La sindrome dell’asino a strisce – di Mauro Bernasconi (0111 Edizioni)

La sindrome dell’asino a strisce

di Mauro Bernasconi

0111 Edizioni

Dal sito dell’editore

Davide Baldari è un uomo a pezzi. Quarantenne in crisi con la moglie, infiacchito e in preda alla nevrosi, è incapace di ridare brio alla loro relazione. In più è fermamente convinto che Stella abbia una storia con il proprio capo. E poi c’è Ernesto, il figlio, quotidianamente preso di mira dai bulli della scuola. Nel frattempo, per Napoli si aggirano due loschi figuri: uno completamente vestito di bianco e l’altro di nero, fanno visita a una serie di personaggi macchiatisi di vari peccati, annunciando loro di avere solo poche settimane di vita. Scelgano loro come impiegare quel tempo. Sullo sfondo la città, bella e dannata, colpevole anche lei di non sfruttare a pieno le potenzialità di cui dispone.

Di Mauro Bernasconi avevamo già letto e recensito Tutti liberi

Recensione

Davide è convinto che sua moglie lo tradisca; per di più con il suo capo, una persona a lui insopportabile. Lui e Stella, la moglie, hanno un figlio di 7 anni, Ernesto, che ogni sera si addormenta con la lettura di una classica storia da parte del padre. Tipo Cappuccetto Rosso e gli esattori delle tasse, per capirci. Davide cerca di prepararlo alla vita adulta. Vita nella quale lui, quarantenne, fa fatica a stare, sempre distratto, poco attento, goffo e pasticcione.

Tu ricordi perfettamente tutto quello che proprio non riesci a dimenticare, mi diceva sempre mia madre.

La sindrome dell’asino a strisce – di Mauro Bernasconi (0111 Edizioni)

E goloso, molto goloso.

Si sente un bluff, come se tutti lo valutassero migliore, più speciale e unico di quanto lui si senta in realtà.

La mia vita è come un bellissimo quadro nel quale la mia presenza risulta del tutto ininfluente, un quadro nel quale che continua a scomporsi e ricomporsi prescindere da me. Un quadro che posso stare a osservare, tutt’al più posso parlarne come un mero spettatore.

Nel frattempo un signore alto e vestito di bianco e uno basso e vestito di nero, fanno visita a personaggi con conti in sospeso, decantando terzine de La Divina Commedia e comunicando loro la data della loro dipartita dal mondo terreno.

Tra incomprensioni, gaffe e morti che parlano, Davide prosegue la sua vita coniugale e familiare, ma sembra non interessato e la sua gelosia mette a dura prova la pazienza della sua consorte. Finché Stella decide di lasciarlo, stufa di tentare di rimettere insieme i pezzi della loro storia, quando a lui sembra non importare nulla.

Sono deluso, lo devo ammettere. Però un po’ me l’aspettavo. Solo io posso capirlo: entrambi abbiamo urlato e imprecato per tanto tempo contro i vincoli e le catene che ci tenevano legati impedendoci di seguire la nostra strada.

Poi un giorno, quando queste catene si sono spezzate, ci siamo resi conto che quei vincoli sono tutto ciò che abbiamo, che in fin dei conti sono loro la nostra stessa vita e, senza, davvero non sapremmo cosa fare.

La sindrome dell’asino a strisce – di Mauro Bernasconi (0111 Edizioni)

La scrittura di Bernasconi è molto fluida e ironica. Mi sono ritrovata a ridere da sola, e di gusto, cosa molto rara quando si legge un libro. E non è un’ironia stupida o banale, non la ricerca ossessiva di far ridere gli altri; si ride con Davide e di Davide, e si ha l’impressione che l’autore rida con noi. Le gaffe sono inserite nella storia così bene che spesso ti sorprendono e l’utilizzo del dialetto napoletano, nei momenti topici, accentua l’ilarità.

Un libro che mi sento di consigliare senza dubbio, per la storia, che è anche tenera oltre che divertente, e per un finale inaspettato eppure in linea col resto del romanzo, una chiusa perfetta. E dolce.

Daniela

2 Risposte a “La sindrome dell’asino a strisce – di Mauro Bernasconi (0111 Edizioni)”

  1. Ritrovare evidenziate in una recensione uno dei propri passaggi preferiti credo sia il sogno di ogni scrittore, oltre che un segno di estrema sensibilità da parte di chi lo ha letto. Grazie di cuore, davvero…

    1. Wow! Che bello, sì. E che strano, per nulla scontato, anzi, è difficile che capiti.
      Beh, che dire? che sei stato bravo a trasmettere quello che volevi effettivamente trasmettere 😀

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