“Il bambino è il maestro” di Cristina De Stefano (Rizzoli)

“Il bambino è il maestro” di Cristina De Stefano (Rizzoli 2020)

Nel 2020 è uscita per Rizzoli una biografia di Maria Montessori scritta dalla giornalista Cristina De Stefano. “Il bambino è il maestro. Vita di Maria Montessori” ha richiesto un lavoro di cinque anni, mirati a cogliere la personalità della grande pedagoga italiana nella sua interezza.

C’è chi l’ha considerata pazza, chi furba, chi un genio. Nata sotto il segno della Vergine, con le sue profonde intuizioni Maria Montessori ha anticipato di decenni le scoperte delle neuroscienze, ma allo stesso tempo ha difeso il suo metodo da qualsiasi contaminazione, pretendendone i pieni diritti. Ma non puoi controllare una cosa, se vuoi che si espanda. Così la sua vita è stata costellata di nemici, che hanno dovuto fare i conti con il suo carattere difficile, i suoi scatti di nervosismo, le sue scelte nette e improvvise.

Sapevate che per tre volte di seguito è stata candidata al Premio Nobel per la pace, ma probabilmente è stata scartata per la sua iniziale collaborazione con il fascismo? E che in entrambe le guerre mondiali si è salvata perché era all’estero, in piena produttività?

Tanti eventi di questo tipo, grandi e piccoli, del lavoro di Maria Montessori ci vengono forniti con luminosità e precisione.

Punti di forza de “Il bambino è il maestro”

Cristina De Stefano pone in grande rilievo gli stati d’animo e la dimensione privata di Maria Montessori grazie a carteggi e interviste ai discendenti, innestandoli in maniera equilibrata ai fatti della Storia. Per avvicinare la donna a noi usa l’empatia, lo stupore e il rispetto, riuscendo a trasmettere la grande fiducia che la pedagoga aveva nel futuro rappresentato dai bambini. Io mi sono sentita galvanizzata sia come mamma sia come educatrice.

Il libro procede a ritmo sostenuto anche grazie ai capitoli brevi che si prendono il tempo di sviscerare tutti gli aspetti della vita di Maria. La conosciamo sui banchi di scuola, quando alle elementari si è fatta bocciare tre volte per poi eccellere negli studi di Medicina e nel volontariato accanto ai bimbi frenastenici, cioè con deficit nello sviluppo psichico. Ha avuto un figlio dall’unico amore di cui si ha conoscenza, ma ha dovuto rinunciarci per poter continuare una carriera che la stava lanciando sul piano nazionale e che non avrebbe retto allo scandalo di saperla ragazza madre all’alba del Novecento. Per fortuna se lo riprenderà tredicenne, alla morte di sua madre che molto la sosteneva nel suo progetto lavorativo, e non lo lascerà mai più.

La storia di Maria è toccante e piena di contraddizioni e di amore. De Stefano è bravissima a farci entrare in classe e metterci al fianco di Maria mentre osserva i bambini sbagliare e autocorreggersi. La Montessori invocava a gran voce il cambiamento nell’anima dell’adulto. Siamo noi a dover seguire il bambino, al limite rimuovendo gli ostacoli, ma dobbiamo avere fiducia nella sua capacità di assorbimento della realtà.

“Nella casa dei Bambini il corpo non è solo rispettato, ma valorizzato. (…) Una delle intuizioni di Maria, che un secolo dopo sarà confermata dalle scienze cognitive, è che il movimento fa parte del processo di apprendimento. I bambini imparano muovendosi, dice.”

Un carattere difficile

La biografia ribadisce più volte che Maria ha ripreso e perfezionato metodi di un secolo prima considerati vecchi e superati. Parliamo degli studi sviluppati durante l’Ottocento da Jean-Marc Gaspard Itard ed Édouard Séguin con bambini deficitari.

È noto al mondo della pedagogia il caso di Victor, il bambino “selvaggio” che è stato riportato a uno stato accettabile di “civiltà” grazie alle tecniche di Itard e soprattutto all’affetto e alle cure della governante. Il discepolo di Itard, Séguin, mise poi a punto una serie di materiali che Maria riprodusse e perfezionò basandosi sulla semplice osservazione dei bambini. Partiva dal presupposto che quando loro trovavano un intoppo, il problema era nel materiale messo a disposizione, così lo ricalibrava. Per questo fu molto esigente sulle percentuali che volle le spettassero sulla vendita degli strumenti, riprodotti inizialmente a Milano, ma allo stesso tempo non ne sopportava la vendita indiscriminata.

E via così, per tutta la vita.

“Il carattere forte, quasi inarrestabile, che l’ha portata a rialzarsi dopo ogni difficoltà, è lo stesso che l’ha portata che ora le impedisce di affidarsi agli altri”

Intuizioni avveniristiche

Nascono con Maria Montessori i grembiulini con i bottoni davanti, le sedie e i banchi piccoli e leggeri, gli incastri per imparare le forme geometriche, le lettere mobili e i sistemi di perline con cui imparare anche le operazioni matematiche più complesse come il cubo e l’elevamento alla potenza. Tutto per alimentare e incoraggiare l’autonomia dei bambini fin dai primissimi anni.

Nelle sue classi avvenivano le “esplosioni di scrittura” in età prescolare. Era la prova che nelle menti dei bambini esisteva un potenziale altissimo, che non meritava di essere represso, sgridato e costantemente manipolato in attesa della scuola dell’obbligo. Parliamo dei primissimi anni del Novecento: se un bambino sopravviveva fino ai cinque anni, veniva mandato nei campi a cogliere gli ortaggi.

“Si rende conto che passerà alla storia per aver messo a punto un metodo pedagogico e un materiale didattico, mentre lei sa che la vera rivoluzione è l’aver visto il bambino nella sua verità: non creatura inferiore ma potenzialità assoluta del futuro”

L’opera di Maria Montessori è stata fluida e rigida insieme; esigeva libertà per i bambini ma la toglieva agli adulti. Una miniera di contraddizioni che rendono questa donna umana, meravigliosamente umana.

Il suo metodo è stato scelto anche dagli Stati Uniti e dall’India. A ottant’anni, l’educatrice viaggiava ancora attraverso l’Eurasia e sul letto di morte aveva manifestato la volontà di raggiungere l’Africa.

Però, però, però…

“Il bambino è il maestro” mi ha creato dipendenza. Per quattro giorni non sono riuscita a fare praticamente altro. Quindi attenzione. 🙂

Cristina Mosca