Mediorientati – di Gian Stefano Spoto

Mediorientati

di Gian Stefano Spoto

Ianieri Edizioni

Dal sito dell’editore

Da chi scrive di Medio Oriente ci si aspettano dotte disquisizioni, acrobatiche dietrologie, cultura altissima e barricate obbligatorie, da una o dall’altra parte. Ma Israele, Palestina, Giordania, Gaza, prima di essere al centro di intrighi forse irrisolvibili, sono popolate da milioni di persone, ognuna con status diverso e destini spesso incredibili. Con la vivacità del giornalismo di costume, Mediorientati racconta storie straordinarie da cui non si evince nessuna morale, nessuna classifica fra buoni e cattivi. Perché i leader firmano la Storia, ma le vicende umane la tessono.

Recensione

Non si può parlare di questo libro senza prima dire chi è l’autore, Gian Stefano Spoto. Copio e incollo due passaggi della sua presentazione dal sito dell’Agenzia Letteraria Edelweiss, che ha curato il libro e ce lo ha proposto (ottima scelta, come sempre. Ormai non so più che aggettivi utilizzare per definire la competenza e sensibilità di Andrea e Roberto).

 È giornalista quando scrive libri, nel senso che non spreca battute per descrizioni inutili. Ed è scrittore quando scrive servizi, perché la notizia senza una storia è solo un lancio di agenzia.
Dal 2014 corrispondente Rai dal Medio Oriente.

Gian Stefano Spoto conosce molto bene la realtà di cui parla, e sa anche che quando si parla di Medioriente, di Israele e Palestina, chi legge e ascolta tende sempre a schierarsi da una parte o dall’altra, cercando e aspettando parole ed eventi che confermino le proprie idee e i propri pregiudizi. Spoto invece, dichiaratamente, evita tutto ciò. Non gli interessa raccontare o ricostruire chi ha iniziato, chi ha fatto il torto maggiore, se qualcuno ha più ragione dell’altro, qui, quello che interessa, sono le persone, le storie vere di famiglie costrette a vivere in constante tensione.

Diversi colleghi hanno scritto importanti pagine di storia. Io ho scelto di raccontare le storie della gente, storie della gente del Medio Oriente.

So bene che israeliani e palestinesi che leggessero questo libro questo libro troverebbero qualcosa di sacrosanto e qualcosa di sacrilego. Vorrei tanto che entrambi cogliessero la speranza.

Qui si parla di maratoneti e campioni sportivi che non possono gareggiare perché nati in una parte sbagliata di mondo, di famiglie che vorrebbero andarsene, dell’importanza di regalare un sorriso a chi non sa che cosa voglia dire vivere in pace, senza l’incubo della sirena che suona, dei razzi che cadono, i militari a pochi metri e delle case distrutte. Mentre scrivo non so nemmeno più da che parte della barricata stavano queste persone, perché ciò che mi è arrivato, sono lo storie che Spoto ha voluto raccontarci, molto simili e sovrapponibili, solo, credo, raccontate in una lingua diversa.

L’autore ci racconta anche le contraddizioni di un paese che prova a essere laico, ma in cui le religioni e la presenza di ortodossi di diverse confessioni, lo costringono ad adottare misure particolari. E poi ci sono gli eventi eccezionali, come la neve. Come ci si comporta quando nevica? Da una parte e dall’altra cercano di dare risposte, e qui non si può che sorridere davanti al responso del capo spirituale che dice: di Shabbat potete tirarvi le palle di neve, ma non più di dieci! O, dall’altra parte, potete fare pupazzi di neve, ma senza la testa.

Anche questo è Israele. L’autore ci racconta anche delle eccellenze israeliane nel campo della nanotecnologia, per esempio, o di come allevino pesci nel deserto. E parallelamente della povertà, della miseria di un popolo che sembra non avere possibilità.

Ma non posso perdonare, mi hanno ucciso la mamma, hanno quasi ucciso la mia vita. Il fatto che io oggi ami la vita, ami il prossimo e non odi nessuno, il fatto che io viva benissimo, non è grazie a loro

Questa frase potrebbe averla detta chiunque, da una parte o dall’altra del confine, perché entrambi, in tempi e modi a volte diversi, a volte uguali, hanno perso tanto, tantissimo, troppo.

Spoto conclude il libro ricordando le persone incontrate, le storie ascoltate, e si domanda:

 perché, parlando di loro, dovrei passare attraverso il filtro dell’etnia.

E non solo quello dell’umanità.

Già, non ce n’è motivo. Sono persone, prima di tutto.

Una particolarità: ultimamente mi ritrovo a leggere spesso i ringraziamenti, perché dicono molto sull’autore. In questo caso devo dire che anche in una parte del libro che di solito interessa solo i diretti interessati, Gian Stefano Spoto si è dimostrato un signore. Nella scelta delle parole, nella delicatezza e sincerità dei ringraziamenti. Mi sento di ringraziarlo io per averci regalato dei pezzi della sua vita e delle persone che ha incrociato. Storie non sempre a lieto fine.

Daniela