“M. Gli ultimi giorni dell’Europa” di Antonio Scurati (Bompiani)

“M. Gli ultimi giorni dell’Europa” (Bompiani 2022) chiude la trilogia di Antonio Scurati focalizzata sulla figura di Benito Mussolini. La trilogia è stata aperta nel 2018 da “M. Il figlio del secolo”, premiato allo Strega, ed è proseguita con “M. L’uomo della Provvidenza”. Ero curiosa e ne avevo sentito parlare così bene che l’anno scorso mi sono iscritta a Storytel apposta per ascoltare l’intera trilogia. Non sono rimasta delusa.

Cos’è “M. Gli ultimi giorni dell’Europa”

Il libro è incentrato sugli anni che vanno dal 1938 al 1940. Mussolini e Hitler stringono l’alleanza che si rivela suicida per l’Italia; nel frattempo in Italia vengono promulgate le leggi razziali contro gli ebrei nonostante le rassicurazioni contrarie del governo.

La Germania è più che mai diretta verso una nuova guerra; l’Italia cerca in tutti i modi di ritardare il proprio coinvolgimento, dichiarando più volte che per riprendersi dalla precedente avrebbe bisogno di almeno tre anni.

Punti di forza

In “M. Gli ultimi giorni dell’Europa” ho continuato a trovare quell’esattezza e quel ritmo che mi avevano già coinvolta nei due precedenti libri. L’azione si sposta dal popolo ai piani alti, quelli del potere, perché viene aperto il dialogo con l’Europa e in particolare con la Germania. La Storia irrompe negli epistolari, nei diari privati. In questo caso, Scurati attinge a piene mani anche dalla voce di Claretta Petacci, amante devota del Duce, mostrandoci tra l’altro un rapporto totalizzante e devoto.

Nella seconda parte del libro arriva un aspetto che mi ha piacevolmente stupito. Scurati sembra tingere di compassione la ricostruzione del patto tra Mussolini e Hitler, e delle operazioni condotte dalla Germania alle spalle dell’Italia per iniziare una guerra in cui la trascinerà prima che sia pronta. La sensazione che resta è che Mussolini sia rimasto impigliato nella rete di un ragno più furbo di lui.

Però, però, però…

Anche in questo libro fa la sua incursione quel linguaggio connotativo con cui Antonio Scurati esprime dichiaratamente da che parte sta. Stavolta Scurati affonda per un’ultima volta il suo stiletto e lo fa in maniera molto personale, sminuendo gli incontri amorosi del Duce e della sua amante come fossero meri accoppiamenti fra animali. Certo ci si può interrogare se sia capace di provare amore un uomo in grado di prendere determinate decisioni (o di decidere di non prenderle) a discapito di tante persone, come con le leggi razziali. Ma secondo me sono due sfere da tenere separate.

Chiudo questa trilogia interrogandomi sulla memoria che rimarrà alle generazioni successive: “Mussolini ha fatto anche del bene”, organizzando opere di bonifica, infrastrutture e servizi sociali, o dovremo ricordarci di lui esclusivamente come promotore di una visione malata, violenta ed esclusiva? Io, discendente di un nonno balilla e uno partigiano, voglio pensare che esista un punto di equilibrio, grazie al quale un popolo riesca a discernere il bene dal male e abbia quindi la possibilità di guardare con lucidità il proprio presente.

Cristina Mosca