“La Storia” di Elsa Morante (Einaudi)

“La Storia” di Elsa Morante (Einaudi 1995)

“La Storia” di Elsa Morante è un classicone del Novecento, pubblicato nel 1974 per Einaudi ma ambientato prevalentemente fra il 1941 e il 1947. Ne parliamo anche nel nostro podcast, con delle riflessioni scaturite dalla prefazione di Cesare Garboli nell’edizione 1995 e dalla lettura del romanzo biografico “Elsa” di Angela Bubba (Ponte alle grazie 2022), presentato al Premio Strega di quest’anno. Clicca qui per ascoltarlo!

Cos’è “La Storia”

Narrato in terza persona, il romanzo segue le vicende di Ida e del piccolo Useppe nella Roma colpita dalla seconda guerra mondiale. Useppe è il primo prodotto della Storia. Senza di essa, lui non esisterebbe.

Ida ha un altro figlio, quasi adulto, Nino. La guerra lo vede partigiano, poi anarchico. Appare e scompare, forse finisce in giri strani: non lo sappiamo, né lo giudichiamo. Intorno a loro ruotano altri ribelli, alcuni fascisti e soprattutto altri ebrei. La voce narrante non si esprime sulle scelte dei suoi personaggi: tutti, in questo libro, sono insieme travolti dal Male e, spesso, del Male sono insieme vittime e concause.

Punti di forza

Elsa Morante è una narratrice compassionevole, gentile, coinvolta. E coinvolge. Non dà niente per scontato ed è talmente sensibile verso i sentimenti del lettore, che si sente di prepararlo ad alcuni dei lutti più struggenti del libro con alcune pagine di anticipo, e noi le siamo grati perché quei personaggi sono stati una compagnia vera e viva.

“(…) altre volte, attraverso i tempi, il cristo si è presentato sotto diversi nomi, di maschio, o di femmina – lui non bada al genere – e di pelle chiara o scura lui si mette il primo colore che càpita – e in oriente e in occidente e in tutti i climi – e ha parlato in tutte le lingue di Babele – sempre tornando a ripetere la stessa parola!”

Tante volte la narrazione avrebbe potuto scivolare in sermoni. Invece, anche perché spesso viste attraverso gli occhi di un bambino, le vicende si svolgono davanti ai nostri occhi come in un film, vivide, e noi siamo totalmente conquistati.

Sono pochissimi i giudizi che l’io narrante si concede, e sono riservati a Hitler, Mussolini, all’antisemitismo e all’anarchia. Il resto è permeato di sensi di colpa, senso di impotenza, rabbia, dolore. E bisogno di trascinarsi avanti.

Però, però, però…

Potrei dirvi: “però” è lungo. Nell’edizione 1995 sono 668 pagine. Invece vi dirò: attenzione, è lungo. Quindi dopo tante pagine, tanta compagnia e tanta narrazione empatica vi rimarrà un’eco inaspettato, struggente, piena di compassione. Dopo essere stati immersi nella Storia, averla subita e patita in tutto il suo fluire inarrestabile, sarà difficile guardare nello stesso modo il glamour della vita contemporanea.

“(…) ci portiamo dentro nascosto un SS! e un borghese! e un capitalista! e forse anche un monsignore! (…) Ecco perché la nostra lotta è sempre un’azione monca… un equivoco … un alibi… false rivoluzioni, per evadere dalla rivoluzione vera, e conservare il reazionario che sta dentro a noi!”

Ai lettori moderni potrebbe giusto dare fastidio il largo uso che il narratore onnisciente intrusivo fa dei punti esclamativi, ma nulla più. Ci si affezionerà inevitabilmente ai personaggi, sgomenteranno le loro sorti, affascineranno le loro convinzioni, stupiranno le loro scelte.

Sono stata contenta di aver deciso di rileggere “La Storia” approfittando di una challenge tematica su Goodreads, e l’audiolettura in Audible mi ha aiutata, grazie anche all’interpretazione garbata ed empatica di Iaia Forte. È un libro che dovrebbe essere letto a scuola: in un trimestre dovrebbe starci.

Cristina Mosca