

Anche lei in quei luoghi non è molto a suo agio. Non comprende la popolazione né ne condivide l’istinto di protezione, mal indirizzato.

Nonostante i panorami annichilenti, l’aspetto fiabesco e i silenzi delle vette, nell’intimo delle case dei suoi abitanti Travenì custodiva segreti inconfessabili nei quali Teresa era incappata già troppe volte nel corso del suo lavoro. Era disturbante, una discrasia che stordiva.

Ci sono degli omicidi aberranti, corpi esposti e privati e mutilati. Tentativi di omicidio che lasciano sfigurate le vittime o che moriranno poco dopo. Un capo della polizia locale che vuol proteggere i suoi cittadini, sostenendo che il mostro è uno straniero, nessuno di loro compirebbe mai azioni del genere. Eppure, nel segreto delle loro case, crimini e azioni ben peggiori vengono messi in atto. Quotidianamente. Ma gli abitanti di Travenì sono brava gente, inutile indagare, bisogna cercare fuori.

A fare da fil rouge alla storia sono dei bambini, un gruppo di amici che si ritrova nel bosco per passare il tempo, ognuno col proprio segreto e il proprio dolore.

Avevano imparato a proteggersi, e per farlo, constatò Teresa, non avevano ceduto nulla della loro anima, né rinunciato alla magia dell’infanzia. Erano riusciti a mantenersi puri quando tutto attorno a loro non lo era.

Una storia ambientata in zone dove di solito non si ambienta niente: il Friuli, vicino al confine con l’Austria. Degli esperimenti su dei bambini. Degli omicidi. Una donna testarda e determinata, che perde pezzi di se stessa e cerca in qualche modo di tenersi insieme.

Come ho detto all’inizio, una storia che ho amato da subito. Un libro che mi ha coinvolta e che mi ha fatto venire voglia di leggere il secondo della Tuti, Ninfa dormiente.

Daniela