“La ridicola idea di non vederti più” di Rosa Montero (Ponte alle grazie)

“La ridicola idea di non vederti più” di Rosa Montero, Ponte alle grazie 2019)

Marie Curie: una donna volitiva, tenace, illimitata. Rosa Montero: una scrittrice curiosa, eclettica, aggraziata. Le due trovano in “La ridicola idea di non vederti più” (Ponte alle grazie, 2019) un filo rosso che le accomuna: il senso di perdita, la nostalgia, l’incompletezza derivanti dalla perdita del proprio marito. Ma Rosa Montero prende questo materiale e ne fa qualcosa di più: una passeggiata accanto alla scienziata, che ci permette di conoscerla meglio e di scoprire un sacco di cose interessanti.

Ho letto questo libro perché scelto per la condivisa di marzo dal gruppo EquiLibro di Pescara.

Cos’è “La ridicola idea di non vederti più”

Un saggio, una biografia, un romanzo biografico, una biografia romanzata? Vedetela come volete, “La ridicola idea di non vederti più” parte da alcune epistole rivenute dopo la morte di Marie Curie, scritte durante il primo anno di vedovanza, e arriva a riflessioni personali e collettive dei nostri tempi.

Dieci giorni prima della prima lettera di Marie Curie, datata 30 aprile 1906, il marito Pierre morì in seguito a un incidente in strada. Scivolò attraversando la strada e finì sotto un carro. Probabilmente era già indebolito dalle radiazioni su cui lavoravano, ma questo lo possiamo dedurre noi oggi: allora fu semplicemente una disgrazia. Una donna restava sola con due bambine piccole.

Marie non se ne capacita, abituata com’è a sedere al fianco del marito nei loro studi e nei loro esperimenti, a guidarlo e a farsi guidare. Così continua a parlargli.

Questa è la premessa.

Punti di forza

È stato appassionante, per me che amo le biografie, avanzare lentamente nella vita di questa grande scienziata, immaginarne il carattere ingombrante e categorico. Ho trovato tratti in comune con persone conflittuali che conosco o che ho conosciuto e questo ha mosso in me sentimenti contrastanti, anche negativi.

“Ma quando arriva il dolore, e non sai bene perché accada, è la stessa lacerazione, la stessa brace. (…) Forse noi che siamo in lutto ci sentiamo strani e pessimi parenti perché continuiamo a provare un dolore ugualmente acuto dopo tanto tempo. Forse ce ne vergogniamo e pensiamo di non aver saputo “riprenderci”” (Rosa Montero)

Penso alle figlie di Marie Curie e mi dico che non dev’essere stato facile crescere all’ombra di una donna esigente e severa, che nelle foto non ha mai sorriso.

Però, però, però…

Rosa Montero alterna le notizie biografiche ad accadimenti del proprio vissuto e a riflessioni sull’epoca digitale, su film che ha visto, libri che ha letto. Questo modo di procedere, che ho visto anche in altri saggi contemporanei, ha come intendimento (suppongo) allentare la tensione e fornire il proprio apporto personale, unico e irripetibile, alla materia. Come possibile conseguenza ha, però, anche la dispersione e il disorientamento del lettore, perché in pratica si creano più filoni narrativi, non sempre fluidi e ben innestati tra loro. Insomma, in sostanza avrei preferito sentire parlare unicamente di Marie Curie. Ecco, l’ho detto.

“Pierre pubblicò parecchi articoli scientifici in più di Marie. Non posso dire che mi sorprenda: Marie, nel frattempo, faceva marmellate. (…) voglio dire che, se fai bene attenzione alla sua biografia, noti le infinite difficoltà che Marie dovette superare e rimani di stucco”

Il risultato finale è però piacevole e dal sapore divulgativo, spesso interessante. Una lettura che consiglio perché avvicina a questa grande figura, a volte mitizzata, di Marie Curie, spesso paragonata alla coeva Maria Montessori.

Cristina Mosca