
“La grande sete” è il romanzo di esordio di Erica Cassano, autrice di ventisei anni che ha frequentato la scuola Holden e ha visto realizzarsi il sogno di una vita. Lo scorso marzo ha infatti visto pubblicato con Garzanti il romanzo a cui lavorava sin da adolescente, ispirato alla vita di sua nonna e a qualche fotografia rimasta.
Cos’è “La grande sete”
“La grande sete” racconta la storia di Anna durante la seconda guerra mondiale, nei due anni che corrono tra l’armistizio e la morte di Mussolini. Troviamo i rapporti intessuti con gli americani. I malumori, le dicerie, i santi e i miracoli di un universo a parte.
L’ambientazione temporale si concentra sulle settimane in cui Napoli rimase senz’acqua perché i tedeschi avevano fatto saltare l’acquedotto del Serino; le Quattro giornate in cui le insurrezioni popolari accelerarono la partenza dei tedeschi; la base americana a Bagnoli. Ancora: l’eruzione del Vesuvio, i bombardamenti infiniti, i pregiudizi, il diritto alla sopravvivenza. E quella sete non solo di acqua, ma di dignità e di normalità.
Punti di forza
Ho letto questo libro con grande entusiasmo. Il titolo mi attirava tantissimo, l’ambientazione storica – così particolare e poco conosciuta – ancora di più. Su Tik Tok ho colto la genuinità dell’autrice.
Capitolo dopo capitolo, ho visto snocciolarsi la storia in maniera armonica, senza tempi morti e senza forzature romantiche, introspettive o di tensione.
“Ero tornata a scavare in quell’amicizia come un cane che cerca un osso inesistente sepolto da qualche parte nella terra”
In apparenza esaurita la grande sete dei napoletani nei primi capitoli, ho temuto per le successive trecento pagine: cosa mi sarei dovuta aspettare? Il titolo era uno specchietto per le allodole? Sarà l’ennesimo romanzo nato come racconto e poi allungato?
“Pensai che il futuro esisteva di nuovo”
Invece no, signore e signori. “La grande sete”, a mio parere, ha retto fino alla fine. Progredisce con piccoli colpi di scena, nonostante l’immobilismo a cui sono costretti i personaggi.
Non ci soffermiamo spesso a pensare alla situazione di stasi e paura in cui l’Italia ha vissuto dopo l’armistizio. Non pensiamo molto alla separazione tra il prima e il dopo la guerra, ai nemici tedeschi in casa, alla lontananza, a quanto potesse essere immenso il bisogno di sperare e pregare, perché non si poteva fare altro.
“Te l’ho detto, Napoli è piena di santi, ma loro non fanno niente e devo fare tutto io”
Questo romanzo riesce a essere insieme fresco e saggio. Ci ricorda che ci sono alcuni bivi di cui sentiremo sempre la mancanza: sta a noi riconoscere di quale delle due scelte abbiamo più sete.
Però, però, però…
A volerlo cercare, il pelo nell’uovo si trova sicuramente anche in questo romanzo. Ne potrei anche citare un paio, come il fatto che secondo me un dettaglio importante, come il colore della pelle di uno dei personaggi, è stato messo poco in evidenza. Potrei dire, infine, che la cronistoria del romanzo e l’intervista all’autrice possono apparire un po’ pomposi per una prima edizione, ma è questo il modo in cui Garzanti presenta gli esordienti.
“Succede che i vincitori, tedeschi, americani, inglesi, russi o francesi, fagocitano i vinti”
La verità è che sono stata in una compagnia talmente buona che non ho voglia di lasciarmela rovinare da queste piccole perplessità. Ne “La grande sete” si trovano una scrittura liscia ed equilibrata e c’è un grande rispetto per una città e per un periodo storico che non lasciano scampo. Traspare l’affetto per i propri personaggi, raffigurati con realismo. Tra i romanzi ispiratori vengono citati “La pelle” di Curzio Malaparte e “La Storia” di Elsa Morante.
Lo consiglio!
Cristina Mosca