“Lo stato dell’arte” di Demetrio Paolin (Autori Riuniti)

“Lo stato dell’arte” di Demetrio Paolin, Editori Riuniti 2019

Nel 2020 la casa editrice indipendente Autori Riuniti di Torino ci mandò il racconto breve “L’uomo nel fango”, appena uscito, affinché lo recensissimo. Insieme a lui arrivarono altri due libricini, sempre della collana “I bugiardini”, che si nascosero prontamente tra gli scaffali della mia libreria. Sono spuntati fuori solo nel mese di agosto, mentre cercavo uno scritto breve da portare al mare. Ho letto così “Lo stato dell’arte” di Demetrio Paolin, pubblicato nel 2019.

Cos’è “Lo stato dell’arte”

Un mini libricino per una mini raccolta di racconti: questo, al primo impatto, può descrivere in poche parole “Lo stato dell’arte”, di 47 pagine. Il titolo si riferisce a un ricordo di famiglia. Nella nota per il lettore, Demetrio Paolin tratteggia un manifesto: vuole dare alle sue parole il diritto di viaggiare liberamente, senza spingerle con presentazioni, interviste o atti promozionali.

Così, tra questa prefazione e il primo racconto “L’ospite” il passo è continuativo: il suo protagonista è un pittore intento a realizzare la più grande opera della sua vita, lasciandosene fagocitare e dandole una vita propria.

Anche il secondo racconto, “Il quadrato nero di M.” contiene riflessioni sull’arte ma stavolta è quella della scrittura.

Punti di forza

La cosa bella de “Lo stato dell’arte” è che Demetrio Paolin non si ferma al mero esercizio stilistico, ma usa le parole come grimaldello e fa irruzione nella comfort zone del lettore e lo costringe a guardare.

“È la disciplina: la sua unica vera e reale forma di talento e di sopravvivenza. Essere disciplinato, prendere una decisione e portarla a termine, non pensare a quali saranno le conseguenze per sé e per gli altri, ma essere fedele all’opera che ha immaginato”

Quanto vale, per un creativo, lo sforzo di mostrare quello che vede? Fino a dove ci si può spingere in nome della propria opera d’arte?

Però, però, però…

Bisogna essere pronti a essere costretti a guardare. Mentre Paolin inventa, ci apre un varco verso un immaginario disturbante che appartiene a tutti noi, ma che abitualmente teniamo a bada. Perciò consiglio questa lettura a chi è disposto ad affondarvi con tutte le scarpe.

“Chiunque scriva sa che è condannato a fallire, che mai la sua scrittura produrrà qualche modifica del reale”.

Cristina Mosca