“La figlia del capitano” – Aleksander Puškin

la-figlia-del-capitano-copertina
“La figlia del capitano” di Aleksander Puškin (1836)

“La figlia del capitano” di Aleksander Puškin è un romanzo storico che assomiglia a un racconto breve. È ambientato durante la rivolta contadina del 1774-75 ma è stato scritto nel 1836. È l’ultima opera in prosa dell’autore, che all’inizio del 1837 è morto a causa di un duello.

Cos’è “La figlia del capitano”

Il titolo lascia pensare a una donna epica, coraggiosa, misteriosa. In realtà la figlia del capitano è la donna di cui si innamora il protagonista. Seguire il ribelle a capo della rivolta, Emel’jan Pugačev (personaggio realmente esistito), è l’unico modo per salvare la sua bella, perciò non ci pensa due volte. Giustamente, subirà poi un processo. E sarà la sua bella a intercedere per lui nientepopodimeno che tramite l’imperatrice.

Ecco, il romanzo è poco più di questa sintesi.

Punti di debolezza

Le prime pagine hanno avuto un impatto positivo. L’azione scorre, i personaggi sono ritratti con snellezza e l’io narrante mantiene quel velo inaspettato di umorismo che lo rende apprezzabile.

“In quel momento il mio tutore, a letto, stava dormendo il sonno dell’innocente. Io ero indaffarato. Bisogna sapere che, per me, era stata ordinata da Mosca una carta geografica. Era appesa alla parete senza nessun profitto e da tempo mi allettava per la larghezza e la buona qualità della carta. Mi ero deciso a farne un aquilone e, approfittando del sonno del mio tutore, mi ero messo all’opera. Papà entrò proprio nel momento in cui stavo attaccando una coda di corteccia sfilacciata al Capo di Buona Speranza.”

La snellezza però forse è un po’ troppa e, nonostante le lettura sia in fin dei conti piacevole, mi sono ritrovata a chiedermi quando il protagonista e la figlia del capitano si fossero innamorati. C’è gran pudore intorno a questo aspetto. Semplicemente, all’improvviso lei è al centro dei suoi pensieri e, in linea con l’immaginario romantico, lui fa di tutto per andarla a salvare.

L’edizione che ho letto io, inoltre, appartenente a una collana pubblicata con Famiglia Cristiana nel 1999 e recuperata in un mercatino dell’usato, presenta un capitolo omesso abbastanza rocambolesco e poco realistico (e sono d’accordo sul fatto che sia stato omesso).

Per il resto, dinamiche personali e di battaglia sono rese bene e in maniera dinamica, grazie ai numerosi dialoghi e all’asciuttezza delle descrizioni.

Però, però, però…

Senza la #maratonarussa di Leggoquandovoglio non avrei mai preso in considerazione “La figlia del capitano”, perché non sono un’appassionata di letteratura russa, e probabilmente la mia vita emotiva sarebbe rimasta invariata. Come lo è rimasta, d’altronde, dopo aver letto questo libro.

Se non lo avessi letto, però, non avrei saputo che Puškin è considerato il capostipite della letteratura russa per il realismo della sua prosa e la semplicità del suo linguaggio, soprattutto grazie al romanzo in versi dell’ “Evgenij Onegin”. Tolstoj e Dostoevskij hanno scritto anche dietro l’esempio della conduzione del racconto e del disegno dei personaggi. Sicuramente approfondirò questo aspetto. Per il momento mi sono informata qui.

Cristina Mosca