Il disagio della sera – di Marieke Lucas Rijneveld (Nutrimenti)

Il disagio della sera
Marieke Lucas Rijneveld
Nutrimenti
Traduzione di Stefano Musilli

Vincitore dell’International Booker Prize 2020

Siamo nel 2000, ma sembra quasi di essere all’inizio del Novecento. Olanda, in una famiglia di allevatori e mancano due giorni a Natale. La famiglia fa parte della Chiesa Riformata e questo non è un dettaglio da poco, dato che tutta la loro vita gravita intorno alle mucche e alla parola di Dio: chi sono loro per metterla in discussione? Jas, protagonista e voce narrante, conosce a memoria i passaggi della Bibbia, non altrettanto si può dire delle lezioni di scuola.

Facciamo subito la sua conoscenza:

A dieci anni non mi toglievo più il giaccone. Quella mattina nostra madre ci cosparse uno per uno di grasso da mungitura per proteggerci dal grande freddo.

Non sappiamo quale sia il suo vero nome, dato che Jas significa giacca, proprio come quella rossa ormai sbiadita che lei non si toglie mai e che è il suo segno distintivo.

Quel giorno Matthies, il fratello maggiore, prende i pattini per andare “dall’altra parte”, dove non dovrebbe andare; Jas vorrebbe unirsi a lui, si è allenata molto, ma il padre glielo vieta. Matthies non tornerà da quell’uscita: una lastra di ghiaccio più sottile si spacca e lui affoga nelle acque gelide.

Da qui in poi assistiamo al lento disfacimento di una famiglia. Non si parla dell’accaduto, non si può nominare il fratello deceduto. Jas, nella sua innocenza di decenne, vorrebbe sapere, parlarne, ricordarlo, ma non è possibile. Di lui resta una sedia vuota e quando per sbaglio Jas la fa cadere, l’accusano di non capire.

La morte non ha una famiglia, per questo cerca sempre un nuovo corpo, così per un po’ non è più sola, e quando quel corpo finisce sotto terra ne cerca un altro.

Nella famiglia de Il disagio della sera della morte non si parla, il lutto non può quindi essere elaborato, non ci sono spiegazioni, non ci sono carezze, segni di affetto. Morto il primogenito, è come se gli altri non esistessero.

Oltre al cibo e ai vestiti, abbiamo bisogno di attenzione. Sembrano scordarsene sempre di più.

I tre fratelli reagiscono ognuno a modo suo. Il maggiore, Obbe, è pieno di rabbia e la sfoga con azioni cattive, volte a dimostrare che lui è il più forte. Nessuno pare accorgersene, del resto Jas e la sorella minore non ne hanno gli strumenti e anche loro sono alle prese con la propria crescita, il proprio cambiamento e la difficoltà di trovare dei punti di riferimento validi, qualcuno di cui fidarsi. Cercano un salvatore, ma devono accettare il fatto che nessuno le salverà, dovranno salvarsi da sole.

I nostri genitori non vedono i nostri tic. Non capiscono che meno regole ci sono, più noi cominciamo a inventarne. Ecco perché secondo Obbe dovevamo riunirci, e dopo la funzione siamo andati nella sua stanza.

Li vediamo tutti e tre, mentre cercano un modo di andare avanti, ma soprattutto seguiamo Jas, forse la più debole e confusa. Cerca di capire la morte, trattiene il fiato per avvicinarsi al fratello, a volte sviene, e deve comprendere da sola che cos’è. Inizia anche a scoprire il sesso, ma non sa nemmeno che cosa sia, non sa dare un nome all’istinto, alle pulsioni. Le vive in maniera ambigua, le subisce, e non sa cosa siano. Come lei la sorellina. Il loro è un mondo chiuso. Vanno per tentativi, agiscono come bambini e preadolescenti. Non sanno quale sia la strada, la direzione, nessuno che gliela indichi, sono in balia di loro stessi.

Ci siamo smarriti e non c’è nessuno a cui chiedere la strada.

E i genitori sempre assenti, distratti. La madre non mangia più, il padre si preoccupa delle mucche e dichiara agli altri di non avere figli. Come a volte accade, il figlio morto è più presente e riceve più attenzioni dei vivi.

“Quello è perché non mangia”, dico.

È piena di preoccupazioni, non c’è spazio per altro”.

“Perché le preoccupazioni?”

Papà non risponde. So che c’entriamo noi. Il fatto che non ci comportiamo mai una volta in modo normale, e la deludiamo perfino quando ci sforziamo di essere più normali che possiamo, come se fossimo della varietà sbagliata, come le patate quest’anno.

Loro sono “sbagliati“, non riescono a farsi vedere, a farsi notare, se non per le delusioni. Saranno gli altri a dire al padre che non va bene che Jas indossi sempre quella giacca. I bambini hanno un cattivo odore: mucche, ignoranza e povertà. Non possono farci niente, loro. Jas ha paura di togliersi la giacca, ha paura di perdersi, che le accada qualcosa di terribile, che possa morire.

Mia sorella è l’unica a capire perché non mi tolgo più il giaccone. È l’unica a cercare di inventarsi soluzioni.

E tiene sotto la scrivania in camera un secchiello con dentro due rospi: aspetta che si accoppino, così magari anche i suoi genitori riprenderanno ad amarsi e toccarsi. E nessuno si accorge dei due rospi, così come non si accorgono delle mutande sporche sotto al letto.

Il disagio della sera è una storia cruda, triste, una storia che ci racconta di una coppia incapace di affrontare il lutto più dilaniante, che si ostina a seguire la parola di Dio, anche quando non ha molto senso, e che non riesce a vedere gli altri figli. Una bambina di undici anni curiosa, che ha bisogno di riconoscimento, di cibo per l’anima, che lo cerca, ma non osa chiedere. Una bambina “sbagliata”: non va bene a scuola, è strana, fa domande inopportune. Cerca di consolare la madre, di farla sentire bene, ma la sua voce non arriva. I genitori sono ciechi e sordi. Una storia che parla di ignoranza, della difficoltà di immaginare un mondo diverso. E della disillusione: nessuno ci verrà a salvare, ci dobbiamo salvare da sole.

Quanto possono sopportare dei bambini in queste condizioni? Cosa può fare Jas per uscirne, per costruirsi una sua vita? E Obbe, con tutta la sua rabbia che diventa cattiveria, che cosa ne sarà di lui? E la piccola, sempre così compiacente e buona, riuscirà a far emergere la sua personalità o la terrà sempre nascosta, per paura di non essere amata?

Il lettore assiste al loro andare alla deriva. Un libro potente Il disagio della sera, a tratti inquietante e disturbante, un libro che non può lasciare indifferenti.

Un finale che lascia di sasso, ma perfettamente in linea con tutto il libro.

Ringraziamo la casa editrice per la copia digitale

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