“La Zattera Astronomica” di Giulia Bignami (Baldini + Castoldi)

“La Zattera Astronomica” di Giulia Bignami (Baldini + Castoldi)

Di questo libro per prima mi ha parlato la copertina. Ma l’argomento era un richiamo talmente forte, come il nome dell’autrice, che ho subito desiderato fortemente leggerlo.

Giulia Bignami ci consegna un memoir ironico e delicato da cui emerge la figura di un padre presente e sopra le righe, e un grande rapporto d’amore fra un padre e una figlia.

Già dalle prime righe si avverte un’atmosfera divertente e allegra, la volontà di rendere la vita di un padre importante realistica e con uno sguardo rivolto prevalentemente al privato.

Giovanni Bignami è stato un uomo importante: astrofisico, presidente dell’agenzia spaziale italiana e divulgatore scientifico. Ma sua figlia in questo volume prezioso ci presenta un ritratto dolcissimo e sincero come soltanto lo sguardo di una bimba può essere.

Il sottotitolo recita: come sopravvivere a un papà scienziato, ed è proprio questo che ci viene mostrato, un padre spericolato che, forte delle sue conoscenze scientifiche, prova sempre ad andare oltre il limite.

Mi è molto piaciuto il racconto delle cene in casa, l’autrice spesso si ritrovava astronauti a tavola a colazione, tutti che volevano per forza spiegarle come si fa la pipì nello spazio! Oppure costretta ad attraversare il mare a nuoto, con due tronchi legati in vita.

Ecco, avventure strepitose che soltanto un papà eccezionale poteva farle vivere. Con sguardo disincantato, forse, come quando si riunivano in terrazza con i vicini a fare a gara su chi riusciva a vedere più satelliti in cielo, mentre gli altri bambini di solito stanno le notti d’estate col naso all’insù per esprimere un desiderio alle stelle cadenti… Ma con una magia tutta sua, che Giulia Bignami riesce a trasporre perfettamente su carta.

Anche se persino ai suoi occhi di bimba tutto questo appariva un po’ folle!

Incipit:

Avete mai visto un astrofisico e un plasmista costruire una zattera?

No.

E ci sarà un motivo.

Per la cronaca, un plasmista è un fisico che si occupa dello studio della materia in stato di plasma. Fondamentalmente, gas tanto caldo che molecole e atomi iniziano a perdere pezzi. Così, più o meno, mi era stato spiegato quando avevo sei anni. Mi era stato anche lungamente spiegato che il problema del plasma non è solo produrlo, ma una volta prodotto va anche confinato, cioè tenuto in uno spazio ristretto da cui non scappi. Nessuno vuole un plasma che scappa, così mi avevano detto. Ovvio. E allora si parte col costruire ciambelle con campi magnetici assurdi, perché ai plasmi piace stare confinati nelle ciambelle. Che poi, quale plasma sano di mente vorrebbe mai scappare da una ciambella?

Tutto questo per fare la fusione nucleare, come le stelle, mi dicevano. E io volevo solo fare colazione. (Tra parentesi, la cosa che non ho mai capito negli anni è perché spendessero così tanto tempo a spiegarmi una cosa che mi dicevano sempre essere «dietro l’angolo». A me non sembrava si arrivasse mai a questo angolo).

Chi mi spiegava queste cose era mio padre, che si definiva «il più grande esperto internazionale di satelliti». Io non gli ho mai creduto, per principio.

Il peggio di quella colazione però doveva ancora arrivare. Non era certo la lezione di fisica dei plasmi, no, alle lezioni mattutine ero abituata. Gli argomenti erano quasi sempre stelle, di vario tipo, purtroppo mai pan di stelle.