L’impero del sogno – di Vanni Santoni

L’impero del sogno

di Vanni Santoni

Edito da Mondadori

 

Dal sito dell’editore

A volte i sogni possono essere il rifugio da una realtà ingrata. Ma quando il confine tra sogno e realtà sbiadisce, la situazione può sfuggire di mano. Federico Melani, ventenne di provincia indolente e caratteriale, in rotta con tutto e tutti, comincia a fare un sogno ricorrente. Di più: un sogno seriale, che va avanti con o senza di lui. Lì le cose sono molto diverse rispetto al contesto in cui vive: è atteso con ansia, e intuisce di avere importanti responsabilità. È infatti uno dei delegati, assieme a mostri, dèi ed esseri bizzarri di ogni tipo, a un summit dove si prenderanno decisioni cruciali per il destino di molti mondi. Ma perché tutte le delegazioni hanno tre membri mentre le sedie accanto a lui sono vuote? Dove sono i suoi compagni?

Ben presto Federico si ritrova così coinvolto dalla vicenda da preferire il sonno – indotto con metodi più o meno naturali – alla veglia. Sarà l’inizio di un’avventura vertiginosa che lo porterà a stringere inaspettate alleanze, a combattere creature fantastiche e archetipiche, a rubare armi mitologiche e a prendersi cura di una bambina-​impe­ratrice capace di regalare diverse sorprese.

Recensione

Un libro non si giudica dalla copertina, lo sappiamo e non lo facciamo mai, ma in certi casi le copertine sono degne di nota.

In questo caso specifico la copertina mi ha colpita prima di iniziare il libro, mi sembrava un’accozzaglia di simbolismi, non la capivo. Bella, mi è piaciuta subito proprio per il mischione di simboli e di colori, anche se quell’uovo cosmico in mezzo mi metteva un po’ a disagio. Ora che l’ho letto, posso dire che nella copertina c’è tutto il libro. E che è perfetta.

Confermo: un insieme di simbolismi e riferimenti a diverse culture, molto onirica.

Il libro è tutto un sogno, o quasi.

Federico continua a ritrovarsi in questo sogno un po’ inquietante, in cui deve recarsi a un palacongressi, dove convergono delegazioni dalle fattezze e origini più strane e disparate. L’argomento gli è oscuro: non sa perché si trovi lì, ma continua a tornarci e, quando torna alla realtà, fa di tutto per riaddormentarsi e continuare il sogno.

Ci sono alcuni aspetti di questo libro che mi hanno colpita. Innanzitutto il linguaggio. Lo so, sembra banale, ma Santoni attinge a un vocabolario molto vasto e preciso, più della maggioranza dei libri che leggo normalmente. E non c’è quasi pagina senza riferimenti ad altri libri, autori, alla realtà o a D&D.

Mi è sembrato, in certi passaggi, che anche la scelta di alcuni termini fosse un tributo a determinati autori.

Non è facile, ma Vanni Santoni ci è riuscito.Ha scritto un libro onirico, che mi ha portato in un sogno da cui non volevo svegliarmi, è riuscito a farmi sentire la voglia di addormentarsi di Fede, il protagonista, pur mantenendo un registro elevato e senza mai ripetersi o annoiare.

Non ho i suoi riferimenti culturali, per cui mi sembra di fare una recensione un po’ zoppa, perché non sono in grado di dare rilievo a tutte le citazioni, alle trasposizioni, ai riferimenti che Santoni fa ai manga, fumetti, giochi di ruolo, libri e quant’altro… un universo a me ignoto.

Questo non mi ha però impedito di apprezzare e godermi il libro, il che significa, a mio avviso, che l’autore è andato oltre. Ha attinto alle sue conoscenze e le ha personalizzate, fatte sue, cosa che apprezzo sempre molto. Mi piace quando un autore non si limita, quando senza paura mette nel libro, in bella vista, i suoi riferimenti, e quando lo fa però in maniera nuova, sua, personale.

Daniela