La vita a piccoli passi – di Luca Viscardi (Sperling & Kupfer)

La vita a piccoli passi – Luca Viscardi – Sperling & Kupfer

In copertina c’è anche questa frase: vivere è trovare il coraggio di affrontare la paura.

Prima di spiegare il perché del titolo e di questa frase e parlarvi del contenuto, mi vorrei soffermare sulla copertina. Mi rendo conto che non lo faccio mai, eppure dovrebbe essere una buona abitudine il farlo. Perché dicono molto del libro, soprattutto dopo che lo hai letto.

Una donna che abbraccia una città. Che cosa vorrà mai dire? Che cosa potrà mai rappresentare? Non so la donna chi sia, ma so che sta cercando di proteggere una città, la sua vita: Bergamo.

Forse c’entra il fatto che sono di Milano e quindi i bergamaschi sono cugini, o forse semplicemente perché sono un essere umano, ma a me l’immagine dei camion che sfilavano per le strade buie e vuote fa ancora venire i brividi, anche al solo ripensarci.

Davvero: non capisco come la gente possa sottovalutare o sostenere che il virus non esiste.

E non riesco a immaginare che cosa provi l’autore, Viscardi, che è di Bergamo e che ha vissuto i momenti più intensi per la sua città direttamente in ospedale. Sì, come paziente, con quel casco in testa che ti fa sembrare un astronauta, ma che da dentro deve essere terribile. Una barriera tra te e il resto del mondo, l’ultima speranza prima della terapia intensiva e dell’intubazione.

Lui, che a 50 anni correva la maratona, quindi sano e in forma, stava peggio dei settantenni ricoverati. Ma non era un’influenza che colpisce solo vecchi, con buona pace dell’INPS, e lascia stare i giovani e le persone produttive?

Viscardi non fa mai polemica: onore al merito! Semplicemente racconta.

Racconta la sua esperienza, come si fosse informato e si fosse tutelato per evitare il contagio, eppure, non si sa come, è stato contagiato. Ha rischiato di morire, anche se lo ha scoperto dopo. Da correre la maratona a non riuscire nemmeno a mangiare in autonomia, sollevare la forchetta un’impresa titanica. La prima barba dopo un mese è stato per lui come scalare l’Everest senza ossigeno!

E noi qui, da casa, al sicuro, non ce lo immaginiamo. Ce lo devono raccontare com’è riprendere a vivere un po’ per volta, a piccoli passi.

Lui, Luca, che per difesa non sente subito le emozioni. Ha fatto della razionalità il suo punto di forza, se sentisse le emozioni subito, forti, senza filtro, forse non reggerebbe. Ha questo meccanismo di difesa, per cui la paura arriva dopo, così come le altre emozioni travolgenti, tipo la nascita di un figlio.

Eppure proprio grazie a questa razionalità, ci racconta e consegna una storia vera. Non edulcorata né esagerata. Una sorta di cronaca della sua degenza in ospedale, scandita dai ricordi di una vita, del suo lavoro e della sua famiglia.

Un inno alla vita, un incoraggiamento a non mollare e un invito a sostenerci tutti.

Non ho messo citazioni, se volete sentire la voce dell’autore, potete farlo lunedì 18 alle 18.30. Lo intervisteremo e sentiremo da lui la sua storia, come sta adesso, come vive questa seconda ondata… come sta sua moglie. Se lui era Frodo alle prese con il maleficio dell’anello, sua moglie era Sam (il vero eroe a mio parere), che lo sostiene sempre e che si prende cura di lui, anche quando lui non se ne accorge. Ammalarsi di Covid può essere terribile, ma essere parenti o congiunti di chi si ammala, lo è altrettanto, per il fisico, la mente e le emozioni. Non sottovalutiamo questo aspetto!

Grazie alla casa editrice e all’ufficio stampa per la copia cartacea