La principessa sposa – William Goldman (Marcos y Marcos)

sinossi:

Un celebre sceneggiatore è disperatamente a caccia di una copia del romanzo chiave della propria infanzia. Quel romanzo gli aveva spalancato orizzonti impensati, rivelato uno strumento strepitoso: la lettura. Darebbe un occhio pur di trovarlo, vorrebbe regalarlo al figlio viziato e annoiato, sperando che il prodigio si ripeta. Quando ne agguanta una copia, si rende conto che molti capitoli noiosi erano stati tagliati dalla sapiente lettura ad alta voce del padre. Decide di riscriverlo. Togliere lungaggini e divagazioni. Rendere scintillante la “parte buona”. La magia si realizza. Il risultato è straordinario.Si parte da una cotta clamorosa, un amore eterno tra un garzone di stalla e la sua splendida padrona, che sembra naufragare a causa di una disgrazia marittima. C’è poi il di lei fidanzamento con un principe freddo e calcolatore. Poi c’è un rapimento, un lungo inseguimento, molte sfide: il ritmo cresce, l’atmosfera si arroventa. Il trucco della riscrittura – arricchito da brillanti “fuori campo” dell’autore – l’incanto di personaggi teneri o diabolici, i dialoghi perfetti, fanno crescere il romanzo a livelli stellari. Disfide, cimenti, odio e veleni, certo. Ma anche vera passione, musica, nostalgia. Si corre a trecento all’ora su un terreno tutto nuovo che abbraccia classico e stramoderno, fiabesco e farsesco, ironico e romantico.

recensione:

Non ho mai pensato di leggere “La principessa sposa”, non pensavo fosse un libro nelle mie corde. Poi durante un’intervista a un’autrice (Alice Basso), lei ne ha parlato con toni entusiastici, dicendo che per lei era stata una lettura importantissima, perché le aveva mostrata un’ironia che apprezzava, quella che le piace ritrovare nei libri. E difatti l’ironia della Basso e di Goldman sono simili in certi passaggi.

E quindi il mio ragionamento è stato: a me la Basso piace, se a lei piace Goldman al punto da ispirarcisi, piacerà anche a me. In teoria.

E in pratica? Pure!

La versione che ho io ha qualcosa come mille premesse, prologhi e introduzioni, che io però ho saltato, volendo andare diritta alla storia. Solo che la storia inizia in prima persona, con William Goldman che parla di se stesso e della sua famiglia. E ecco, io non capivo se fossi ancora in una premessa o già nel libro. Poi ho capito (a volte mi ci vuole un po’!): ero nel libro, era giusto, e la storia era, appunto, una storia, un’invenzione (non credo avrebbe mai parlato davvero così di sua moglie o di suo figlio).

Insomma, già dall’inizio mi è piaciuto.

Tra tutti i libri del mondo, questo è il mio preferito, anche se non l’ho mai letto.

C’è la prima parte in cui ci racconta di come ha deciso di regalare a suo figlio il suo libro preferito (che però non ha mai letto) e di come ci sia rimasto male quando il figlio non l’ha apprezzato. Poi però lui stesso ha preso in mano il libro e ha capito: suo padre glielo leggeva, tagliando tutti le lunghissime digressioni dell’autore. E quindi lui che cosa ha fatto? lo ha riscritto tagliando centinaia di pagine inutili e consegnando a noi – e al suo figlio immaginario – un libro più scorrevole.

E che cos’ha di particolare questo libro? Be’, il modo in cui il finto autore, Morgenstern, ci narra le vicende. Utilizza quell’ironia che si avvale di un tono serioso per raccontare assurdità.

“certamente vanno a incontrare da qualche parte il principe Humperdinck” disse la madre di Buttercup. Il padre annuì. “A caccia. È quello che fa il Principe”.

“Come siamo fortunati a vederli passare” disse la madre di Buttercup, e afferrò la mano del suo consorte. Il vecchio annuì. “ora posso morire”:

Lei gli diede un’occhiata. “Non farlo”. Il suo tono era sorprendentemente tenero, probabilmente sentì quanto le fosse necessario, e infatti quando lui infine così, due anni più tardi, lei gli andò subito dietro e quasi tutti quelli che la conoscevano furono concordi nel dire che era stata stroncata dall’improvvisa mancanza di opposizione.

Il libro è tutto così: con tono serioso, racconta le avventure di Buttercup, la più bella del paese, innamorata (all’improvviso) del garzone, promessa sposa del Principe.

Il mio passaggio preferito è quando l’uomo in nero segue i rapitori di Buttercup e si arrampica a mani nude lungo una parete scoscesa. Ad attenderlo, sulla cima, uno dei tre rapitori. Esilarante non solo il come l’uomo in nero arrivi lì, ma i dialoghi tra i due, molto civili e cortesi.

Però, ecco, un libo così è difficile da descrivere, ce ne sono pochi. E non è tanto la storia, che sì, è interessante e divertente e avvincente e tutto quanto, ma per me la cosa più bella è proprio il modo in cui Goldman ci racconta tutto. Comprese le digressioni e il dire di continuo Questo succedeva prima / dopo una certa cosa”.

E quindi che dire? Se volete leggere un libro diverso, in cui la storia è una storia, ma non lo è, in cui la presenza dell’autore è forte ed evidente, un libro che non si prende sul serio, ecco, questo è il libro per voi.

Una risposta a “La principessa sposa – William Goldman (Marcos y Marcos)”

  1. A me la Basso piace molto, e il romanzo mi affascina contemporaneamente. Credo proprio lo leggerò anch’io ☺️☺️

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