Nāgārjuna- di Jan Westerhoff (Astrolabio)

bellezza con bellezza
Nagarjuna e un mazzo di fiori
Nāgārjuna – di Jan Westerhoff – ed Astrolabio – traduzione Marco Passavanti

Ho voluto fortemente Nāgārjuna perché le sue “stanze sulla vacuità” mi hanno segnata in positivo. Le ho scoperte anni fa, ascoltando all’ex Palatrussardi (per me si chiamerà per sempre così!😂) il Dalai Lama che ne parlava.

Il concetto di vacuità è senza dubbio uno dei concetti cardine del Buddismo tibetano, nonché uno dei più interessanti e affascinanti, dal mio punto di vista.

In Nāgārjuna l’autore ne analizza il pensiero in maniera approfondita, studiando gli scritti e confrontando le versioni e le varie scuole.

Inizia con il concetto di svabhāva, di cui io personalmente ignoravo totalmente l’esistenza. Ce ne sono 4 tipi e me ne sono innamorata, soprattutto del primo.

Lo svabhāva è la caratteristica intrinseca di un elemento, come il calore lo è del fuoco. Non esiste fuoco senza calore, senza calore non è fuoco. Si può quindi dire che il calore è lo svabhāva del fuoco.

E poi ci sono gli altri 3 tipi di svabhāva, che non sto a raccontare. La cosa interessante è che dopo essermi appassionata a questo concetto, Nāgārjuna ci spiega e dimostra che in realtà non esiste. 😵

Ecco, questo è Nāgārjuna, prima ti affascina, ti coinvolge e ti illude, e poi ti lascia a terra a cercare di capire che cosa è successo. 😂

Scherzi a parte, non è semplice seguire e comprendere il suo pensiero, la logica. Un po’ perché affonda le proprie radici in una cultura molto diversa dalla nostra, sia per tempi storici sia per tradizioni.

Westerhoff, l’autore di questo libro, cerca di semplificare le cose, ma in realtà devo confessare di essermi imbattuta in un sacco di termini per la prima volta. E non intendo quelli sanscriti, intendo quelli italiani che afferiscono al campo filosofico. Lo dico perché non è un testo di semplice lettura.

Bisogna essere appassionati di discettazioni filosofiche, di quelle che spaccano il capello in 4 e poi ancora in 4 e che analizzano cose che a noi comuni mortali mai verrebbe in mente di analizzare.

Oppure, come nel mio caso, amare la filosofia anche se non la si capisce fino in fondo, ma trovare in essa sempre nuovi spunti, modi diversi di ragionare, uscire dai propri schemi. Una spinta a migliorarsi, a lasciarsi stupire.

Se volete un libro facile, non compratelo.

Se volete un libro che vi spalanchi le porte che si nascondono dietro concetti sentiti, ma mai approfonditi, o mai sentiti (svabhāva, catuskoti, solo per dirne alcuni), allora questo è il libro per voi.

Se non vi accontentate delle analisi semplici e banali, se volete leggere un libro che, forse, non capirete fino in fondo, ma che senza dubbio vi lascerà qualcosa di profondo, qualcosa capace di cambiarvi, allora non fatevi scappare Nāgārjuna, edito da Astrolabio e tradotto da Marco Passavanti, a cui vanno i miei più sinceri complimenti e ammirazione.