“L’amica geniale” di Elena Ferrante (e/o)

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“L’amica geniale” di Elena Ferrante (e/o 2011)

Sul nostro sito non amiamo mettere doppioni. Un’eccezione però la vogliamo fare con questo romanzo molto popolare, perché troviamo interessante confrontare le due recensioni, fatte a distanza di anni da persone diverse. Qui trovate la prima.

Finalmente ho avuto l’occasione di leggere il primo volume de “L’amica geniale”, la fortunata serie scritta da Elena Ferrante, campione di vendite e di interesse. Pubblicato da E/O nel 2011, è la base della serie televisiva italo-statunitense in onda sulla Rai.

L’ho letto perché esiste questa sfida bellissima di Sbarbine che leggono, che più che sfida è una dichiarazione di intenti, che si chiama “Lo scaffale strabordante”. Ogni partecipante sceglie trenta libri che vuole leggere nel corso dell’anno (da settembre 2022 ad agosto 2023) e quando i libri coincidono si formano dei piccoli gruppi per leggerli insieme. Si formano anche quando non coincidono, in realtà. In pratica nello #scaffalestrabordante si legge qualcosa insieme sempre.

E quindi insomma il primo libro che ho tolto dal mio scaffale è stato della famigerata Elena Ferrante, questo essere mitologico forse donna, forse uomo, forse computer, questa penna che si nasconde dietro uno pseudonimo e che come il Bartleby di Herman Melville è riuscita a muovere tante polemiche, tanti dubbi e tanta perplessità senza fare assolutamente niente. Anzi, proprio perché non ha fatto assolutamente niente, fuorché scrivere: che è la massima aspirazione di qualsiasi autore che abbia respirato sulla terra.

Cos’è “L’amica geniale”

Lila e Lenù, ossia Raffaella Cerullo ed Elena Greco, sono le due protagoniste de “L’amica geniale”. La narrazione è un lungo flashback. La prima cosa che sappiamo, all’inizio del libro, è che Lila è scomparsa, cancellando ogni traccia dietro di sé. La sua amica, allora, che è anche l’io narrante, decide di non permettere che questo accada davvero e inizia a ricostruire la sua storia.

Viviamo una Napoli degli anni Cinquanta e Sessanta fatta di povertà, violenza e ignoranza, com’era tutta l’Italia di quei tempi, specie al Sud. Figlie che vengono scaraventate fuori dalla finestra (ancora non mi riprendo da quella scena), maestre imperiose, poveri ambiziosi. E poi quella sensazione di restare indietro se “ci si ferma” a studiare invece di sposarsi e fare figli: un aspetto che mi ha colpito più di tutti.

In questo scenario, fra tutti i suoi personaggi, viziati, arroganti, umili, coraggiosi, si muove l’amore-odio fra le due protagoniste. Lila e Lenà si misurano continuamente, migliorano grazie alla nascosta competizione tra loro, si scambiano a vicenda i ruoli di “cattiva” e di “saggia”.

Soprattutto se stiamo assistendo alla riuscitissima audio lettura di Anna Bonaiuto, che ha prestato sua voce napoletana ai personaggi, ci troviamo catturati dalle vicende e dalle dinamiche.

Punti di forza

“Show, don’t tell”. Ne “L’amica geniale” la regola massima del romanzo contemporaneo è rispettata in maniera riuscita. Attraverso l’io narrante assorbiamo una storia che potrebbe essere la nostra. È difficile confessarsi di provare invidia o antipatia per qualcuno che abbiamo eletto ad alter ego e attraverso cui ci siamo specchiati durante la nostra crescita.

La storia di Elena Ferrante lo fa: confessa l’inconfessabile. L’autrice divide con un semplice spartiacque il buono dal cattivo, la vittima dal carnefice, e sposta i personaggi a suo piacimento da una parte e dall’altra, a vicenda.

Una visione che inizialmente sembra proposta come manichea ci sorprende quando rimescola le carte e confondendo ruoli e funzioni. Non accade forse così nella vita? Non scopriamo forse a un certo punto che il bene e il male sono interscambiabili? Che tra il bianco e il nero esistono dei toni di grigio?

E cosa puoi fare quando ti trovi come “compare di fazzoletto” al tuo matrimonio il padre di quegli stessi ragazzi che hanno provato a spararti, la notte di Capodanno?

Però però però…

Come avvicinarsi a un libro così gonfiato, decantato, ammirato, proposto e riproposto in mille salse da quattro anni? Come vincere la naturale diffidenza verso i fenomeni di massa? Come ripulirsi dalle aspettative?

Con un pochino di incoscienza.

L’unica punta di delusione che ho provato leggendo “L’amica geniale” è che mi aspettavo qualcosa di diverso dalla scrittura. Mi era stato paragonato a “Il soccombente” (e adesso so anche perché), ma dal punto di vista dello stile siamo su due pianeti diversi, anche perché un pubblico popolare ha bisogno di una scrittura scorrevole.

Al posto dei flussi di coscienza e profondissime introspezioni di Thomas Bernhard ho ricevuto molta azione e poche, ma incisive, epifanie. Una volta spostato il focus e le aspettative, sono riuscita a godermi il romanzo e ad assistere serenamente all’evoluzione della storia.

Cristina Mosca