“Metà di un sole giallo” è un romanzo di Chimamanda Ngozi Adichie del 2006, pubblicato in Italia nel 2008 da Einaudi. Dal 2013 anche un film. È un libro ambientato negli anni in Africa negli ‘60, ma non in un posto qualsiasi: in Nigeria. Ma non in una parte qualsiasi della Nigeria: quella del Sud-Est, afflitta dalla guerra civile.
Il conflitto scaturì dalla proclamazione di indipendenza della Repubblica del Biafra, che nel 1967 rifiutò la dittatura nigeriana e coniò una propria moneta. Per il governo centrale i cattivi erano un’unica categoria etnica: essere igbo e non hausa comportava la fucilazione seduta stante.
Seguiamo queste vicende e rileggiamo lo stereotipo della “fame nel Biafra” tramite le singole storie dei personaggi, che sono servitori, padroni, madri, amanti, donne colte, donne cospiratrici, uomini fragili.
Punti di forza di “Metà di un sole giallo”
Il libro è coinvolgente. Ho trovato una scrittura snella e sensibile, capace di riportare atrocità senza essere morbosa e di trasmettere l’annichilimento di fronte all’orrore. Nello stesso tempo c’è la dolcezza delle situazioni famigliari. La normalità del quotidiano appare intriso di nostalgia, soprattutto quando messo a confronto con la guerra.
“Rosso era il sangue dei fratelli assassinati nel Nord, nero era il lutto per la loro morte, verde il colore della prosperità al venire del Biafra e infine la metà di un sole giallo indicava la gloria futura del Paese.”
Abbiamo anche tutto il tempo di affezionarci ai personaggi e a vivere i loro dramma intimi, le loro vite di coppia, i desideri e le relazioni.
Però, però, però…
L’unico limite di questo romanzo è, forse solo negli sbalzi temporali, la cui funzionalità non è sempre subito chiara e nell’ascolto (io ho usato Audible) non è immediatamente seguibile, anche perché sono capitoli molto lunghi, della durata media di un’ora.
“Olanna si mise seduta, rendendosi conto che ormai tra loro ci sarebbe sempre stata sfiducia, che una delle opzioni possibili sarebbe stata per sempre quella di non credere all’altro”
Superato questo limite, la lettura è coinvolgente, soprattutto quando entriamo nelle storie individuali, dove si indaga nella gelosia, nelle scelte di vita e nel propagarsi della violenza gratuita. Di grande efficacia sono i dialoghi: questo romanzo è molto visivo e dinamico, ricco di scene in cui i personaggi si relazionano gli uni con gli altri.
Oltre a “Metà di un sole giallo” abbiamo recensito anche altri romanzi ambientati in Africa, come “Il re ombra” di Maaza Mengiste, “Tempo di uccidere” di Ennio Flaiano, riproposto da Adelphi nel 2020; “I cento pozzi di Salaga” di Ayesha Harruna Attah (Marcos y Marcos 2019) e “L’urlo dell’innocente” di Unity Dow (Le asssassine 2019).
Ho letto questo libro perché scelto come lettura condivisa di aprile dal gruppo Facebook “Book club Italia“.
Cristina Mosca