Intervista a Matteo Raimondi – Si spengono le stelle (Mondadori)

INTERVISTA DOPPIA A MATTEO RAIMONDI

CON THRILLER STORICI E DINTORNI (TSD)

Noi di CdL e TSD abbiamo deciso di fare un’intervista doppia a Matteo Raimondi.

Gli abbiamo chiesto 5 parole chiave, a sua scelta. Potevano avere a che fare col suo romanzo, Si spengono le stelle edito da Mondadori, oppure no. Su queste 5 parole i due blog, separatamente, hanno scritto le domande a cui Matteo ha risposto.

Che dire? È stato bellissimo lavorare con loro! Con Sara e Roberto di TSD per la serietà e l’entusiasmo, con Matteo per la sua disponibilità, gentilezza e profondità. Ha accettato subito la nostra proposta e ha risposto alla velocità della luce. Sempre con garbo e simpatia; uno di noi, e non è per nulla scontato. 😉

Ne è uscito un dialogo, un confronto da cui emerge la visione dell’autore, non solo del suo libro e delle sue vicende, ma, più in generale, dell’essere umano. Per noi è stato molto stimolante e arricchente: le domande che abbiamo posto sono diverse, come era prevedibile, e leggerle entrambe, compararle, fa emergere chiaramente anche due modi diversi di leggere il libro. Siccome ce ne sono infiniti di modi di leggere un libro, ci piacerebbe sapere che domande avreste fatto voi.

Di seguito vi elencheremo le 5 parole e poi le domande e risposte.

Buona lettura!

  1. libertà
  2. genere (letterario)
  3. bene/male
  4. universo
  5. dark romanticism

Questo è il link per leggere l’intervista di TSD, di seguito la nostra.

 

***** INTERVISTA *****

D – Una cosa che mi ha colpita molto del tuo libro è la ricerca di omologazione, di accettazione, il fatto che nessuno dei protagonisti si senta al suo posto. Molti personaggi si adattano alla situazione per sopravvivere e per il quieto vivere, ma non tutti ci riescono. A un certo punto Susannah, la protagonista, dice che vorrebbe la «libertà» e gli uomini presenti le ridono in faccia. Che libertà avresti immaginato per lei? Tu ti senti libero? Leggendo qualcosa di te, ho avuto l’impressione che prima di questo libro, e anche durante la stesura, ci fossero dei blocchi (fantasmi?) e molti dubbi che ti frenavano nello scrivere, adesso ti senti più libero? Ora che sei riuscito a portare a termine (egregiamente) la storia, come ti senti?

R – È vero, i personaggi vivono lo stesso tipo di dramma. Tutti quanti. Non ci sono buoni e cattivi, ma solo uomini e donne alle prese con la propria strana natura – qualcuno riesce a venirne a capo, la maggior parte no. Ovviamente influisce anche il periodo storico, molto crudo, ancora a cavallo tra un medioevo violento e cieco e l’illuminismo. Credo che la libertà sia uno dei valori più importanti ma nello stesso tempo più fraintesi. Essere liberi non significa fregarsene delle regole, ma avere l’opportunità di vivere serenamente la vita che ci scegliamo. Sembra banale, ma è una delle cose più difficili da fare. Susannah sapeva che nella sua congregazione non avrebbe mai avuto questo tipo di libertà, e sognava di allontanarsene. Potrei citare Nietzsche: “Se tu scruterai a lungo in un abisso anche l’abisso scruterà dentro di te”. Nella stesura di questo romanzo, molto profondo, quasi abissale, mi è capitato più volte di percepirne lo sguardo di rimando. Non è una bella sensazione. Eccoli lì i miei blocchi e fantasmi, a volte temevo che le oscurità che stavo dipingendo mi riguardassero. Alla fine dell’ultima stesura mi sono sentito svuotato e ho temuto che finisse così, con un grande vuoto. Poi ho capito che è parte del processo creativo.

2In che genere letterario inseriresti la tua storia? E quale storia di quale genere ti piacerebbe scrivere? (a me per esempio piacerebbe essere capace di scrivere una storia gotica, come Lovecraft!)

Risposta: Nel genere Weird, che è un miscuglio di generi. Credo che il genere ci incastri in meccanismi e regole che non dovrebbero essere di pertinenza della letteratura, o in generale di qualunque forma d’arte: è come voler indossare a tutti i costi un abito troppo stretto. Dal punto di vista strutturale Si spengono le stelle è un romanzo storico, per la sua ambientazione e per la storia che segue; a livello emozionale è un thriller, perché cerca la suspense, e d’impressionare; poi potrebbe essere considerato un romanzo gotico, per il rapporto tra uomo e natura, ma anche tra uomo e uomo, farcito di soprannaturale. Ci sono molte scene che richiamano il genere gotico, in una in particolare ho omaggiato proprio Lovecraft. In generale mi trovo a mio agio così. Preferisco non mettere confini alla mia creatività. Mi creerebbe più di un grattacapo.

3Nel romanzo c’è il nostro mondo, quello tangibile, ma anche molto di un mondo non tangibile. Credi che ci siano cose che non possiamo vedere, toccare e sentire, ma che abbiano influenza sul nostro mondo e sulle nostre vite?

 
Risposta: Oh sì, e non ho paura di dirlo. Possiamo chiamarlo Dio, energia cosmica o come vi pare. Ma qualcosa c’è e sono dell’idea che sia indiscutibile, l’universo è troppo perfetto, la natura troppo permeata di meraviglia, il cosmo ricco di troppi misteri. Dobbiamo metterci in testa che siamo dei minuscoli esserini che si agitano nell’eternità, e talvolta si auto convincono della propria presunta grandezza, con la tendenza a credere che siamo al centro di tutto-ciò-che-esiste anziché esserne solo una piccola parte. Le nostre vite ci appartengono, ma noi apparteniamo a una dimensione più ampia.
 
4 – Sempre tornando al libro, perdonami, ma ha molti aspetti di cui mi piacerebbe sapere di più, il concetto di bene e di male è confuso. Non per il lettore, che ha ben chiaro che la direzione verso cui gli avvenimenti vanno, sia quella sbagliata, quella che fa più male a più persone, eppure per chi vive nella storia è la direzione giusta, quella che rappresenta il bene. Al di là dei grandi esempi della Storia, nella tua vita ti è sempre chiara la differenza? Ti è capitato di rimetterci in prima persona, perché perseguivi il concetto di bene? Non avresti voluto che la storia di Susannah andasse diversamente? Credi che il Bene alla fine vinca? (senza spoilerare, dal tuo libro nn si direbbe).
 
Risposta: Credo che l’uomo cammini costantemente sul filo del bene e del male. Il male e il bene assoluto non appartengono al nostro mondo – o alla nostra dimensione, per proseguire sulla scia di prima. Per noi bene e male sono concetti relativi. A volte perseguiamo il bene o il male inconsapevolmente, senza renderci conto delle conseguenze. Siamo miopi, ma senza cattiveria. In questo senso ho cercato di disegnare questa tragedia umana nelle pulsioni di tutti i personaggi, in un certo senso redimendoli del ruolo affibbiato loro dalla storia (quella realmente accaduta e quella di fantasia). Uomini, donne, persino i bambini, tutti i protagonisti di questo romanzo – persino il crudele Minster – sembrano avere un buon motivo per agire come fanno. Credo che tutti prima o poi sperimentiamo il fallimento, la colpa, l’errore. Io ho fatto tanti di quegli errori che ho perso il conto; senza fare drammi, la cosa importante è prendere consapevolezza.
 
5 – Dark romanticism: che cos’è per te?
 
Risposta: Un vecchio modo nuovo di fare narrativa. Si tratta di un sottogenere affascinante, riadattabile ai canoni moderni. In Italia sta lentamente riprendendo piede, calato spesso in un contesto “weird”, strano, bizzarro. Si tratta in buona sostanza di cercare lo shock, la rottura, non solo sul piano emozionale (quindi rivolto al lettore) ma anche contenutistico (quindi un movimento quasi interno al romanzo stesso). Oggi l’uomo ha il problema di ripensare al proprio ruolo, alla propria posizione non solo nei confronti degli altri uomini, ma anche e soprattutto nei confronti del mondo stesso, della Terra, della natura talvolta interpretata come avversa, quasi il frutto della creazione di dèi spietati – nemici dell’uomo. Sempre più spesso ci troviamo a fare i conti con verità improvvise che sembrano volerci ricordare quanto ingenui siamo stati a credere di poter dominare le leggi fisiche e meta-fisiche. Il futuro è pieno di incognite e misteri che per un bel periodo abbiamo dimenticato: sono le meraviglie invisibili di cui parla Nagi a Susannah. Ecco, credo che per creare storie “nuove”, non solo nei contenuti ma anche nella forma, una delle strade possibili sia riqualificare il genere Gotico e calarlo all’interno della nostra narrativa, anche reinterpretandolo in chiave moderna qualora fosse necessario (il così detto new weird).
 
 
6 una cosa che non ti abbiamo chiesto, ma che vorresti dirci.
Risposta: Credo che Si spengono le stelle sia un romanzo distante solo all’apparenza da quelle che sono le nostre dimensioni spaziali e temporali. Se è vero che racconta una storia passata, è pur vero che l’umanità dal passato impara troppo poco e che le vicende di Susannah e della sua gente non siano poi così diversa dalle vicende della nostra epoca. In questo senso il romanzo ha un forte valore allegorico. Ci troviamo in un periodo storico molto delicato, per il futuro dell’umanità. C’è un grande messaggio che mi piacerebbe lanciare: torniamo a impadronirci delle nostre idee, senza timore.
Anita, Daniela, Roberto e Sara