Il caso Sadorski – di Romain Slocombe (Fazi)

Il caso Sadorski
Romain Slocombe
Fazi Editore

Abbiamo letto questo libro in anteprima e abbiamo partecipato al blogtour organizzato da Fazi.

È un libro crudo, spesso asettico nella descrizione delle operazioni o delle prese di decisioni o trascrizioni di ordini scritti, e proprio per questo ancor più di impatto. A volte è come se l’autore non cercasse di colpire il lettore, come se scegliesse di raccontare i fatti nudi e crudi convinto, a ragione, che siano più che sufficienti per impressionare.

Sadorski osserva, nauseato e insieme affascinato. E impressionato. Non c’è che dire, i tedeschi hanno un certo stile nel campo della cattiveria.

Mentre lo leggevo mi rendevo conto che Slocombe raccontava fatti avvenuti, se non esattamente nei modi e luoghi da lui descritti, apportando solo leggere varianti, e mi domandavo come potessero. Come potevano tutte queste persone accanirsi così contro altri, loro simili, uomini, donne e bambini senza distinzioni? Un conto è scriverlo, impartire un ordine, altro è picchiare a mani nude, sodomizzare e violentare fino alla morte, torturare a più riprese. In tanti, contro tantissimi uomini e donne inermi. Come? Ogni volta mi stupisco e ogni volta mi do la stessa risposta: avevano insegnato loro a vedere ebrei, zingari, omosessuali e comunisti come non persone, quindi nel torturarli non torturavano un simile, ma qualcosa di diverso. Eppure

Eppure ci deve essere della cattiveria anche per torturare un animale, anche una non-persona. E lo si continua a fare in mille posti, anche adesso che scrivo. E continuo a non capacitarmi della cattiveria di noi umani. Slocombe ci racconta dei fatti inventati misti a storia documentata. Ha fatto un lavoro certosino prima di scrivere, e la descrizione dei personaggi, il loro essere anonimi, persone senza spessore, eppure ricoprire ruoli di potere, rende il tutto ancora più tragico e drammatico. Si cerca qualcuno per cui empatizzare, qualcuno che emerga da quella melma, si cerca l’eroe nel romanzo, ma si finisce solo con un pugno di antieroi, che se incontrassimo per strada riterremmo per nulla interessanti o affascinanti. Ma che hanno fatto la Storia. E questo, ancora una volta, rende il tutto più crudo e duro da digerire, perché, come detto, Slocombe ci racconta fatti realmente accaduti. E tutto questo piattume, questa mancanza di umanità, di pensieri propri, di ribellione anche solo interna, questo continuo tentativo di compiacere il capo, che noi identifichiamo con il Male, spiazza, perché, visto da fuori, è tuttora incomprensibile.

Gli uomini comuni da cui è formato lo Stato – soprattutto in tempi instabili -, ecco il vero pericolo.

Non ero certa che questo libro mi fosse piaciuto fino a che non ho iniziato a scriverne. E adesso lo so: mi è piaciuto per l’impatto, per il segno che la sua lettura lascia.

Daniela

Ringraziamo la casa editrice per la copia digitale