“La ninfa costante” di Margaret Kennedy (Fazi)

“La ninfa costante” di Margaret Kennedy, Fazi 2022

C’è un fenomeno degli ultimi tempi che sto adorando ed è il recupero e la ripubblicazione di autori e autrici persi nel tempo. L’ho già apprezzato con Alba De Céspedes, con Laudomia Bonanni, con altri autori che vi racconterò presto.

Perciò non ho potuto fare a meno di leggere “La ninfa costante” della britannica Margaret Kennedy, pubblicata da Fazi all’inizio del 2022 nella traduzione di Sabina Terziani, senza sentire un minimo di fascinazione per gli anni Venti. La sua pubblicazione, nel 1924, aveva suscitato scandalo “per il contenuto sessuale”, ma quando lo leggerete proverete tanta tenerezza a riguardo. Io intanto mi sono goduta la copia omaggio digitale inviata gentilmente dalla casa editrice.

Cos’è “La ninfa costante”

La narrazione in terza persona è di stampo così lineare e classico che il lettore scivola nel romanzo per gradi, accompagnato da un tono leggero e distaccato. Il British Humour è alla base della conoscenza dei personaggi. È una danza leggera, appropriata a un libro che parla di musicisti.

La famiglia Sanger, o meglio, il circo Sanger, è un esempio di famiglia allargata e straniante, difficile da gestire. L’attuale signora Sanger è la terza moglie, dalla “forza d’animo sufficiente per ignorare” un totale di otto figli di cui uno solo è suo. Non è un caso se “La ninfa costante” viene citato tra i primi romanzi “bohemian”.

L’unica cosa che il padre ha avuto premura di insegnare ai figli è un rapporto virtuoso con la musica; con la disciplina invece stiamo messi maluccio.

“Per quella gente la musica veniva prima di ogni altra cosa, ecco perché ne parlavano come se nessun altro avesse il diritto di accostarvisi. Un tempo adorava quel genere di persone; ora che le capiva meglio ne era terrorizzata. Avrebbe voluto sfidarli per dimostrare la sua forza, obbligandoli a tornare alla realtà, all’ambito della necessità e del compromesso che si ostinavano a ignorare con atteggiamento sublime, ma con cui avrebbero finito per fare i conti”

Il romanzo si apre con Lewis Dodd, un amico di famiglia, musicista anche lui, che va a trovare Sanger sulle Alpi austriache e si trova invischiato in un imprevisto famigliare. Conosce Florence, una parente dei Sanger, la sposa, ma in realtà ama un’altra: la ninfa costante, una giovane, giovanissima innamorata, costante perché permeante i desideri e l’affetto di Lewis.

Lewis e la sua ninfa compiono una scelta scandalosa. Il finale è a sorpresa, ma probabilmente inevitabile per quel tempo, com’era inevitabile che Madame Bovary si suicidasse.

Da “La ninfa costante” è stato tratto l’omonimo film nel 1934.

Punti di forza

“La ninfa costante” è una lettura virtuosa e gradevole.

Le vicende si svolgono con discreta vivacità davanti ai nostri occhi e premiano la nostra curiosità con svolte interessanti e colpi di scena. Alla base di tutto c’è l’infelicità che si apposta dietro ogni matrimonio.

“(…) tutti i posti si assomigliavano; l’unica sicurezza per loro stava nella reciproca presenza. (…) Per lui invece era diverso: non provava quell’amore costante e indomito capace di illuminare anche i luoghi più inospitali e bui come una fiaccola sempre accesa”

La chiamo virtuosa perché non ho percepito morbosità nel rapporto fra l’adulto e la minorenne (per la disinibizione di “Lolita” si dovrà aspettare ancora una trentina di anni), anzi ho visto una semplicità disarmante di affetti e desideri. La narrazione onnisciente ci permette di conoscere la pulizia dei sentimenti che muovono i due personaggi “scandalosi” e di avere un quadro preciso delle dinamiche famigliari e di coppia.

Però, però, però…

L’incipit ci butta in media res, ma la narrazione procede poi lineare. Serve un po’ di tempo per orientarsi in una famiglia così numerosa, ma per fortuna l’autrice si dimostra brillante e riesce ad alleggerirci la fatica con aneddoti, tic e pennellate gustose, anche caricaturali.

Per questo, mentre il disagio tra i personaggi avanza, noi quasi non ce ne accorgiamo. Siamo tratti in inganno, cavalchiamo sereni al trotto sui percorsi che sceglie l’autrice, guardiamo quello che lei ci fa guardare, ma non ci rendiamo conto, come Lewis, della tragedia che si consuma tra le righe.

Questa è un’arma a doppio taglio: può essere percepito come difetto o come arte.

“Nessun uomo dotato di cuore e immaginazione poteva sopportare quello spettacolo. Lewis possedeva queste due qualità in maniera eccessiva, e la sua vita non era altro che un tentativo continuo di sfuggire a entrambe.”

Il finale trasforma l’attesa in climax e siamo noi a decidere se la sua gestione è stata sbagliata o se non poteva essere diversa.

Grazie al suo carattere semplice e sereno, “La ninfa costante” è un romanzo che può piacere anche agli adolescenti, soprattutto quelli che amano le atmosfere di Jane Austen.

Cristina Mosca