La Vita Prodigiosa di Isidoro Sifflotin

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L’opera in una frase: Un piccolo gioiello della narrativa italiana contemporanea.

Biografia:

Enrico Ianniello (Caserta, 1970) è un attore, regista e traduttore. Ha lavorato a lungo nella compagnia di Toni Servillo. Dal catalano ha tradotto le opere di Pau Miró. Al cinema ha lavorato con Nanni Moretti, in televisione è il commissario Nappi della serie “Un passo dal cielo”. Per Feltrinelli ha pubblicato La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin (2015), il suo primo romanzo (vincitore del Premio Campiello Opera Prima 2015).

Editore: Feltrinelli

Num. Pagg.: 272

Prezzo: € 16,00

Sulla caviglia dello stivale Italia, là dove sta l’osso pezzillo, nasce il nostro eroe, Isidoro Sifflotin. Nella casetta di Mattinella, che sta su da trecento anni e “non crollerà mai”, il prodigioso guagliunciello Isidoro affina una dote miracolosa, ricevuta non si sa come da Quirino – il padre strabico, poetico e comunista – e da Stella, la mamma pastaia. Qual è questa dote? La più semplice: Isidoro sa fischiare, e fischia in modo prodigioso. Con il suo inseparabile merlo indiano Alì dagli sbaffi gialli, e l’aiuto di una combriccola stralunata, crea una lingua nuova, con tanto di Fischiabolario, e un messaggio rivoluzionario comincia magicamente a diffondersi. Proprio quando il progetto di un’umanità felice e libera dal bisogno sta per prendere forma, succede qualcosa che mette sottosopra l’esistenza di Isidoro. “Tutto quello che cresce si separa”: con addosso questo insegnamento di mamma Stella, Isidoro, ormai ragazzo, scopre Napoli e si imbatte, senza neanche rendersene davvero conto, in un altro linguaggio prodigioso e muto: quello dell’amore.

È come se il fischio di Enrico Ianniello chiamasse a raccolta intelligenza del cuore, miracoli dell’immaginazione, gioia dell’invenzione. Isidoro Sifflotin è un sicuro amico di tutti i buoni lettori. Un appuntamento irrinunciabile.

“Chi non ha sofferto, canticchia. Chi ha sofferto, canta!”

 

Recensione: Come sempre mi accade, prima di acquistare questo romanzo ho sfogliato le prime pagine. La scrittura potente e originale mi ha incollato alla lettura al punto da divorarlo in pochi giorni e farmi rimpiangere di averlo concluso così in fretta. Ha in sé la magia di un mondo di provincia, magico e crudo insieme, vissuto attraverso gli occhi di un bambino che cresce nell’Irpinia degli anni ’80 in una famiglia piena di amore, colore e parole. Ogni personaggio è dettagliato e sfaccettato, sono persone vere che si muovono attraverso la penna sapiente dell’autore. Le parole singolari sono inserite con attenzione minuziosa, ciascuna occupa il posto per cui è stata creata. Cresciamo un po’ anche noi insieme a Isidoro in questo romanzo di formazione che rimane nel cuore. Geniale già nella scelta di semplicità della copertina e dei nomi, ci lascia innamorare di Stella e Quirino, genitori amorevoli, e ci fa imparare strategie di sopravvivenza in un mondo difficile. Sparte e capisce, dall’America ai monumenti di Napoli. E per descrivere un urlafischio bastano fusilli e conchiglioni di mamma Stella pastaia, mentre ridiamo delle pallocentriche di Quirino dall’occhio storto e della pancia grassa di Canzone. Ciò che resta è l’amicizia fra Isidoro e il merlo indiano Alì, che non si lasciano mai e anche quando tutto cambia, queste due anime sono inseparabili. Senza parole, uniti dal fischio e da una comprensione profonda, sincera prerogativa dell’amicizia. Questa perla di romanzo, una storia semplice dalla scrittura originale è una lettura indispensabile, grande rivelazione dell’anno.

8 Risposte a “La Vita Prodigiosa di Isidoro Sifflotin”

  1. Quello fu il più grande Sparte e Capisci della mia vita; tutto si spartette, tutto si separò davanti ai miei occhi e questa separazione sembrava fatta apposta per farmi capire, farmi vedere come è fatta la vita veramente: le pietre si separavano dalla malta e i mattoni dal cemento per farmi capire come sono fatti dentro i muri della casa, la terra si apriva per farmi capire quello che ci stava sotto ai miei piedi tutti i giorni …le persone si erano separate per insegnarmi com’è fatto il dolore di due che sono costretti a lasciarsi per sempre.
    (Enrico Ianniello – “La Vita Prodigiosa di Isidoro Sifflotin”)

  2. Con te, ho capito che la vita malata nessuno la rappresenta, la canta, la prende in giro, ci gioca.
    “Hai mai visto la statua di un malato?” mi hai detto una volta. “Nei musei ci sono corpi eroici, morenti, tesi, angelici, dormienti, combattenti, erotici, tutto quello che vuoi tu, ma mai malati.”. Invece mi hai insegnato che la malattia è una vita più profonda, più desiderante, più sfidante.
    La malattia fa schifo, certo, ma non è il contrario della vita; è il doppio della vita stessa, è la vita più la coscienza di vivere, la gioia consapevole del godimento che ti spetta per il solo fatto di essere al mondo.
    (Enrico Ianniello – La Vita Prodigiosa di Isidoro Sifflotin)

  3. “Ci insegno alle persone che vengono al concerto, che so’ tutti poveri più o meno, un pò di parole fischiate, così incominciano a impararsi ‘na lingua, diciamo, che sanno solo loro, e la possono usare poi in futuro per parlare senza farsi capire, e organizzano un mondo diverso all’insaputa dei ricchi, e questo mondo naturalmente sarà più giusto di mo, e non che ridono sempre gli stessi e piangono sempre gli stessi, ma che si ride e si piange un pò per uno.”
    “O che non si piange proprio, si ride solo!”
    “Ah, meglio ancora!”
    “E io e te saremo ancora fidanzati, poi, in quel mondo?”
    “E certamente!”
    “Andalè!” rispose lei, facendo uno strilletto e una specie di mossa spagnola che chissà come c’era venuta, poi mi guardò proprio fisso dentro agli occhi per un momento, in silenzio. Fu bellissimo, e se non sbaglio mi diede l’impressione di essere un pò trabica. Quando si alzò per andare dalla mamma, io rimasi incantato a guardare quel mare, ma negli occhi tenevo ancora lei.
    (Enrico Ianniello – La Vita Prodigiosa di Isidoro Sifflotin)

  4. Solo chi se ne va può scegliere di tornare.
    (Enrico Ianniello – La Vita Prodigiosa di Isidoro Sifflotin)

  5. Quando tutti pesano su un lato, incamminati lentamente verso il lato opposto, anche se all’inizio ti farà paura.
    (Enrico Ianniello – La Vita Prodigiosa di Isidoro Sifflotin)

  6. Perché vivere, sappiamo vivere tutti, ma raccontare il mondo no, è un’arte sopraffina, la ricreazione del tutto; il mondo non esiste affatto se non c’è qualcuno che lo sminuzzi, lo faccia diventare polvere, e poi ci soffi sopra; se non c’è nessuno che trasformi la materia in canto, fischio, ode -o parodia-, poesia, romanzo, gioco di parole, canzone, danza, il mondo è solo una pura sequenza casuale e sorda di accoppiamenti, nascite, morti, defecazioni e nutrimenti.
    (Enrico Ianniello – La Vita Prodigiosa di Isidoro Sifflotin)

  7. Penso che nella vita di un uomo sia assai importante scegliere le persone che si vogliono frequentare, oltre a quelle che ti capitano per caso per via del posto in cui vivi o per via dei genitori che ti hanno procreato. (…) Per frequentare voglio significare starla a sentire, dedicare una parte del mio tempo a lei invece che a qualcun altro o a qualche altra occupazione, e riflettere e meditare su quello che lei dice perché, come ho scritto poc’anzi, io a lei credo quando parla, mentre a tanti suoi colleghi no
    (Enrico Ianniello – La Vita Prodigiosa di Isidoro Sifflotin)

  8. Ha anche messo da parte cinque Scatoline Speciali e dentro ci stanno le frasi che prende dai libri, dai giornali, dappertutto, ritaglia le frasi che lo colpiscono e le mette in ordine, ripiegate nelle scatoline, poi ogni tanto le stende sul tavolo della cucina, come fa mamma con la pasta, per fare la Serata delle Belle Parole, cioè un gioco dove lui prende una frase a caso – prima le mette tutte a faccia in giù -, la legge ad alta voce e io e mamma dobbiamo dire tutto quello che ci viene in mente, così, a caso, senza regole, e lui dice che facciamo delle poesie bellissime, “piene di indipendenza”, che se qualcuno le scrivesse nei libri veri vincerebbe subito il Nobèl per la Libertá di Parola.
    Per esempio:
    Frase trovata in un giornale
    (ma secondo me se l’era inventata lui)
    Chi non ha sofferto, canticchia.
    Chi ha sofferto, canta.
    (Enrico Ianniello – La Vita Prodigiosa di Isidoro Sifflotin)

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