Le tombe di Atuan – Ursula K. Le Guin (Mondadori)

Le tombe di Atuan
di Ursula K. Le Guin
Mondadori

Dal sito dell’editore

Nel mondo incantato di Terramare, fatto di isole, arcipelaghi e sconfinate distese d’acqua, il giovane Mago Ged prosegue il lungo e avventuroso viaggio che gli ha permesso di conquistare poteri sempre maggiori e di lottare vittoriosamente contro l’Ombra. Il compito che ora lo aspetta è la conquista dell’anello spezzato di Erreth-Akbe, nel lontano deserto di Atuan. Ed è là che incontra Tenar, un’adolescente strappata alla famiglia quando era ancora bambina, per essere consacrata sacerdotessa delle Forze della Terra e custodire le Tombe che celano l’anello, finché Ged non decide di portarla via dall’oscuro labirinto della magia e liberare Tenar dalle tenebre.

Recensione

Pubblicato nel 1970,  e comparso per la prima volta in italiano nel 1980. Secondo capitolo della saga di Terramare.

In questo capitolo conosciamo Tenar, che viene tolta alla sua famiglia; insieme ai suoi cari perde anche il nome, d’ora in poi si chiamerà Arha, e viene condotta in un luogo lontano e isolato per essere educata e istruita per diventare, a quindici anni, Prima Sacerdotessa delle Tombe di Atuan.

A lei il compito di proteggerle e di custodirle.

Come nel capitolo precedente l’autrice ci racconta di un mondo magico, costituto da luci e ombre. Ombre che si allungano sull’animo degli uomini, anzi, in questo caso, delle donne. Arha è sola: la sua posizione non le permette di avere amiche, anche se poi qualche legame lo stringe lo stesso. In particolare con Penthe, una sua coetanea, destinata a minor gloria, e Manan, l’eunuco incaricato di servirla e proteggerla. A educarle alle arti e alla protezione degli Oscuri sono due sacerdotesse: una buona e onesta, l’altra, Kossil, corrotta e invidiosa. Arha deve trovare strategie e finzioni per non destare sospetti in Kossil. Deve imparare a manipolarla perché questa non sopporta che le vengano impartiti gli ordini. Nonostante Arha sia, in teoria, la più potente, di fatto Kossil conosce molti segreti di quel luogo e delle tombe e Arha dipende da lei per diventare a tutti gli effetti Prima Sacerdotessa, nei fatti oltre che nel titolo.

La Le Guin ci porta in questo mondo tutto femminile, dove il male viene adorato e protetto; dove, ancora una volta, bene e male si confondono, i confini non sono sempre chiari e definiti, non tutte le azioni hanno le conseguenze sperate e aspettate. A metà capitolo circa ritroviamo Ged. Lui e Arha stringono un tacito patto di mutuo soccorso. Grazia ad Arha Ged non morirà nelle tombe, e grazie a Ged Arha potrà liberarsi da quell’ombra scura e andare alla ricerca di se stessa.

Come nel primo capitolo, e ancora di più, ne Le tombe di Atuan si parla di magia, ma, soprattutto, di rapporti interpersonali, di lealtà, cupidigia, ambizione e generosità, onestà e arroganza, gentilezza d’animo e aridità. Chiaro e scuro, luci e ombre, bene e male in perenne contrapposizione e lotta. Il Bene alla fine vince, ma qualcosa al Male deve cedere, la vittoria non è scevra di compromessi e perdite. Perdita dell’innocenza e della fede cieca. Messa in discussione dei principi seguiti finora. Fine del mondo che si conosceva.

Anche questo capitolo è di formazione e di crescita per la protagonista che, alla fine, recupera almeno il suo nome: Tenar.

Daniela