L’ignoranza dei numeri – di F. P. Oreste (Baldini+Castoldi)

L’ignoranza dei numeri
di Francesco Paolo Oreste
Baldini+Castoldi

Dal sito dell’editore

L’ispettore Romeo Giulietti è un uomo di speranze, è uno che crede nelle parole, più che nei numeri, e nei miracoli, perché gli è capitato di vederne qualcuno. La sua casa è il suo rifugio dove spesso sogna. Sogna frammenti della vita degli altri. I loro amori, le loro miserie, i loro dolori gli cadono dentro quando chiude gli occhi, quando il sonno dovrebbe essere ristoro e invece si trasforma in un valzer di immagini e parole da cui Giulietti cerca di trarre una soluzione, una spiegazione, un abbozzo di verità. Combattuto tra la legge che ha giurato di servire e la giustizia cui profondamente anela, tra l’amore impossibile per Rebecca, che lo ha lasciato e a cui non ha mai smesso di pensare, e le indagini da portare avanti, Giulietti trova conforto nel pragmatismo tagliente del suo fido assistente Michele, detto appunto ‘a polemica, nei libri dei suoi autori preferiti, che sfoglia ogni volta che ha bisogno di trovare risposte, nella contemplazione di quel mare – il suo mare – che, silenzioso e onnisciente, è il solo (forse) in grado di restituirgli il vero senso delle cose. Così, in una Napoli sommersa dai rifiuti, l’ispettore si schiera dalla parte di un’umanità piccola piccola che lotta per sopravvivere. Per questo quando viene brutalmente assassinato Tatore ‘o Scarrafone, che vive di furti e di espedienti, Giulietti vuole a tutti i costi scoprire la verità. Prefazione di Erri De Luca.

Recensione

Ci sono dei libri che ti prendono, si insinuano sotto pelle e a volte, all’improvviso, ti fanno male. Quel male che senti vero perché, anche se è finzione, sai che dice la verità, e non è una verità piacevole. Sono libri importante, fondamentali perché sono quelli che ci costringono a riflettere. Oppure no, ma a me piace pensare che leggere serva a migliorarci e a capire di più il mondo, anche quello che non vorremmo vedere e di cui beatamente ignoriamo i meccanismi.

Questo è uno di quei libri, se si vuole. Si può leggerlo come un bel poliziesco, un bel libro scritto bene, senza farsi travolgere, oppure come la trasposizione fittizia di avvenimenti reali. E questo è il modo in cui l’ho letto io, e fa male.

Chi non conosce la verità è uno sciocco, chi la conosce e la chiama bugia è un criminale.

Bertold Brecht

Romeo Giulietti è un ispettore che ama il suo lavoro. Non è stato amore a prima vista, ma adesso non potrebbe farne a meno e, soprattutto, non saprebbe farlo in altro modo. Il suo è un modo rispettoso, anche dei criminali. Non ama fare l’infame, né ricattare per ottenere informazioni, se lo può evitare, e crede che un crimine sia tale, indipendentemente dalla vittima. Così si trova a indagare sull’omicidio di Tatore ‘o scarrafone, come uno scarafaggio morto schiacciato. Non è una morte importante, era un delinquentello, ma per Giulietti è una morte che reclama giustizia, come qualunque altra.

Tatore forse non ha mai avuto veramente scelta. La sua è stata una sopravvivenza più che una vita.

Nella vita non tutto quello che si somma aggiunge.

Soprattutto in certe vite, equazioni algebriche con tanti meno e pochi più. Come quella di Ninetta (madre di Tatore, nda) che dalla sua vita da zero assoluto aveva dovuto sottrarre un marito, mezza coscia, una figlia e ora Tatore, lo scarrafone bello a mamma sua.

Ci sono dei passaggi in questo libro che colpiscono per la loro semplicità, perché raccontano la realtà e che certe vite non sono destinate alla fortuna o anche solo a un miglioramento. E invece ci dovrebbe essere una seconda possibilità per tutti. E tutti meritano giustizia, anche gli scarafaggi schiacciati contro una macchina, anche quelli che sono talmente brutti che possono sorvegliare la bella moglie di un carcerato, senza che nessuno pensi anche solo lontanamente che lei se ne possa innamorare.

C’è la legge e poi c’è la giustizia. Non sempre le due cose coincidono. La legge a volta è imprecisa, incompleta, non può rendere giustizia. E a questi torti a Giulietti piacerebbe porre rimedio.

Un libro appassionato, raccontato da chi conosce Napoli e ciò di cui parla, conosce le dinamiche dei clan, le possibilità e i limiti delle forze dell’ordine. Uno che ci racconta come certe vite nascano e muoiano nell’oscurità, senza alcuna possibilità di riscatto. Anche se, in fondo, potrebbero essere brave persone, stare dall’altra parte della barricata. Solo che nessuno ha mai insegnato loro a comportarsi in maniera diversa

Giulietti viaggia col fido assistente Michele a polemica, che però sa anche essere umano, oltre che polemico. Alla fine l’assassino lo trova, ma giustizia non sempre è fatta.

Un libro da leggere.

Daniela