Le conseguenza dell’odio – di Elizabeth George

Le conseguenze dell’odio

di Elizabeth George

edizioni TEA

Dal sito dell’editore

Non c’è pace per l’ispettore di New Scotland Yard Thomas Lynley. che, reduce dalla difficile indagine condotta in Italia, si trova a scavare tra i segreti, i risentimenti e i rimorsi di una famiglia segnata da un lutto terribile: un suicidio che, ogni giorno di più, rivela risvolti agghiaccianti. costringendo Lynley ad affrontare i suoi stessi, dolorosissimi fantasmi, in quello che si annuncia come il caso più complesso della sua carriera. La vita non sorride nemmeno al suo storico braccio destro, Barbara Havers, che attraversa una profonda crisi personale e professionale. Sperando di aiutarla a ritrovare la sicurezza e lo smalto di un tempo, Lynley accetta di affidarle un caso che Barbara stessa si è trovata tra le mani: la morte in circostanze sospette di una scrittrice nota per le sue posizioni a favore del femminismo. Per risolvere l’enigma, Barbara parte per il Dorset, dove, dietro una facciata incantevole di villaggi pittoreschi, distese di colline erbose e scogliere bianche a picco sul mare, scopre un mondo di tradimenti, incontri clandestini e amori trasformati in gabbie da cui è impossibile fuggire…

Recensione

Credo di non aver ancora recensito libri di Elizabeth George, nonostante li abbia letti quasi tutti.

Per anni, appena uscivano, non vedevo l’ora che mia madre li comprasse per leggerli (potrei comprarli io, certo, ma perché privarla del piacere di essere la prima in famiglia a leggerli? 😁). Adesso, invece, l’ho letto, con calma, due anni dopo l’uscita e senza entusiasmo né prima, né durante. Mi dispiace recensire un’autrice che ho amato, con un romanzo che non è certo dei suoi migliori.

Per chi non conosce i personaggi, avrà poco senso quello che dirò.

La scrittura scorre, come sempre, e la voglia di arrivare alla fine, di scoprire cos’è successo veramente, anche, come in tutti i thriller o mistery. È tutto quello che ci sta in mezzo, che da qualche libro a questa parte mi lascia un po’ perplessa.

Al di là del fatto che Linley ha circa trent’anni da vent’anni e ciò nonostante porta gli occhiali per leggere e ha qualche capello bianco. Da quando è morta sua moglie non è più lo stesso. La sua storia con la Ardery prima e con Daidre adesso per me non hanno senso. La Havers è sempre più una caricatura di se stessa. La Ardery sempre più odiosa, senza che ce ne sia veramente motivo. Nkata è ormai il migliore.

Ci sono tuttavia un paio di aspetti positivi: finalmente conosciamo un po’ meglio e da vicino Dorothea Harriman, altra trentenne da una vita, anche se ho l’impressione che lei invece di invecchiare, ringiovanisca nel corso dei libri. E il fatto che forse nel prossimo capitolo ci saranno novità e cambiamenti per la Havers, cosa che mi auguro, perché il suo personaggio è diventato noioso e ripetitivo.

E veniamo alla storia. Un ragazzo problematico che si suicida sotto gli occhi della sua compagna. Una madre un po’ troppo invadente, debordante sia in senso fisico che come atteggiamento, incapace di empatia  e di comprendere i limiti del vivere civile: insomma, un’altra caricatura di se stessa. La Havers andrà nel Dorset per indagare, accompagnata da Nkata, i suoi modi sono ancora più ruvidi e antipatici dei libri precedenti, ma, come sempre, porta a casa il risultato.

Dopo l’ultimo libro (Un piccolo gesto crudele) non avevo molta voglia di rileggere l’autrice, ma alla fine i suoi libri sono piacevoli, anche se i personaggi sono forse un po’ troppo ingessati nei loro ruoli. St James fa la sua comparsa, molto marginale. Tutto il resto si concentra su Linley, Nkata, Havers e Ardery.

Come già anticipato leggerò il seguito perché sono curiosa di sapere come evolve il personaggio della Havers, sperando che Linley torni un po’ se stesso, un po’ più vivo e colorato, e che la Ardery evolva anche lei o sparisca. E poi, chissà?, magari la Harriman diventerà un personaggio principale, chi può dirlo?

Daniela