Il signore dei draghi – Ursula K. Le Guin (Mondadori)

Il signore dei draghi

Ursula K. Le Guin

Mondadori

Quarta di copertina

Le forze dell’oscurità minacciano di sopraffare Terramare, sottraendole la sua magia, ma Ged, ormai divenuto un potente mago, Signore dei Draghi, prende il mare su una fragile barca a vela in compagnia del giovane principe Arren. Il loro viaggio li condurrà oltre il Regno della Morte per scoprire qual è la causa che ha scatenato le potenze del Male e per riportare la magia in una terra che ne ha disperato bisogno.

Recensione

Anche questo romanzo della saga Terramare, come i precedenti (Il mago e Le tombe di Atuan), è un romanzo di formazione. Lo è per Ged, ancora una volta, e lo è per Arren, principe di Enlad e giovane futuro re.

Ancora una volta una minaccia incombe, le forze del male premono per avere potere. E ci stanno riuscendo. La magia sta scomparendo da Terramare, le notizie che giungono da più parti sono preoccupanti. Chiusi nella fortezza di Roke gli Arcimaghi non se ne sono accorti e danno poco peso agli allarmi ricevuti. Finché non giunge Arren, latore di una richiesta di aiuto e di notizie inquietanti. Lui stesso ha assistito alla perdita di magia da parte di suo padre. Per lui, come per altri, le parole magiche non hanno più senso e le magie invocate sortiscono effetti diversi da quelli desiderati.

Ged decide di partire con Arren, per rintracciare l’origine del male. Insieme attraversano il mare, giungendo lontani, dove non c’è terraferma e le persone vivono in una città costruita su zattere in continuo movimento. Il tempo passato insieme, su quella barca, permette loro di conoscersi e di conoscere se stessi. La magia opera in modi strani e imprevedibili: un momento Arren dubita di Ged, l’Arcimago, e poco dopo si rende conto che non ha senso dubitare di lui.

Mio signore, non fare una cosa soltanto perché appare virtuoso, ammirevole o nobile farla; non fare una cosa solo perché sembra un bene farla; fai soltanto ciò che devi e che non puoi fare in altro modo.

Navigando, navigando, stremati e diffidenti, arrivano dove devono arrivare. E scoprono che a causare lo squilibrio e il declino della magia, è un altro mago, che ha deciso di sconfiggere la morte, oltrepassando il limite. Ma la morte non si può sconfiggere, è solo un’illusione.

Tu morirai. Tu non vivrai in eterno. E nessun altro uomo vivrà in eterno e nessuna cosa. Non esiste l’immortalità.

È un’impresa difficile e quasi impossibile quella di Ged e Arren, ma ce la devono fare, se vogliono che la magia non sparisca e vinca l’Oscurità. Il prezzo da pagare è altissimo. Per Arren è comunque la fine del mondo per come lo conosce, la fine dell’adolescenza, della spensieratezza, e l’inizio di una vita di responsabilità e doveri verso il prossimo, ma anche di consapevolezza e maturità. Per Ged è la fine di se stesso come mago. Perderà tutti i poteri, rischiando anche di morire. Ma la missione verrà portata a termine e potrà iniziare una nuova vita per tutti.

E per Arren qualunque cosa, adesso, andrà bene.

Non mi interessa che cosa succederà d’ora in poi. Ho visto i i draghi volare nel vento del mattino

e tanto gli basta per essere soddisfatto e appagato.

Daniela