Malarte – di Gaia Mencaroni (Emersioni)

Malarte

di Gaia Mencaroni

Edizioni Emersioni

Quarta di copertina

Arte, soldi, tanti soldi, banche, segreti bancari e poi una fuga. Sì, una fuga, perché Maddalena Cantarelli, nata a Siena e impiegata in una galleria d’arte contemporanea a Vaduz, scomparirà nel nulla, scatenando la ricerca concitata da parte della polizia di mezzo mondo. Una fuga e un piano perfetto. Così perfetto che Anna Moos, la regina dell’arte e la proprietaria della galleria, dove Maddalena, per quaranta ore alla settimana se ne sta a spacchettare e impacchettare con guanti bianchi le opere, a fotografarle e ad archiviarle, non dirà neanche una parola, ma si nasconderà dietro i suoi occhiali da sole grandi e neri.

Recensione

Esiste una verità più profonda dell’esperienza, che sta al di là di ciò che vediamo, persino di ciò che sentiamo. È una categoria di verità che separa ciò che è profondo da ciò che è soltanto razionale: la realtà della percezione. Di solito questa categoria di verità ci fa sentirmi inermi, e capita da pagare per conoscerla, come il prezzo da pagare per conoscere l’amore, sia più alto di ciò che i nostri cuori siano in grado di tollerare. Non sempre la verità ci aiuta ad amare il mondo, ma senza dubbio ci impedisce di odiarlo. L’unico modo di conoscerla è condividerla.

Gregory David Roberts

Inizia con questa citazione Malarte, di Gaia Mencaroni.

E nel corso del libro sarà possibile capire meglio il perché della scelta di queste parole.

L’autrice costruisce con questo libro un intreccio che sa di giallo, di quelli delle origini: la storia si dipana raccontando gli avvenimenti che coinvolgono e vedono come protagonisti diversi personaggi. Ogni capitolo porta il titolo di uno dei protagonisti della vicenda e il lettore si fa dapprima un’idea generale di quanto accaduto, per poi scoprire, un poco alla volta, la verità.

Il libro è un continuo intrecciarsi di fatti reali e inventati. La Mencaroni ricostruisce una cornice storico culturale precisa e puntuale, con tanto di riferimenti e citazioni reali.

Un giallo in cui prima ci vengono presentati i personaggi, per poi lasciarci orfani di uno dei protagonisti. Maddalena è scomparsa. Sì, ma com’è potuto succedere? E come ha fatto a derubare la galleria d’arte per cui lavorava senza destare i sospetti della proprietaria? E a scappare senza farsi trovare?

Nel mondo incantato dell’arte descritto dalla Mencaroni, c’è molto oro che luccica, ma riesce a malapena a nascondere il marcio sottostante.
La galleria d’arte e la compravendita di opere sono, nella stragrande maggioranza dei casi, un modo per riciclare in fretta denaro o nasconderlo. Molti degli acquirenti nemmeno espongono gli acquisti, li lasciano impacchettati da qualche parte, senza goderne, dato che sono solo una versione un po’ diversa dei soldi.

Nessun dei protagonisti è puliti, hanno tutti segreti, più o meno nascosti, e scheletri nell’armadio.

La Mencaroni ci parla di un ambiente senz’anima, in cui apparire è tutto, fingere è essenziale alla sopravvivenza. Ne sono un esempio la coppia Vieri e Selvaggia Fabbroni Della Torre: incompetenti, frequentano regolarmente la galleria, riempiendosi la bocca di frasi fatte e a effetto, che nascondano la loro ignoranza e il disinteresse nei confronti delle arti, tutte le arti.

O come Li Chen: cinese che vive in Europa da vent’anni, ma che rimpiange il proprio paese d’origine, dipingendolo come una meraviglia, come un paradiso in terra, il meglio a cui aspirare.

Il problema è che siamo un po’ tutti come Li Chen: lasciamo i nostri paesi e poi li osanniamo, li mitizziamo come il paradiso che non c’è. Rimaniamo incastrati tra due mondi.

Un giallo che ti coinvolge un po’ per volta. Molto belle le prime pagine, poi c’è una sorta di stop in cui l’autrice ricostruisce, come accennato più sopra, il contesto socio economico culturale in cui hanno mosso i primi passi alcuni protagonisti e i meccanismi che hanno permesso, o che potrebbero permettere, il verificarsi di quanto raccontato nel prosieguo. E poi si entra nel vivo della storia. Si viene coinvolti in un meccanismo di cerchi concentrici: ogni capitolo va a restringere il campo delle ipotesi, chiarisce quanto avvenuto, anche se solo parzialmente, e per scoprire come sono andate le cose non ci resta che terminare il libro. Con curiosità e simpatia. Nessuno è buono, nessuno è pulito, sono tutti criminali, eppure non si riesce ad averli in antipatia. Si possono condannare i comportamenti, ma poi ci viene rivelato e mostrato un aspetto umano e allora, proprio perché con i libri si può decidere di farlo, si lascia in secondo piano il crimine e si fa il tifo per loro, perché riescano a realizzare il sogno di amore, di successo o di libertà.

Non penso che qualcuno scelga veramente la propria vita. Succede più che altro nel gioco continuo che facciamo per combinare la realtà dove viviamo, le opportunità e le nostre idee: ciò che ci fa paura e ciò che crediamo di volere. Questo non vuol dire che non possiamo cambiare, anche se poi si tende a riprodurre il proprio equilibrio. Sono tuttavia anche convinta che nella vita siano sempre possibili grandi sorprese.

Daniela

Ringraziamo l’autrice per la copia omaggio